Mi hanno chiesto di noi e non ho saputo rispondere.
Mi hanno chiesto di me e ho mentito.
Mi hanno chiesto di te e avrei potuto parlare per ore.
Inevitabilmente si cresce e si cercano sempre risposte alle numerose domande che si moltiplicano nella nostra testa. Solitamente ci si chiede cosa va bene e cosa no, cosa vorremmo cambiare e cosa vorremmo riavere e cosa siamo disposti a perdere perché qualcosa cambi. Siamo dunque tutti alla ricerca di un equilibrio che pur precario, è ciò che desideriamo prima di andare a letto.
Ma davvero ciò che desideriamo porta all'equilibrio? E questo equilibrio è davvero la chiave per la felicità?
Ecco perché l'equilibrio è un'illusione, è una caccia ad una creatura mitologica impartita da libri, film e canzonette estive. La vita non è che, invece, disequilibrio.
Pensateci:
la prima volta che siete stati innamorati eravate sicuri?
la prima volta che avete avuto un successo eravate in piena forma?
la prima volta che avete fatto l'amore eravate tranquilli?
No, le emozioni non sono che un gorgoglio vulcanico pronto a esplodere e nelle esplosioni non c'è equilibrio ma caos costante ed è di quel caos che si nutrono le emozioni umane.
Non c'è vita nella tranquillità, c'è vita nel vigore dell'instabilità e per quanto folle possa sembrare, ricordate le vostre prime volte, ricordate l'adrenalina, il sudore e la paura: ricorderete che è proprio da lì, dall'incertezza, che sono nati momenti che saremmo disposti a tutto pur di rivivere.
mercoledì 29 luglio 2015
lunedì 27 luglio 2015
Lettera aperta ai "Quando pensi di fidanzarti?"
Cari parenti tutti e di tutti,
sono qui perché voglio parlarvi. Parlo a nome di tutti i nipoti single del globo: basta chiedere quando ci fidanziamo.
Noi lo sappiamo: voi ci amate e volete la nostra felicità. Ma chi ve lo dice che la nostra felicità è legarci a doppio nodo con qualcuno?
Perché non ci chiedete, invece, se siamo felici? Sicuramente vi risponderemo con una bugia ma non è quello l'importante.
Parenti tutti, chiedeteci se siamo innamorati, chiedeteci se siamo soddisfatti delle nostre vite e non se abbiamo qualcuno con cui condividerle perché non è quello l'importante. Chiedeteci se stiamo lavorando e se la salute è perfetta, perché il lavoro e la salute sono già due cardini importanti per una vita buona. Chiedeteci se abbiamo dei progetti perché chi non ha progetti, in sostanza, non vive e voi non volete che i vostri nipoti siano nullafacenti.
Davvero famigliari, basta chiederci se c'è una donna o un uomo a cui siamo legati perché non è importante né a 20, né a 30 e né a 40 anni.
Capiteci, siamo nell'era della comunicazione tecnologica, non di quella relazionale. Le relazioni ormai sono problematiche più di quanto lo fossero ai vostri tempi. Voi non avevate telefoni o mezzi di distrazione mentre noi invece siamo contaminati da comunicazione passiva e confusa. Invece di chiederci se abbiamo qualcuno, parlateci di come vi siete innamorati del nonno o della nonna, ispirateci, dateci conforto, perché se siamo single è anche perché in questo periodo la solitudine è il motore delle relazioni. Si, cari avi, i miei coetanei decidono di avere una relazione per riempire un vuoto e sono sicuro che voi non volete vederci accasati con una persona che non amiamo. Perché noi il vuoto decidiamo spontaneamente di non riempirlo, perché cerchiamo l'amore, non una relazione.
Dunque cari futuri antenati, non chiedeteci se siamo congiunti ad un altro corpo, ma se la nostra anima sta bene. Chiedeteci se siamo innamorati, perché forse, in quel momento, lo domanderemo anche noi a noi stessi e forse troveremo la risposta illuminante.
Vi vogliamo bene.
sono qui perché voglio parlarvi. Parlo a nome di tutti i nipoti single del globo: basta chiedere quando ci fidanziamo.
Noi lo sappiamo: voi ci amate e volete la nostra felicità. Ma chi ve lo dice che la nostra felicità è legarci a doppio nodo con qualcuno?
