giovedì 18 dicembre 2014

Sconfiggere la neve

Dickens non mi è mai piaciuto. Forse perché racconta di un periodo storico troppo crudo, troppo duro, troppo grigio. E poi vendeva arte, non la produceva per passione, scriveva per vendere e non è un concetto a cui sono molto affezionato.

Però Dickens un libro a cui sono molto legato lo ha scritto ed è "Canto di Natale". C'è chi lo conosce per via del film, altri per il cartone animato e poi chi ha avuto la fortuna di averlo letto da bambini e di averlo portato con sé ogni Natale.

Il protagonista è Scrooge, un uomo vecchio, solo e taccagno che arrivato a toccare i limiti della non sensibilità viene salvato grazie ad un percorso in cui rivive il passato, guarda il presente e scruta il futuro. Tutto questo viaggio è condotto da quattro fantasmi che lo porteranno sulla via della redenzione.

"Canto di Natale" è il perfetto esempio di come l'esame di coscienza sia una cosa buona e giusta e di come ci si può perdere e ci si può ritrovare in un periodo anche abbastanza breve. Insomma ognuno di noi vive con i suoi fantasmi eppure l'esame di coscienza è un qualcosa di raro perché comporterebbe un cambiamento e ormai è chiaro che non siamo fatti per i cambiamenti.

Il fantasma del Natale passato a mio avviso è quello che preoccupa di più, perché è possibile fare un confronto con quello che eravamo e quello che siamo ora e il risultato potrebbe non essere poi così positivo. Passata l'adolescenza infatti si assiste ad un cambiamento radicale della persona, come se tutte le personalità multiple a noi destinate si destassero da un sonno durato un'infanzia. Ma proprio perché è possibile fare un confronto con il noi del passato si può guardare al presente e al futuro con più chiarezza e determinazione sperando poi la scelta di migliorare arrivi al momento giusto. "A Natale puoi.." vuole semplicemente essere un avvertimento che in un periodo in cui si rilassa la testa forse è possibile scrutarci dentro e cambiare qualcosa perché nonostante la paura impedisca il cambiamento, noi il cambiamento rendiamo reale ogni giorno con le nostre azioni.

Ad ogni modo l'unica cosa che possiamo augurarci a Natale è che possiamo trovare la forza di cambiare, di evolverci e di guardare le cose da punti di vista meno chiusi e più aperti.

In fondo se lo stesso Scrooge è riuscito a modificare ciò che in lui non andava bene, perché non dovremmo combattere anche noi e sconfiggere la neve?

lunedì 15 dicembre 2014

Grimilde e l'hobby dei cretini

Tutti conosciamo Grimilde, la strega cattiva, quella di Biancaneve, la donna così sola al mondo da dover parlare con uno specchio per darsi ragione. Insomma, Grimilde aveva qualche problema però aveva il denaro sufficiente a non darlo a vedere.

La storia la conosciamo tutti: Biancaneve crede di poter parlare con i canarini, le tortore e i cervi, Grimilde invidiosa di queste capacità cerca nella casa di cura qualcuno che uccida Biancaneve, qualcuno dalla pazzia concorde alla loro tanto da poterle portare il cuore di Biancaneve in uno scrigno. E Grimilde  nella ricerca riesce anche a trovarlo.

Insomma, una favola ambientata in una casa di cura, altro che castello.

Il cacciatore è il prescelto per questa azione di chirurgia con le forbici dalla punta arrotondata.
Biancaneve, sotto allucinogeni pensa di scappare in una foresta ma in fondo è solo il cortile della citata casa di cura. Il cacciatore la insegue ma la sua pazzia non lo porta ad uccidere la povera Biancaneve. Lui la lascia andare e nello scrigno ci mette "il cuore di un cinghiale" che dalle prove storiografiche si capisce essere semplice porchetta di Ariccia.

Grimilde, divorata la porchetta, capisce l'inganno e tenta di uccidere Biancaneve con una mela sperando che si potesse strozzare. La fine della favola la conoscete tutti: Biancaneve accetta le caramelle da uno sconosciuto e si ritrova con bambini e aspirapolvere rimpiangendo i suoi allucinogeni.

Ad ogni modo mi volevo soffermare sulla figura del cacciatore. Il cacciatore delle favole non riesce ad uccidere la povera Biancaneve ma con una facilità stoica riesce ad uccidere il cinghiale e a prenderne il cuore (secondo la fiaba). Fino a che si parla di favole io sono favorevole a lasciare i personaggi e le loro storie invariate ma quando si parla di realtà dei fatti, la storia del cacciatore proprio non mi va a genio.

Molti di voi sanno che pochi giorni fa ho denunciato un gruppo di cacciatori, vestiti da militari, accessoriati di fucili, proiettili e panza. L'ultimo accessorio mi fa venire in mente che forse invece di sparare agli uccelli potrebbero impiegare il loro tempo in palestra, ma questo è irrilevante. E allora ho pensato che il genere umano è proprio cretino: chi nel 2014, in Italia, con un tasso di disoccupazione famoso e un debito pubblico pari a quello di Al Bano con le sorelle Lecciso, ha come hobby vestirsi da idiota, prendere la macchina, sprecare benzina e andare ad uccidere degli animali, ecco quel tipo di persona avrebbe bisogno di un girone dell'inferno dantesco personale.

Io sono contro la violenza sugli animali e sulle persone perché credo nel potere della parola, dell'arte e della verità eppure un giorno sotto la legge del contrappasso non sarebbe male a queste bestie involute. Perché una multa scema non risolve il problema: portiamoli nei boschi, magari di notte, facciamogli sentire la paura che hanno gli animali quando sanno che la loro vita in pericolo, mettiamoli in gabbia e piazziamo delle trappole che forse la voglia di vestirsi da cacciatore gli verrà solo a Carnevale se gli è passato il trauma.

