Il compleanno è il Capodanno personale di ogni individuo. Il giorno del compleanno si provano molte emozioni: gioia, felicità, tristezza, solidarietà e anche quel pizzico d'ansia e di senso di colpa. Con i compleanni si traccia la linea alla fine della somma, della sottrazione, della moltiplicazione e della divisione.
Si contano gli elementi che ci hanno arricchito e quelli che ci hanno tolto qualcosa rispetto all'anno precedente. Si moltiplicano le aspettative verso di noi e verso gli altri che nonostante tutti i consigli degli amici e degli amanti, noi le aspettative continuiamo ad averle. Si dividono le anime: la nostra con quelle che abbiamo perso, per volontà o per destino.
Insomma, il giorno del proprio compleanno c'è un momento della giornata in cui ti ritrovi a pensare cosa hai fatto e cosa non hai fatto, se hai amato o se non te lo sei permesso, se hai costruito o se hai spaccato i confini.
La mia personale linea delle operazioni mentali ha dato risultati abbastanza positivi. Eppure il fantasma del compleanno presente ha comunque il vizio di perseguitarti e farti domandare se ciò che stai facendo è corretto o meno. La sola risposta che riesco a dare alla sfinge della mente è che a 22 anni, oramai, è giusto correre il rischio, affrontare il mostro del dubbio, far bere le incertezze e lasciar seccare le certezze perché sebbene ci siano credo che l'occhio umano non le veda mai veramente. Ecco da cosa nasce il senso di colpa: dal fatto che non possiamo predire ciò che non possiamo prevedere e questo ci porta a dubitare delle nostre buone azioni quotidiane.
Ad ogni modo l'unica cosa che ci deve spingere ad andare avanti è la certezza che è possibile fare tutto con quella buona dose di passione e volontà, con l'idea che possiamo essere altro dagli altri e vivere comunque in comunità senza doverci per forza abbassare alle regole spietate dell'omologazione domestica perché a 22 decidere di non essere come gli altri è l'unica certezza che si deve avere.
Ad maiora.
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