Perché non ci chiedete, invece, se siamo felici? Sicuramente vi risponderemo con una bugia ma non è quello l'importante.
Parenti tutti, chiedeteci se siamo innamorati, chiedeteci se siamo soddisfatti delle nostre vite e non se abbiamo qualcuno con cui condividerle perché non è quello l'importante. Chiedeteci se stiamo lavorando e se la salute è perfetta, perché il lavoro e la salute sono già due cardini importanti per una vita buona. Chiedeteci se abbiamo dei progetti perché chi non ha progetti, in sostanza, non vive e voi non volete che i vostri nipoti siano nullafacenti.
Davvero famigliari, basta chiederci se c'è una donna o un uomo a cui siamo legati perché non è importante né a 20, né a 30 e né a 40 anni.
Capiteci, siamo nell'era della comunicazione tecnologica, non di quella relazionale. Le relazioni ormai sono problematiche più di quanto lo fossero ai vostri tempi. Voi non avevate telefoni o mezzi di distrazione mentre noi invece siamo contaminati da comunicazione passiva e confusa. Invece di chiederci se abbiamo qualcuno, parlateci di come vi siete innamorati del nonno o della nonna, ispirateci, dateci conforto, perché se siamo single è anche perché in questo periodo la solitudine è il motore delle relazioni. Si, cari avi, i miei coetanei decidono di avere una relazione per riempire un vuoto e sono sicuro che voi non volete vederci accasati con una persona che non amiamo. Perché noi il vuoto decidiamo spontaneamente di non riempirlo, perché cerchiamo l'amore, non una relazione.
Dunque cari futuri antenati, non chiedeteci se siamo congiunti ad un altro corpo, ma se la nostra anima sta bene. Chiedeteci se siamo innamorati, perché forse, in quel momento, lo domanderemo anche noi a noi stessi e forse troveremo la risposta illuminante.
Vi vogliamo bene.
mercoledì 22 luglio 2015
LinkedIn: il social network dei professionisti
I social network sono principalmente dei canali di comunicazione tra conoscenti e amici. O almeno, quella era l'idea iniziale da cui sono nati. Eppure tramite i social network si può fare molto per trovare un lavoro: LavoriAmo non è infatti un gruppo di Facebook?
Ecco, i social network possono essere uno strumento utile per trovare lavoro e per creare un personal branding capace e utile alle nostre necessità.
Oggi volevo parlarvi di LinkedIn, il social network dei professionisti.
In pochi lo usano in Italia ma all'estero è un must per chi vuole creare una carriera perché su LinkedIn ci sono tutte le aziende e i luoghi di lavoro, sia quelli noti che quelli meno noti, e anche i dipendenti di esse. In questo modo ognuno può, tramite delle opzioni date dal sito, scrivere il proprio curriculum vitae in un modo ancora più funzionale del solito metodo cartaceo.
Perché può aiutare a trovare lavoro?
Perché tra i dipendenti di un'azienda ci sono anche i reclutatori e saranno proprio loro a cercare chi assumere a seconda delle proprie esigenze aziendali.
E poi con LinkedIn si può creare una rete di colleghi ed ex colleghi che possono testimoniare tramite i loro commenti, l'esperienza che hanno avuto nel lavorare con altre persone migliorando così sia il personal branding che la notorietà nei confronti dei reclutatori.
L'ultimo consiglio che vi voglio dare prima di iscrivervi a LinkedIn è ricercare il materiale che può essere utile per completare il vostro profilo: ricerche, pubblicazioni e attestati, saranno la chiave per differenziarvi con il resto degli utenti!
Ecco, i social network possono essere uno strumento utile per trovare lavoro e per creare un personal branding capace e utile alle nostre necessità.
Oggi volevo parlarvi di LinkedIn, il social network dei professionisti.
In pochi lo usano in Italia ma all'estero è un must per chi vuole creare una carriera perché su LinkedIn ci sono tutte le aziende e i luoghi di lavoro, sia quelli noti che quelli meno noti, e anche i dipendenti di esse. In questo modo ognuno può, tramite delle opzioni date dal sito, scrivere il proprio curriculum vitae in un modo ancora più funzionale del solito metodo cartaceo.
Perché può aiutare a trovare lavoro?
Perché tra i dipendenti di un'azienda ci sono anche i reclutatori e saranno proprio loro a cercare chi assumere a seconda delle proprie esigenze aziendali.