Dirò forse una bestialità ma gli animali non hanno tutela: possono venire presi e mollati sulle strade, possono essere uccisi legalmente a fini ludici, non di sopravvivenza e nessuno può dire o fare nulla.

Perché la guerra è finita da un pezzo, non siamo in Africa e mangiamo almeno 4 volte al giorno, dunque miei cari, se proprio avete necessità di avere un hobby e sprecare il vostro tempo andate a fare qualcosa di utile alla comunità, umana o animale che sia.

Se vedete dei cacciatori o qualsiasi persona con in mano un'arma chiamate il 113 o i numeri affiliati.

Grazie

venerdì 12 dicembre 2014

Immergetevi nel mare

Ritengo che l'Università sia uno luogo bello e che la Facoltà di Lettere sia uno strumento bello. 
Utile ancora non lo so. I giornali non sono positivi a riguardo, ma di certo è uno strumento bello. 
Si, lo è perché nonostante tutti i difetti dell'università con la Facoltà di Lettere è impossibile non fare autoanalisi. Anche il tipo che ci mette una decade per fare una triennale, quello che fa lettere perché non saprebbe cosa fare altrimenti e quello che l'università la odia, ogni studente di Lettere arriva ad un momento dei suoi studi, si ferma e fa autoanalisi. 

L'autoanalisi per chi la pratica in maniera consapevole o meno è una delle cose più rischiose della vita. Con l'autoanalisi le certezze crollano, il viso si acciglia e la ruga di malinconia e paura si rivela agli occhi estranei.
Nonostante ciò l'autoanalisi è facile per chi la intraprende. Facile come respirare: è l'ossigeno del cervello, della psiche e delle pietre miliari della nostra vita. 

Lasciare la Facoltà di Lettere non è stato poi un grande lutto: nonostante gli amici e le persone che ho incontrato, nonostante le informazioni e le nozioni che ho imparato, devo dire che l'Università mi è apparsa alquanto deludente. Eppure non si è mai stupefatti abbastanza. La mia migliore amica, divora libri, accarezza gatti ha fatto una tesi su una scrittrice di cui non sapevo neanche l'esistenza: Nathalie Sarraute. In 10 minuti di esposizione non si può conoscere un'autrice ma delle parole mi sono rimaste in testa, un pensiero abbastanza condivisibile, poetico ma allo stesso tempo reale. Durante il colloquio di laurea è stato detto che per la Sarraute non bisogna vedere il mare dall'alto ma bisogna immergersi in esso. Ed è questo particolare che più mi ha colpito.

Quante volte desideriamo un qualcosa ma "sappiamo già che non lo avremo mai"?
Quante volte rinunciamo a qualcosa perché "siamo stanchi di combattere"?
Quante volte abbiamo detto "non sono capace"?
E quante volte invece ci siamo riusciti? Parecchie.

La vita è fatta di limiti. Ve ne do atto. Le giornate portano a dei limiti estremi e tante volte la fatica prende il sopravvento. Ma questo non è importante e mi rivolgo soprattutto ai miei coetanei, a quelli che vivono nell'arrendersi e nel "tanto le cose non cambieranno mai". 
Le cose cambiano se c'è volontà e coraggio.
Le cose possono cambiare quando ne hai il tempo e a 20 anni, o poco più, le cose possono cambiare. 
Le cose devono cambiare quando fai il conto delle cose che uno Stato ti può dare e trovi che il risultato degli addenti è negativo.

Allora smettetela di contemplare il mare e immergetevi. C'è tempo per affogare nei problemi e nella routine: non affogatevi prima del tempo.

martedì 9 dicembre 2014

Che ci chiamiamo a fare esseri umani?

La civiltà contemporanea ha una pecca, una piaga, una rovinosa sciagura per l'essere umano.
L'estinzione è un qualcosa di naturale, l'involuzione comunicativa invece è solo figlia dei nostri comportamenti. Lentamente, presi forse da un modello televisivo sbagliato perpetuato nei personaggi dei libri dei nostri tempi, uomini e donne liberamente peccano di mancanza di onestà andando a creare situazioni spiacevoli.

Di onestà ne hanno parlato in molti nei secoli passati ma ora per quanto riguarda questa parola, immagino che il significato sia più assimilabile alla parola chiarezza. La chiarezza è una bellissima dote di cui nessuno se ne vuole vestire non sapendo che con la chiarezza tutto sarebbe molto più tranquillo e sereno, meno problematico e sparirebbero quegli stupidi fraintendimenti che mi danno ai nervi anche quando li vedo presentati in un'opera teatrale.

Con la chiarezza la situazione è diversa: nel bene o nel male si è tutti a conoscenza dei fatti nudi e crudi come vengono presentati. Non ci sono sorprese, non c'è mistero, non c'è la possibilità di farsi venire un attacco di rabbia e rovinarci la giornata per chi ha tradito la nostra fiducia, per chi non ha lasciato chiarezza, per chi non ha usato l'onestà.

Purtroppo il male non è stato esposto del tutto. Il problema rilevante sta nelle relazioni di superficie: sono le relazioni che continuano nel tempo nonostante le cose non dette, i sorrisi di circostanza e i compromessi accettati. Sono le relazioni di quelle amicizie che sono in accordo in tutto, di quegli amori che hanno un dominante e un dominato, di quelle famiglie che tutto va bene perché nessuno si ribella.

Essere onesti vuol dire dire la propria opinione e se questa viene meno, che ci chiamiamo a fare esseri umani?

domenica 7 dicembre 2014

Ventenni vecchi, ventenni bimbi, ventenni sposati

Eravamo bambini, vedevamo Dawson's Creek e non vedevamo l'ora di essere degli adolescenti.
Siamo stati adolescenti, abbiamo avuto il nostro gruppo di amici, fatto le follie da liceali e creato momenti che ricorderemo per sempre. Abbiamo bevuto il nostro primo drink, abbiamo fumato la nostra prima sigaretta e ci siamo innamorati, abbiamo avuto storie, rotture, delusioni, lacrime e per i nostalgici come me, ora ci ritroviamo con una scatola piena di ricordi di anni che furono veramente molto belli. Naturalmente ognuno interpretava la sua parte, proprio come in Dawson's Creek: c'era il romantico e la romantica, gli outsider, i bulli e le bulle, i secchioni e le secchione e poi chi faceva festa ogni volta che si poteva. Ognuno di noi interpretava la sua parte e ognuno di noi, chi più e chi meno, ha vissuto l'adolescenza in modo molto vivido.