E poi con LinkedIn si può creare una rete di colleghi ed ex colleghi che possono testimoniare tramite i loro commenti, l'esperienza che hanno avuto nel lavorare con altre persone migliorando così sia il personal branding che la notorietà nei confronti dei reclutatori.
L'ultimo consiglio che vi voglio dare prima di iscrivervi a LinkedIn è ricercare il materiale che può essere utile per completare il vostro profilo: ricerche, pubblicazioni e attestati, saranno la chiave per differenziarvi con il resto degli utenti!
martedì 21 luglio 2015
Voglio essere single, ma insieme a te, con dignità
Voglio che tu esca a bere una birra con gli amici. Voglio che, nel pieno dei postumi di una sbornia, tu non mi chiami chiedendomi di raggiungerti perché non sono una badante e non dirmi che vuoi stringermi tra le tue braccia, perché sei ubriaco, probabilmente vomiterai.
Voglio che, appena sveglio, parli con me di tutto quello che ti passa per la testa ma che ti senta libero di fare dei piani diversi per il resto della giornata, basta che non siano cazzate incoscienti perché sei vicino ai 30 e non mi sembra il caso di lasciare il lavoro per andare a vivere nella foresta. Io farò altrettanto.
Voglio che mi racconti delle tue serate con gli amici. Che tu mi dica di quella ragazza al bar che non smetteva di guardarti, che ti faccia una foto con lei, così dopo aver massacrato te, andrò da lei. Non voglio che mi scrivi quando sei ubriaco per dirmi cose senza senso, solo per assicurarti che anche io ti sto pensando, perché non ti sto pensando, sto dormendo.
Voglio ridere mentre facciamo l'amore, magari perché ci sentiamo goffi mentre sperimentiamo tra le lenzuola e non perché sei impedito. Voglio che, mentre siamo con i nostri amici, tu mi prenda per mano e mi porti in un'altra stanza perché non resisti più e vuoi fare l'amore con me proprio lì, in quel momento. Già ci vedo mentre cerchiamo di essere più silenziosi possibile per non farci sentire. Poi però non criticarmi se leggo "50 sfumature di grigio".
Voglio mangiare con te, voglio sentirmi libera di parlarti di me e che tu faccia lo stesso. Voglio immaginare l'appartamento dei nostri sogni, pur sapendo che forse non andremo mai a vivere insieme, perché molto probabilmente mi lascerai se parlo ancora di quell'appartamento. Voglio che tu mi racconti dei tuoi piani senza capo né coda. Voglio che tu mi sorprenda, che tu mi dica "Prendi il passaporto, partiamo!" e che tu paghi per me, perché studio e non ho un soldo.
Voglio aver paura insieme a te, però i ragni gli schiacci tu. Voglio fare cose che non farei con nessun altro, solo perché con te mi sento sicura. Voglio rientrare a casa ubriaca dopo una serata con gli amici e non voglio che tu mi prenda il viso tra le mani, mi baci e mi stringa forte, perché sono un'ubriacona: vomito anche io.
Voglio che tu abbia la tua vita, che decida su due piedi di partire per un viaggio e che tu lo faccia conscio che al tuo ritorno io sarò con un altro. Voglio che mi lasci qui, sola e annoiata, ad aspettare che appaia un tuo "ciao" su Facebook così da lasciarmi tu quando ti racconterò che per tutta la tua vacanza non ho fatto altro che stare su Facebook. Non voglio sempre partecipare alle tue serate fuori e non voglio sempre doverti invitare alle mie. Così potremo raccontarcele a vicenda il giorno dopo.
Voglio qualcosa che sia, allo stesso tempo, semplice... ma non troppo. Qualcosa che mi metta in testa mille domande ma che mi consenta di conoscere la risposta appena sono vicina a te. Voglio che pensi che io sia bellissima, che tu sia orgoglioso di dirlo quando siamo insieme. Voglio sentirti dire che mi ami, proprio come farò io con te. Voglio che mi lasci camminare davanti a te così puoi goderti la vista del mio sedere, sapendo che è l'unico che puoi fissare.