Ma gli anni passano e c'è bisogno di nuovi ricordi, di nuove esperienze e lasciata la scuola ognuno ha preso la sua strada e si è fatto nuovi amici e quelli più cari li ha portati con sé. Si arriva ai 20 anni e accade la catastrofe: le persone cambiano e non sempre in meglio. Le responsabilità prendono il sopravvento e i problemi degli anni adolescenziali ci sembrano minimi rispetto a quelli di oggi.

Solitamente si arriva ai 20 anni e si interpretano nuovi ruoli. Io ne ho scovati un po':


  • Il primo ruolo che è necessario menzionare è quello del bambino o della bambina che per una maledizione della Strega del Nord si ritrovano intrappolati nel corpo di ventenni fuggendo dalle responsabilità, continuando a farsi le foto da bimbominkia e proponendo ancora ai loro coetanei di fare cose che solo i suoi simili farebbero ancora. Un uomo o una donna intrappolati in corpi che non gli appartengono solitamente hanno la vita sentimentale a gradazione Polo Nord e la vita sessuale a gradazione Equatore. In sintesi sono la botta e via fatta carne. Più di una notte di sesso non puoi farci molto altro.
  • Altro ruolo interessante è quello dell'accasat*. L'accasat* è interessante e pauroso allo stesso tempo. L'uomo e la donna che si accasano sono di due tipologie: o sono abbastanza maturi da decidere di dover prendere famiglia e iniziare a pagare le bollette oppure hanno fallito la strategia di avere un bambino per poter partecipare al programma "Non sapevo di essere incinta". Di base sono quelle persone che da adolescenti erano molto amate e che poi con la vita domestica e matrimoniale si sono irrigiditi e la cosa più sensazionale che capita nella loro vita è quando riescono a dormire per una notte di fila senza che la prole li svegli.
  • Poi c'è il tipo e la tipa da discoteca. Il weekend lo passano pensando a prepararsi per andare a ballare e la mattina dopo cercano l'acqua come se avessero vissuto in un deserto fino alla notte prima. Sono quelle persone a cui si consiglia vivamente di fare dei controlli che con tutte le salive che hanno assaggiato, nel tempo potrebbero contrarre qualcosa. Niente di pericoloso, naturalmente.
  • Simili agli accasat* ma diversi ci sono i "dura vita, sed vita". Solitamente universitari o lavoratori accaniti sono persone che vorrebbero divertirsi ma non ne hanno tempo. Vorrebbero avere una vita sociale ma hanno scadenze lavorative o lezioni universitarie tali da dover sparire per periodi medio-lunghi nella vana speranza che un giorno tutto quel tempo tornerà indietro. Ecco, intrapresa quella via, di rado si torna indietro. Fatevene una ragione.
  • Si arriva poi alla categoria "Du Du Du, Da Da Da". Loro sono innamorati. Lo dicono, lo dimostrano e lo urlano ai quattro venti. Sono quelli che escono solo con il/la partner di turno, non escono con altre persone se non con coppie approvate da entrambi. Per loro le persone del passato sono solo stracci da riutilizzare quando l'amore della vita è via per lavoro, perché per la maggior parte dell'anno, le persone che più hanno tenuto a un "Du Du Du, Da Da Da" perdono di importanza e finiscono nel dimenticatoio.
  • Infine ci sono i nerd e le gattare. Ai nerd di andare a ballare e uscire con gli amici non gli interessa poi tanto. Dategli un pc, un film, un gioco per consolle e loro sono felici. Sono la digievoluzione degli outsider del liceo ma con gli stessi brufoli e gli stessi occhiali. Le gattare sono la versione femminile dei nerd con la sola differenza che hanno un senso dell'umorismo che i nerd non avranno mai. Per loro la vita si consuma tra divano e dare da mangiare ai gatti: vivono di telefilm, film e gatti. 
Insomma, io sono contro gli stereotipi e questa è solo una classificazione sciocca soprattutto perché negli ultimi anni per primo sono rientrato in categorie diverse. Ad ogni modo se vi sentite di appartenere a qualcuna di queste categorie mandatemi il vostro feedback.

Buona domenica!

venerdì 5 dicembre 2014

Nel peggiore dei casi

Ieri pomeriggio è toccato a me l'arduo compito di visitare la mia vecchia scuola elementare per parlare con le insegnanti di mia sorella nell'odiato colloquio tra le famiglie e le insegnanti. Che poi il colloquio non è neanche poi così sbagliato ma la tragicità dell'evento è data dalle conversazioni dei genitori dei piccoli scolari, conversazioni che mi fanno pensare sempre di più che al mondo non c'è giustizia.

Nella vita si può avere la benedizione divina di poter fare delle scelte e di portarle avanti e poter dunque beneficiare dell'oggetto del nostro desiderio. Alle volte invece per cause ancora inspiegabili si viene messi davanti all'impossibilità e l'impossibilità è brutta perché non crea scappatoie, non ci sono soluzioni e neanche un miracolo di Val Morel potrebbe riuscire a smuovere delle acque non destinate ad essere smosse.

Siamo padroni della nostra vita, possiamo scegliere molto eppure il destino alle volte si impone e non possiamo fare nulla. Ma non è di questo che dobbiamo preoccuparci ma del fatto che un desiderio richiede un sacrificio e una volta ottenuto l'oggetto bramato non è possibile tornare indietro e bisogna prendersene cura senza se e senza ma.