Voglio fare dei piani, anche se non sappiamo se li realizzeremo oppure no. Voglio essere tua amica, la persona con la quale ami uscire e divertirti. Voglio che non perda il desiderio di flirtare con altre donne, ma che torni da me sempre, quando la serata volge al termine, soprattutto quando hai voglia di essere picchiato, perché se torni da me e mi racconti una cosa del genere, posso solo che picchiarti. Perché forse io sarò andata a casa prima, senza di te e tu come uno stronzo non mi hai seguita. Voglio essere la persona con cui adori fare l'amore ed addormentarti subito dopo. La persona che si leva di torno mentre lavori e che adora osservarti quando ti perdi nella musica che ami. Voglio avere una vita da single, ma con te. Così la nostra vita di coppia potrà essere uguale a quella che abbiamo oggi, come single, ma vissuta insieme, sicuri che insieme non ci saremo per tanto tempo.
Un giorno ti troverò, con dignità.
Voglio che, appena sveglio, parli con me di tutto quello che ti passa per la testa ma che ti senta libero di fare dei piani diversi per il resto della giornata, basta che non siano cazzate incoscienti perché sei vicino ai 30 e non mi sembra il caso di lasciare il lavoro per andare a vivere nella foresta. Io farò altrettanto.
Voglio che mi racconti delle tue serate con gli amici. Che tu mi dica di quella ragazza al bar che non smetteva di guardarti, che ti faccia una foto con lei, così dopo aver massacrato te, andrò da lei. Non voglio che mi scrivi quando sei ubriaco per dirmi cose senza senso, solo per assicurarti che anche io ti sto pensando, perché non ti sto pensando, sto dormendo.
Voglio ridere mentre facciamo l'amore, magari perché ci sentiamo goffi mentre sperimentiamo tra le lenzuola e non perché sei impedito. Voglio che, mentre siamo con i nostri amici, tu mi prenda per mano e mi porti in un'altra stanza perché non resisti più e vuoi fare l'amore con me proprio lì, in quel momento. Già ci vedo mentre cerchiamo di essere più silenziosi possibile per non farci sentire. Poi però non criticarmi se leggo "50 sfumature di grigio".
Voglio mangiare con te, voglio sentirmi libera di parlarti di me e che tu faccia lo stesso. Voglio immaginare l'appartamento dei nostri sogni, pur sapendo che forse non andremo mai a vivere insieme, perché molto probabilmente mi lascerai se parlo ancora di quell'appartamento. Voglio che tu mi racconti dei tuoi piani senza capo né coda. Voglio che tu mi sorprenda, che tu mi dica "Prendi il passaporto, partiamo!" e che tu paghi per me, perché studio e non ho un soldo.
Voglio aver paura insieme a te, però i ragni gli schiacci tu. Voglio fare cose che non farei con nessun altro, solo perché con te mi sento sicura. Voglio rientrare a casa ubriaca dopo una serata con gli amici e non voglio che tu mi prenda il viso tra le mani, mi baci e mi stringa forte, perché sono un'ubriacona: vomito anche io.
Voglio che tu abbia la tua vita, che decida su due piedi di partire per un viaggio e che tu lo faccia conscio che al tuo ritorno io sarò con un altro. Voglio che mi lasci qui, sola e annoiata, ad aspettare che appaia un tuo "ciao" su Facebook così da lasciarmi tu quando ti racconterò che per tutta la tua vacanza non ho fatto altro che stare su Facebook. Non voglio sempre partecipare alle tue serate fuori e non voglio sempre doverti invitare alle mie. Così potremo raccontarcele a vicenda il giorno dopo.
Voglio qualcosa che sia, allo stesso tempo, semplice... ma non troppo. Qualcosa che mi metta in testa mille domande ma che mi consenta di conoscere la risposta appena sono vicina a te. Voglio che pensi che io sia bellissima, che tu sia orgoglioso di dirlo quando siamo insieme. Voglio sentirti dire che mi ami, proprio come farò io con te. Voglio che mi lasci camminare davanti a te così puoi goderti la vista del mio sedere, sapendo che è l'unico che puoi fissare.
Voglio fare dei piani, anche se non sappiamo se li realizzeremo oppure no. Voglio essere tua amica, la persona con la quale ami uscire e divertirti. Voglio che non perda il desiderio di flirtare con altre donne, ma che torni da me sempre, quando la serata volge al termine, soprattutto quando hai voglia di essere picchiato, perché se torni da me e mi racconti una cosa del genere, posso solo che picchiarti. Perché forse io sarò andata a casa prima, senza di te e tu come uno stronzo non mi hai seguita. Voglio essere la persona con cui adori fare l'amore ed addormentarti subito dopo. La persona che si leva di torno mentre lavori e che adora osservarti quando ti perdi nella musica che ami. Voglio avere una vita da single, ma con te. Così la nostra vita di coppia potrà essere uguale a quella che abbiamo oggi, come single, ma vissuta insieme, sicuri che insieme non ci saremo per tanto tempo.