Io lo dico senza alcun problema: sono contro i matrimoni, le promesse e i legami. Forse dovrei spiegarmi meglio: in un mondo in cui tutto si rompe e si va a cambiare al negozio il prima possibile, alle volte anche a titolo gratuito, non credo che il culto della relazione e della promessa sia da prendere così sottogamba. Sebbene l'amore sia un legame forte e pieno di energie, è raro che si instauri, che si fortifichi e che resista alle intemperie quotidiane perché il grande sacrificio che comporta l'amare è quello dell'annullarsi e del collegarsi e non tutti sono disposti a farlo, non tutti sono disposti a mutare per l'altro. Viva l'amore e viva l'amore in tutte le sue forme, ma c'è sempre un prezzo da pagare e mi sembra che questo prezzo venga pagato sempre meno o con meno convinzione.

Ad ogni modo, durante i colloqui non ho potuto non ascoltare alcuni discorsi di genitori che erano nelle mie vicinanze, genitori che avevano fatto un sacrificio ma erano comunque lì nonostante il lavoro vada male o le economie famigliari non fossero proprio buone ma erano contenti ed eccitati perché forse sono proprio le persone con più problemi che riescono ad apprezzare anche un tedioso pomeriggio tra i banchi dei piccoli. Ma non parlo di quei genitori, quelli sono i genitori della Marvel, che sotto la camicia hanno una M o una P stampata nelle loro tute da super eroi. Io parlo dei genitori che si lamentano sempre e comunque, quelli che vivono di rendita e sono stanchi, che rimangono a bocca aperta a delle normali richieste dei bambini,  quelli che forse dovrebbero farsi una chiacchierata con chi un bambino suo non potrà mai averlo e se mai lo avrà dovrà combattere e lottare contro scartoffie legali e vincoli molteplici.

A 22 anni conosco poco e il senso paterno non so neanche cosa sia (ed è giusto così alla mia età) ma non posso tollerare chi nella vita ha avuto la benedizione di fare delle scelte e poi se ne lamenti ogni giorno perché ormai si è installato il virus del chiacchiericcio sterile, della lamentela a spada tratta e dell'immobilità davanti ai problemi ed è per questo che dico senza alcun rimorso che fare un figlio è un patto grande che deve essere rispettato, lamentarsene continuamente è come rinnegarlo.

Ecco perché credo che il mondo sia ingiusto perché chi ha non se ne cura e chi non ha non può far altro che guardare a distanza e nel peggiore dei casi, sospirare.

martedì 2 dicembre 2014

Coniuratio

Miei cari amici, miei cari nemici, ho voglia di lamentarmi e lo farò perché la situazione non è più accettabile. Viviamo in un'epoca storica progressista ma in un paese la cui cultura sprofonda di giorno in giorno e questo "naufragar" è dolce alle giovani menti. Questa cosa è terribile. Terribile perché Francesco Sole ha pubblicato il suo libro. Terribile perché non è il primo raccomandato che pubblica libri. Terribile perché ci sono tanti libri non letti a 89 centesimi e di questi alcuni sono anche meravigliosi. Terribile perché la scrittura è ridotta grazie al Sole già citato ad un "OK" e ad un "Cazzo" in ogni frase. Non sono un tipo che non guarda al futuro, anzi purtroppo è per mia indole quasi un'ossessione questo futuro di cui tanto si teme ma il futuro da costruire deve essere migliore e non un'apocope che limiterebbe i termini enciclopedici a quelli utilizzati per la stesura di un libretto della messa.

Miei cari amici, miei cari nemici, sono qui a denunciare l'accaduto della pubblicazione del Sole non perché sono spinto da invidia o da gelosia, perché comunque ci vuole del coraggio a pubblicare e a farsi leggere, le pagine e l'anima, ma perché una persona con più di un milione di fan influenza le menti dei giovani.

Stesso discorso vale per gli influencer e le influencer che girano sul web e sui social che oltre a degli addominali scolpiti, a dei seni perfetti e a dei book fotografici di alta qualità, non aggiungono nulla all'informazione e all'istruzione che i ragazzi acquisiscono tramite la rete.

Non chiamiamoli influencer o blogger, chiamiamoli oggetti di marketing, che non è un'offesa, è un lavoro e merita tutto il rispetto possibile ma il marketing oltre ad offrire informazioni su prodotti non è fatto per informare e per istruire perché poi il risultato di questa istruzione sono quelli con le caviglie al vento a novembre, le anoressiche, le bulimiche e quella dose di bullismo che regna nelle scuole.

Ragazzi, ragazze, quando leggete dei prodotti del genere usate la testa.

lunedì 1 dicembre 2014

Dicembre democriteo

Dicembre è arrivato e in tutto il mondo, di questo periodo, qualcosa cambia nel modo di pensare della gente.
Dicembre è il mese della fine, del freddo, della notte ma è anche il mese in cui arriva il Natale e si aspetta con ansia che l'ultimo giorno dell'anno scocchi la sua ultima ora.
Nell'attendere quel momento le persone inevitabilmente pensano all'anno appena trascorso, un anno fatto di successi e di insuccessi e inspiegabilmente si augurano sempre che l'anno che verrà sia migliore di quello che si è appena lasciati dietro. Si, nonostante sia stato un anno glorioso e pieno di splendidi ricordi, comunque sia c'è bisogno di lamentarsi, di chiedere qualcosa in più per i giorni che seguiranno, qualcosa di meglio. Che poi è necessitante chiedersi quale sia questo qualcosa di meglio.

Il genere umano a Dicembre nutre speranze, si carica di adrenalina e chiede una vita migliore.
Il genere umano a Dicembre crede che la propria vita potrebbe cambiare da un momento all'altro.
Il genere umano a Dicembre non comprende che le cose non stanno realmente così.

Anthony Robbins dichiarò "Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto" e il punto della situazione si trova tutto in questa frase. Si crede che nello scoccare della mezzanotte, un vento magico cambi improvvisamente tutto, ma se ci fermassimo a riflettere non è mai accaduto che le cose siano cambiate da un momento all'altro, anzi, se qualcosa nella nostra vita è cambiato è stato sempre un cambiamento legato ad una costrizione esterna e coercitiva al proprio corpo.

Insomma forse l'unica cosa che ci si deve augurare è quella di essere più padroni della propria vita, prendere in modo più fisico le decisioni che riguardano noi e le persone che più amiamo, lasciando perdere questo continuo lamentarsi che ci rende meno attraenti e meno umani.

Di certo la preda non si lamenta di esserlo, la preda corre più che può, non si arrende al fatto di essere una preda e da essa noi dovremmo prendere ispirazione. Gli atomi di Democrito simboleggiano la casualità delle nostre giornate e dei nostri incontri ma se è possibile direzionare anche solo un atomo e prendere un minimo di potere, perché non provarci?

lunedì 24 novembre 2014

Connessioni

"Prima di partire per un lungo viaggio, porta con te la voglia di non tornare più". Così cantava Irene Grandi nel 2003. Immagino che sia un consiglio ottimo, se non fosse che prima di partire per il viaggio che ti porterà ad un distacco fisico da chi più ami, il primo di numerosi viaggi futuri, la voglia di rimanere c'è e si sente.

Partire vuol dire cambiare aria, trovarne di altra che possa migliorare il tuo futuro. Ad ogni modo nella testa la voce della paura si domanda con voce alta "Se rimanere qui fosse la cosa migliore per te?". Perché in fondo ai giovani italiani chi glielo fa fare di prendere e smontare una stanza da letto per trasferirsi in un letto piccolo e cigolante con persone sconosciute? E chi lo ha detto che si sta facendo la cosa giusta e che sarà un'esperienza piacevole? Nessuno. 

Quando si prende una decisione del genere si ha la sola certezza che di certezze ce ne saranno poche. Una di queste è sapere che in quel luogo chiamato casa, fatto da una famiglia amorevole, da strade percorse infinite volte e dai visi amici e dai ricordi duri come il marmo, un giorno potremo tornare e potremo prendere un po' del calore che stiamo lasciando sul nostro letto. 

La mia generazione è fatta principalmente da due tipi di persone: quelle che vogliono stare al sicuro e quelli che vogliono stare al sicuro, dopo, nel futuro e che hanno capito che fare parte della fascia dei ventenni vuol dire avere ancora ossa e mente pronte per un trasloco dell'anima. Perché è facile tornare a casa ma elimina ogni tipo di difficoltà affrontata. Possiamo paragonarlo al non fumatore che smette per alcuni mesi e poi si fuma una sigaretta per riprovarne il sapore e quel sapore gli piace e allora ne comprerà un pacchetto fino a che la dipendenza l'avrà in pugno. Tutto possono dire di quelli come me, quelli che prendono e traslocano il muro delle foto, ma non che siamo dei dipendenti dai nostri affetti.

Gli affetti è possibile viverli senza alcun bisogno di esserne legati a filo corto. Ecco perché siamo una generazione di coraggiosi, perché nonostante il filo sia lungo centinaia di chilometri, possiamo apprezzarne il vero valore e più passano i giorni e più ci terremo stretti al filo con mano leggera, senza strette, senza strattoni, con il peso di chi ha preso la sua strada e non si dimentica delle altre.

domenica 23 novembre 2014

Il primo decalogo della storia

C'è chi detta i 10 comandamenti, c'è chi li ricorda e c'è chi li ricorda e non gli importa di rispettarli e poi ci sono io che non per una vampata di egocentrismo ma per stare al passo con i tempi, ho aggiornato il dettato divino. La mia versione.

Io sono una persona comune:


  1. sei come gli altri, né più e né meno,  per la maggior parte del tempo non avrai altri rapporti se non con te stesso: rispettati
  2. non parlare male degli altri alle loro spalle, abbi coraggio e digli le cose in faccia, cose intelligenti, non stupide
  3. ricordati gli eventi importanti, le persone importanti e non dimenticarle per una relazione semi-seria perché se fai così meriti la sifilide
  4. onora il padre e la madre perché se non sono sui giornali per un tentato omicidio alla tua persona ti amano incondizionatamente nonostante sia un rompiscatole come tutti gli esseri del mondo
  5. non uccidere, non fare del male e non usare violenza in modo ingiustificato ma se ti fanno del male ripagali con l'indifferenza e la pietà perché queste azioni rivelano instabilità e forte senso di inadeguatezza nello stare al mondo e queste persone meritano l'isolamento
  6. fai sesso perché il sesso è il termometro delle relazioni e perché le endorfine te ne saranno grate e fallo protetto o le malattie verranno accolte dal tuo corpo
  7. non rubare ma lavora sodo per permetterti ciò che vuoi così la finirai di essere una persona gelosa e invidiosa e di lamentarti perennemente della tua vita
  8. non dire bugie perché con i social network di quest'era è facile sgamare chiunque, in qualsiasi posto e in qualsiasi momento
  9. desidera la donna o l'uomo d'altri ma tenta di non andarci a letto oppure il comandamento numero 5 perde di valore e quella persona è autorizzata a farti del male a te e al/alla partner che ti ha messo le corna
  10. fatti una vita e punta a renderla migliore, non costruirla guardando a quella degli altri perché tanto tu non la potrai mai avere, potrai avere la tua e potrà essere più misera ma pur sempre la tua e hai tutto il tempo per farne un capolavoro: il tuo
Il decalogo è finito, aggiornato e pubblicato. Leggetelo e ridetene e se qualcuno può, riflettete.

venerdì 21 novembre 2014

Due persone possono tenere un segreto se uno dei due è morto

A 22 anni si è in quella fase in cui si è a metà tra l'essere adulti e l'essere degli incapaci eppure tanti giorni sono stati collezionati e in questi giorni abbiamo accumulato tanto da dire e poco che può essere detto. Ognuno di noi ha dei segreti, chiunque, anche la suora che ci sorride incurante che sta sorridendo al demonio in persona. Ed è giusto che sia così: i segreti rendono la vita viva e attiva soprattutto per l'ansia che ne deriva se qualcuno ne scoprisse i contenuti.