Un giorno ti troverò, con dignità.
Storie di peccati: Invidia
Erano le povere orfane del villaggio e tutti lo sapevano.
Quando i loro genitori morirono per la malattia che aveva contagiato il villaggio, loro due, protette da una benedizione divina si salvarono.
La loro casa fu bruciata per evitare il contagio, così Invidia, ormai adolescente, e sua sorella Passione, poco più che una neonata, trovarono rifugio nel bosco. Invidia perse giovinezza e bellezza pur di badare alla sorella e rifiutò molte attenzioni da parte di pretendenti che sapevano della presenza di una fanciulla nei boschi.
Per lei la vita era una missione per far crescere la minore in gioia e spensieratezza caricandosi lei di oneri non adatti ad una giovane della sua età.
Passarono gli anni e Passione era oramai grande abbastanza per potersi occupare di sé mentre Invidia continuava a invecchiare e ormai la sua bellezza era già sfiorita da tempo. Passione un giorno si presentò nella sua casa accompagnata da un giovane. Disse alla sorella che si sarebbe sposata e che avrebbe avuto un bambino.
Invidia sorrise ma allo stesso tempo tramava alle spalle della sorella. Dopo una vita passata nei boschi ne conosceva i segreti e le proprietà delle piante che lì crescevano. Così prese quelle più velenose che conosceva, ne fece un infuso e lo diede al futuro marito della sorella che cadde morto dopo qualche secondo.
Passione, conosciuta la verità si allontanò dalla sorella e sua figlia, Vendetta, ucciderà la zia allo stesso modo in cui essa stessa uccise il padre anni prima.
Ora il suo corpo giace nel bosco, coperto di erba velenosa.
Quando i loro genitori morirono per la malattia che aveva contagiato il villaggio, loro due, protette da una benedizione divina si salvarono.
La loro casa fu bruciata per evitare il contagio, così Invidia, ormai adolescente, e sua sorella Passione, poco più che una neonata, trovarono rifugio nel bosco. Invidia perse giovinezza e bellezza pur di badare alla sorella e rifiutò molte attenzioni da parte di pretendenti che sapevano della presenza di una fanciulla nei boschi.
Per lei la vita era una missione per far crescere la minore in gioia e spensieratezza caricandosi lei di oneri non adatti ad una giovane della sua età.
Passarono gli anni e Passione era oramai grande abbastanza per potersi occupare di sé mentre Invidia continuava a invecchiare e ormai la sua bellezza era già sfiorita da tempo. Passione un giorno si presentò nella sua casa accompagnata da un giovane. Disse alla sorella che si sarebbe sposata e che avrebbe avuto un bambino.
Invidia sorrise ma allo stesso tempo tramava alle spalle della sorella. Dopo una vita passata nei boschi ne conosceva i segreti e le proprietà delle piante che lì crescevano. Così prese quelle più velenose che conosceva, ne fece un infuso e lo diede al futuro marito della sorella che cadde morto dopo qualche secondo.
Passione, conosciuta la verità si allontanò dalla sorella e sua figlia, Vendetta, ucciderà la zia allo stesso modo in cui essa stessa uccise il padre anni prima.
Ora il suo corpo giace nel bosco, coperto di erba velenosa.
domenica 19 luglio 2015
Storie di peccati: Avarizia
Le guerre per il potere sono antiche come vecchi alberi piantati da antenati di cui nessuno ricorda più il volto. Nella guerra del re vecchio e malvagio, i popoli sconfitti venivano resi schiavi o uccisi.
In una di queste guerre accadde un fatto straordinario: una schiava, Avarizia, venne resa regina.
Giovane e dalla pelle color cioccolato, Avarizia venne costretta a sposare il re vecchio e malvagio per assicurarsi che il suo popolo, già povero per la siccità e la carestia, non venisse ucciso o reso schiavo.