Io ho la mia buona dose di segreti, quelli che se rivelati farebbero scalpore ma non me ne vergogno, come li ho io ne abbiamo tutti e questa non è una protezione per non affrontare i miei fantasmi, questa è vita vera, quella di ognuno di noi.

La domanda che sorge spontanea è: cosa penserebbero di me le persone a cui più tengo? E anche io che di solito non mi interesso dei pensieri altrui sulla mia persona, comunque mi pongo questo quesito. Il motivo per cui un segreto resta tale è perché abbiamo il sentore che il segreto rivelato possa far male a qualcuno. Ecco perché è giusto saper distinguere due segreti:


  • il segreto volontario e bastardo
  • il segreto di natura e di incoscienza
Il primo è quello degli amanti,ad esempio, quello che se svelato potrebbe rompere davvero legami. Questo è il segreto di chi non ha le palle o le ovaie (per essere corretti verso il sesso maschile). Questo è il segreto di chi fa del male in modo cosciente e nel suo essere cosciente continua a far del male. Fortunatamente esiste il karma che quando meno ce lo aspettiamo rende pan per focaccia a chi di dovere.

Il secondo è quello delle persone istintive, quelle che poi si ritrovano a dover combattere con sé stesse pur di difendere il proprio segreto. E non ne vanno fiere, anzi: portare un macigno non è cosa da poco. Solo quelle a cui manca il fiato, quelle che se devono tenere un segreto è perché ne sono costrette dagli eventi e non dalla volontà loro. 

La mia insegnante diceva sempre che "Tutti i nodi vengono al pettine" e allora perché nascondere i segreti? Forse nell'era in cui tutto è facilmente visualizzabile chi ha un segreto si reputa una persona fortunata, così tanto da tenerlo solo per sé.

mercoledì 19 novembre 2014

Non seppellite il filo

"Don't bury the lead" è una frase che usano gli inglesi per incitare ad esplicitare la propria opinione, a rendere noto ciò che abbiamo in testa. Forse chi ha coniato questo modo di dire era un uomo o una donna che aveva molti nemici ma nonostante tutto sapeva il fatto tuo e non aveva paura di dirlo.

Noto che il filo è seppellito da un pezzo e in svariate occasioni più o meno ai limiti del film horror.

Il filo è seppellito quando il bullo o la bulla di zona realizzano la propria felicità dettando legge in modo dispotico nascondendo il senso di inferiorità che hanno tatuati sulle loro piccole coscienze.
Il filo è seppellito quando ci sono degli eventi "di famiglia" e si richiede un certo comportamento, un certo modo di colloquiare e un sorriso finto che nasconde invece disgusto e disappunto.
Il filo è seppellito quando viene chiesta la propria opinione su una questione e in preda al panico l'intervistato innalza la sua bandiera e regala la voce che gli altri vogliono ascoltare, non la propria.
Il filo è seppellito quando un aspirante medico, scienziato o saputello di mestiere inizia a farneticare sulle fantastiche doti del suo mestiere e butta polvere in faccia a chi non segue il suo percorso.
Il filo è seppellito quando si tradisce, anzi il filo in questo caso è più che tagliato perché tradire e nasconderlo è da senza palle, lasciarsi perché non ci si ama è un atto d'amore.

Insomma il filo è seppellito in tante occasioni ma è possibile tirarlo fuori, lasciarlo respirare, stenderlo e mostrarlo per quello che è. Gli scivoloni sono pane quotidiano per quelle persone che gli unici filtri che conoscono sono quelli del condizionatore ma saper esporre il proprio filo con la certezza che questo porterà a delle conseguenze è un atto più umano dell'esprimersi solamente tramite un computer, un messaggio o una notifica.

Dunque uomini nonostante andiate in giro con le caviglie scoperte e con le sopracciglia di Virna Lisi, prendete coraggio e dite ciò che pensate che il Paleolitico è finito da un pezzo e l'alone di mistero non lo conservate visto che siete iscritti in ogni social network disponibile sulla rete.
Dunque donne esponete il filo, non la matassa, e il filo buono, non il filo del film o della serie tv, non quello della gelosia da Facebook o della foto semi-porno su Instagram che se potessero prendere vita le donne che hanno lottato per i diritti umani vi squarterebbero neanche fossimo in una puntata di The Walking Dead.

Prendere il vostro filo e mostratelo come il più prezioso dei vostri tesori perché condividere un filo è scomodo e a dirla tutta neanche troppo attraente.

Il fantasma del compleanno presente

Il compleanno è il Capodanno personale di ogni individuo. Il giorno del compleanno si provano molte emozioni: gioia, felicità, tristezza, solidarietà e anche quel pizzico d'ansia e di senso di colpa. Con i compleanni si traccia la linea alla fine della somma, della sottrazione, della moltiplicazione e della divisione.

Si contano gli elementi che ci hanno arricchito e quelli che ci hanno tolto qualcosa rispetto all'anno precedente. Si moltiplicano le aspettative verso di noi e verso gli altri che nonostante tutti i consigli degli amici e degli amanti, noi le aspettative continuiamo ad averle. Si dividono le anime: la nostra con quelle che abbiamo perso, per volontà o per destino.

Insomma, il giorno del proprio compleanno c'è un momento della giornata in cui ti ritrovi a pensare cosa hai fatto e cosa non hai fatto, se hai amato o se non te lo sei permesso, se hai costruito o se hai spaccato i confini.

La mia personale linea delle operazioni mentali ha dato risultati abbastanza positivi. Eppure il fantasma del compleanno presente ha comunque il vizio di perseguitarti e farti domandare se ciò che stai facendo è corretto o meno. La sola risposta che riesco a dare alla sfinge della mente è che a 22 anni, oramai, è giusto correre il rischio, affrontare il mostro del dubbio, far bere le incertezze e lasciar seccare le certezze perché sebbene ci siano credo che l'occhio umano non le veda mai veramente. Ecco da cosa nasce il senso di colpa: dal fatto che non possiamo predire ciò che non possiamo prevedere e questo ci porta a dubitare delle nostre buone azioni quotidiane.

Ad ogni modo l'unica cosa che ci deve spingere ad andare avanti è la certezza che è possibile fare tutto con quella buona dose di passione e volontà, con l'idea che possiamo essere altro dagli altri e vivere comunque in comunità senza doverci per forza abbassare alle regole spietate dell'omologazione domestica perché a 22 decidere di non essere come gli altri è l'unica certezza che si deve avere.

Ad maiora.

domenica 16 novembre 2014

Stalking, prostituzione e Bridget Jones

Anche gli uomini primitivi probabilmente se la prendevano con l'amore. Ci sarà da qualche parte una grotta con la rappresentazione di un cuore spezzato, di una donna con scritto "Stronza" e di un uomo con scritto "Bastardo". Nel loro linguaggio cuneiforme naturalmente.

A scuola si studia l'epica greca e quella cavalleresca, poi Dante e Petrarca e si arriva fino a Sparks e alla letteratura contemporanea. L'insieme completo dei cuori infranti che hanno dovuto scrivere su carta o su word quando stavano male. Escluso Sparks e i suoi colleghi contemporanei, tutto il resto non soffriva di turbe psichiche associate a profili Facebook e a doppie spunte blu.
Loro si limitavano a soffrire, a stare male e buttare il dolore sulla carta. Penso che l'inchiostro sia stato l'arma più temibile della fine di una relazione amorosa fino a 20 anni fa. Poi ci sono stati gli sms, messanger e ora tutto il corredo completo di social network e applicazioni che ti permettono di stare male e dirlo ad alta voce.

Effettivamente i rapporti se non sono funzioni biunivoche perdono di significato. E se poi sono funzioni biunivoche, c'è l'unione dei due insiemi e la loro intersezione funziona, allora tutto va per il meglio. Il dramma esce fuori quando l'intersezione crea un insieme vuoto: non c'è più nulla in comune, nulla che leghi le due anime. La storia è trita e ritrita, le reazioni del genere umano d'altro canto, sono sempre più sorprendenti.

C'è chi inizia lo stalking maniacale: si trova "per caso" nel luogo frequentato dall'amat*, consulta i suoi profili social e maledice ogni elemento di sesso opposto che si avvicina alla sua proprietà, ormai ex ma la mente di chi è reduce dalla fine di una storia spesso non riconosce il valore del possesso.
Poi c'è chi si da alla prostituzione nelle discoteche: il lui o la lei che con l'atteggiamento più infantile del mondo, vanno a ballare e come minimo si baciano mezza discoteca, appena vedono un fotografo scoprono la scollatura o sbottonano la camicia pur di essere immortalati come sexy prede che potrebbero rimorchiare persino il Dalai Lama. Il risultato di quelle sere sono delle foto orribili, un herpes e un elemento vivente che pensa che ci possa essere qualcosa dopo il bacio da ubriachi in discoteca. Per i meno fortunati ci saranno anche macchie di vomito sui vestiti e sulle scarpe che ti ricorderanno quanto sei sceso in basso.
Infine ci sono i discepoli di Bridget Jones, quelli con l'Ipod attivo ogni momento della giornata, con gli occhiali scuri tatuati per coprire le serate passate sul divano vestiti con un pigiama anti-stupro, avvolti da una coperta di pile e circondati da carte di caramelle, biscotti e bottiglie di vino finite. Questa categoria la preferisco: nella disperazione sanno rallegrare gli amici.

Ognuno di noi sfoga il suo dispiacere per la fine di una storia in un modo tutto suo, basta che la delusione venga sfogata in un modo sano, di quelli che non fanno pensare a l'altr* che ha fatto bene a lasciarci andare. Siamo esseri umani, persone con dei sentimenti e con delle emozioni e più vengono messe a tacere più ci si fa del male.

E poi c'è un lato positivo in tutta la faccenda: essere single ha dei grandi vantaggi. Uno di questi? Affermare la propria indipendenza e scoprire che siamo più forti di quanto mai avremmo potuto pensare di noi stessi. Questa è una gran cosa.

venerdì 14 novembre 2014

Le truffe delle notti in discoteca

Il venerdì e il sabato sera sono due momenti della settimana assimilabili ad una truffa da servizio girato da "Striscia la notizia" o da "Le Iene". Il weekend rende le persone più disinibite e più propense al rimorchio facile. Peccato che poi ci sia la domenica mattina e la domenica pomeriggio e tutti gli altri giorni della settimana che fanno scemare l'idea di un appuntamento semi-romantico.

Più o meno funziona così. Dopo un'estenuante organizzazione di un pomeriggio, il gruppo di amici decide di andare a ballare: solito posto, solita ora eppure almeno una camomilla per decidere cosa indossare. La serata si svolge in modo ordinario: bella musica, fiumi di alcol, bella gente e gente che farebbe meglio a stare nascosta in casa. Tutto procede come dovrebbe. Ecco perché quando gli sguardi si incrociano, spinti dal negroni fatto male dal barman e dall'ormone galoppante nella notte, si inizia a parlare, a presentarsi e a scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di un caffè. 