Avarizia veniva dal re trattata come una serva, non come una regina: lui pensava fosse stupida e che non comprendesse la sua lingua. Ma si sbagliava: dal momento in cui Avarizia prese la corona era decisa a far finire il regno e aiutata dalla numerosa servitù del castello, finita in quella condizione perché presa anch'essa in ostaggio dal re, riuscì a ucciderlo e ad essere l'unica ad avere il potere del regno.
In quella posizione poteva raccogliere l'oro e le vivande necessarie da portare al suo popolo ma doveva farlo con cautela o avrebbero capito il suo doppio gioco. Così negli anni Avarizia agli occhi del popolo che regnava, era una ladra, una despota, che teneva a sé tutte le ricchezze. In pochi conoscevano il suo segreto. Ma quando il popolo che la chiamava regina divenne povero e malato si scatenò una rivoluzione: le guardie reali si torsero contro di lei e la misero nelle prigioni.
Quando cercarono l'oro e le vivande a lei consegnate non trovarono nulla ma per sempre Avarizia venne conosciuta come la ladra, l'assassina di popoli.
Quando cercarono l'oro e le vivande a lei consegnate non trovarono nulla ma per sempre Avarizia venne conosciuta come la ladra, l'assassina di popoli.
sabato 18 luglio 2015
Storie di peccati: Ira
Ira era la figlia di un re ma di tutti i privilegi regi non se ne faceva nulla. Lei passava il suo tempo a leggere i libri, a fantasticare se mai fosse riuscita ad avere una storia d'amore come quelle che leggeva. E inaspettatamente, per una che credeva che avrebbe aspettato con timore la decisione del padre di sposarla con un uomo da lui scelto, lei trovò prima l'amore.
Era il figlio del contadino ma era gentile, buono e puro.
Passarono mesi prima che riuscirono a parlarsi. In quei mesi lei lo guardava dalla sua torre e lui, con la schiena rivolta verso la torre, sapeva di essere osservato dalla bellissima principessa.
Riuscirono a incontrarsi una notte e decisero di scappare: lei era incinta e lui aveva la forza e le possibilità per poter sfamare la sua amata e la loro futura bambina.
Scapparono e dopo poche settimane nacque Speranza. Ma erano dei fuggitivi: il padre di Ira, il re, aveva mandato le guardie reali per trovarla e far tornare a casa ma erano nascosti bene e tranquilli della loro posizione.
La loro vita trascorse nella quiete e nell'amore.
Poi tutto ebbe fine.
Dopo quasi quattro anni di clandestinità, la famiglia di Ira era stata trovata e uccisa, e lei, che non era in casa al momento della tragedia, accettò di essere riportata dal padre e di prendere la corona che le spettava.
Ma Ira aveva un piano: avvelenato il padre con una delle piante che aveva imparato a evitare nel bosco in cui viveva, assunto il potere fece uccidere tutta la corte reale, lasciando solo lei come unica autorità. Ben presto Ira si accorse di essere incinta del suo grande amore, e sua figlia, Vendetta, avrebbe continuato a uccidere e mutilare chiunque avrebbe richiamato un'assemblea regia.
La Corona è un fardello che solo una persona può portare, tutto il resto è popolo.
Era il figlio del contadino ma era gentile, buono e puro.
Passarono mesi prima che riuscirono a parlarsi. In quei mesi lei lo guardava dalla sua torre e lui, con la schiena rivolta verso la torre, sapeva di essere osservato dalla bellissima principessa.
Riuscirono a incontrarsi una notte e decisero di scappare: lei era incinta e lui aveva la forza e le possibilità per poter sfamare la sua amata e la loro futura bambina.
Scapparono e dopo poche settimane nacque Speranza. Ma erano dei fuggitivi: il padre di Ira, il re, aveva mandato le guardie reali per trovarla e far tornare a casa ma erano nascosti bene e tranquilli della loro posizione.
La loro vita trascorse nella quiete e nell'amore.
Poi tutto ebbe fine.
Dopo quasi quattro anni di clandestinità, la famiglia di Ira era stata trovata e uccisa, e lei, che non era in casa al momento della tragedia, accettò di essere riportata dal padre e di prendere la corona che le spettava.