"Ci vediamo per un caffè" è la frase più terribile che una persona possa ricevere. Di norma può avere più significati:
  1. ci vediamo realmente per un caffè
  2. ci vediamo per un caffè e con un preservativo in tasca
  3. ti ho detto di vederci per un caffè ma era l'alcol che parlava
Nel primo caso la domenica mattina dopo un paio di battute sulla serata andata bene ci si organizza per la sera per prendere il fantomatico caffè. Se già nella conversazione della domenica uno dei due interlocutori inizia a parlare di lavoro, università e impegni imprevisti, si è già passati nel terzo caso: non vi vedrete mai. Se si ha la fortuna di prendere il caffè le possibilità di un reale appuntamento iniziano a formarsi: ci si veste eleganti ma non troppo per non impaurire l'altra parte della mela, si fa esercizio fisico per tutta la domenica pomeriggio e si controlla su Google Maps il posto dove ci deve incontrare calcolando i minuti e la benzina necessari per arrivare in orario. Si arriva al dunque, all'appuntamento vero e proprio, ci si saluta con finta timidezza e si va al tavolo chiacchierando di banalità e sperando di avere di fronte un essere umano che sappia articolare una frase di senso compiuto. Finito l'appuntamento, gradevole o meno, la serata può prendere due direzioni diverse:
  1. passeggiata romantica con organizzazione per un secondo appuntamento di cui non si ha la certezza matematica che possa realmente capitare
  2. passeggiata romantica a casa sua (secondo caso) con la certezza matematica che se ci si rivede è perché la qualità del sesso era ottimale alla decisione di rivedersi
Poi dal secondo appuntamento in poi è tutta una salita perché uscire con una persona vuol dire uscire con tutti i suoi problemi, con il suo passato e con le sue certezze sulle relazioni basate su vecchie storie e vecchie credenze che con difficoltà si riescono a migliorare. Ad ogni modo, se al secondo appuntamento ne segue un terzo, la truffa non è riuscita e si può tornare a ballare con la certezza che persone che sanno gestire i propri pensieri ancora ci sono. Probabilmente non sarà una storia a lieto fine ma avere di fronte chi sa gestire un numero di uscite superiori a uno è già un successo di questi tempi.

Buon weekend a tutti.

giovedì 13 novembre 2014

Tinte blu e Palermo rissosa

Lo dice un famoso proverbio italiano "Il mondo è bello perché è vario". 
Viviamo in un mondo in cui il libero arbitrio ha la meglio sulla maggior parte delle questioni che interessano la vita privata di un individuo. Se vogliamo fare qualcosa siamo liberi di farla, sicuri del fatto che lo facciamo con coscienza, con la sicurezza che delle conseguenze ci saranno e ce ne assumiamo tutta la responsabilità. Queste sono le caratteristiche associate agli individui adulti.
Eppure proprio oggi ho letto due articoli che mi hanno fatto pensare che le conseguenze possono essere alle volte pesanti.
Su Repubblica.it si parla di Anna, una ragazza di 18 anni che a Settembre le è stato chiesto dalla direttrice del suo istituto scolastico di lasciare la scuola per via del suo colore di capelli blu. Anna ora studia da privatista per l'imminente esame di maturità impossibilitata ad accedere nella sua scuola e i suoi genitori hanno dato il via alle pratiche per una denuncia alla scuola. 
Su Palermotoday,it si parla di Davide, un ragazzo di 20 anni che da poche settimane ha deciso di dire ai suoi genitori di essere gay. Davide è stato picchiato e rinchiuso in casa per giorni. Riuscito a scappare dalla prigione in cui era stato costretto a stare dai suoi genitori ha denunciato l'accaduto alle forze armate e ora vive a Catania con la costante paura di essere rintracciato e ucciso. Ad aggravare la situazione sono i parenti di Davide che lo minacciano su Facebook e i compaesani della famiglia che esprimono la loro solidarietà non verso Davide, ma verso quei genitori a cui è capitato un figlio così disgraziato. 
I casi sono molto diversi tra di loro ma come punto in comune: una scelta fatta che è finita in modo spiacevole. Se nel caso di Anna sarebbe da chiarire il fatto che sempre più si sta perdendo la cognizione che in alcuni luoghi è preferibile adottare un certo tipo di costume piuttosto che un altro, nel caso di Davide c'è solo da esprimersi in modo solidale con il ragazzo che ha scelto di essere sincero e di mostrare la sua vera natura a quei genitori che lo hanno messo al mondo.
Essere sé stessi soprattutto per gli adolescenti e i giovani adulti è fondamentale per la crescita e per l'approccio al mondo esterno. Essere sé stessi è positivo in un periodo storico come quello che stiamo vivendo in cui l'omologazione è padrona delle menti. Essere sé stessi è vivere con la consapevolezza di chi siamo e di chi stiamo diventando. D'altro canto essere sé stessi è faticoso perché non tutti vogliono che tu sia, ma vogliono che come loro, tu appaia. Essere sé stessi spaventa ed è per questo che bisogna educare anche gli altri ad accettare: non è così facile essere accettati ma è possibile educare le persone a cui si vuole bene ad accettarti. Trovo inaccettabile il modo in cui sono stati trattati questi ragazzi ma d'altra parte il loro coraggio aveva bisogno di essere appoggiato da un'educazione alla diversità, una di quelle conoscenze che è messa troppo in disparte nell'educazione da parte della scuola e delle famiglie mentre per situazioni del genere aiuterebbe a diminuire questi brutti episodi di alienazione della personalità.

"Il principale compito dell'uomo nella vita è dare alla luce sé stesso."
Erich Fromm, L'arte di amare, 1956

























mercoledì 12 novembre 2014

Un apolide metafisico

Scrisse Emil Cioran "Un libro che lascia il lettore uguale a com'era prima è un libro fallito".

Credo che questo assioma possa valere per ogni tipo di scritto. Fondamentalmente la scrittura è il frutto di una necessità, un modo per poter esprimere un mondo interno che non riesce ad essere urlato. Tutti noi abbiamo i filtri sociali: i sistemi che ci frenano dal dire e dal fare tutto ciò che ci passa per la mente. Con la scrittura il filtro perde di significato e il concetto può essere plasmato rendendo la comunicazione attiva e funzionale al raggiungimento dell'obiettivo. Ora non è tempo di definire cosa sia la scrittura e lo scrittore, è tempo di scrivere, la necessità intima lo richiede.

Comunicazione Ordinaria