Ma Ira aveva un piano: avvelenato il padre con una delle piante che aveva imparato a evitare nel bosco in cui viveva, assunto il potere fece uccidere tutta la corte reale, lasciando solo lei come unica autorità. Ben presto Ira si accorse di essere incinta del suo grande amore, e sua figlia, Vendetta, avrebbe continuato a uccidere e mutilare chiunque avrebbe richiamato un'assemblea regia.
La Corona è un fardello che solo una persona può portare, tutto il resto è popolo.
giovedì 16 luglio 2015
Storie di peccati: Lussuria
Una donna, arrivata in età da matrimonio, concede al marito il miracolo della vita.
Purtroppo per non tutte è così e per Lussuria vigeva questa maledizione.
Dopo anni passati a cercare di dare eredi al marito che tanto amava, Lussuria, che soffriva di questa sua impotenza, fece tutto ciò che era in suo potere per dare al marito ciò che gli spettava sottoponendosi a trattamenti dolorosi e spiacevoli.
Ma lei non riusciva comunque a creare un'altra vita. Così un giorno, il marito, stanco e arrabbiato per la disgrazia che era stata inflitta alla sua famiglia la cacciò di casa e lei, Lussuria, non sapendo dove rifugiarsi, si diresse a casa del suo vecchio amico.
Fortuna vuole che fosse il fratello del suo consorte e che di lui si fidava ciecamente.
Sfortuna vuole che proprio l'uomo fidato si rivelò essere la sua condanna.
Consumarono un amore carnale: "Forse il problema è mio fratello." disse lui. "Se rimanessi incinta lui ti lascerebbe tornare a casa con lui e tutti i vostri problemi potrebbero svanire."
Ma dopo il loro incontro infruttuoso, lui, il fidato, svelò a tutti di essere stato ammaliato da Lussuria e che lei lo aveva costretto a quell'incontro.
Così Lussuria che del paese aveva rispetto e fiducia, venne bandita.
Prese le sue cose e andò al porto, si imbarcò sulla prima nave e lasciò tutti coloro che appartenevano alla sua vita precedente.
Di lei nessuno seppe più nulla, eppure le voci che fosse partita per distruggere i matrimoni altrui, passarono di bocca in bocca, veloci ed efficaci: "Il pettegolezzo la uccise" dirà qualcuno.
E così fu.
Purtroppo per non tutte è così e per Lussuria vigeva questa maledizione.
Dopo anni passati a cercare di dare eredi al marito che tanto amava, Lussuria, che soffriva di questa sua impotenza, fece tutto ciò che era in suo potere per dare al marito ciò che gli spettava sottoponendosi a trattamenti dolorosi e spiacevoli.
Ma lei non riusciva comunque a creare un'altra vita. Così un giorno, il marito, stanco e arrabbiato per la disgrazia che era stata inflitta alla sua famiglia la cacciò di casa e lei, Lussuria, non sapendo dove rifugiarsi, si diresse a casa del suo vecchio amico.
Fortuna vuole che fosse il fratello del suo consorte e che di lui si fidava ciecamente.
Sfortuna vuole che proprio l'uomo fidato si rivelò essere la sua condanna.
Consumarono un amore carnale: "Forse il problema è mio fratello." disse lui. "Se rimanessi incinta lui ti lascerebbe tornare a casa con lui e tutti i vostri problemi potrebbero svanire."
Ma dopo il loro incontro infruttuoso, lui, il fidato, svelò a tutti di essere stato ammaliato da Lussuria e che lei lo aveva costretto a quell'incontro.
Così Lussuria che del paese aveva rispetto e fiducia, venne bandita.
Prese le sue cose e andò al porto, si imbarcò sulla prima nave e lasciò tutti coloro che appartenevano alla sua vita precedente.
Di lei nessuno seppe più nulla, eppure le voci che fosse partita per distruggere i matrimoni altrui, passarono di bocca in bocca, veloci ed efficaci: "Il pettegolezzo la uccise" dirà qualcuno.
E così fu.
martedì 14 luglio 2015
Storie di peccati: Ingordigia
Tutti conoscono Cenerentola, la principessa schiava e infine la regina buona. Ma nessuno conosce ciò che è accaduto dopo la sua incoronazione.
Prima di tutto, Cenerentola era un nomignolo datole per il suo essere sempre sporca di fuliggine. Il suo vero nome era Ingordigia.
Quando la corona venne posata sul suo capo, tutti nel regno sospettavano che fosse un'impostora, un'usurpatrice di un trono che non spettava a lei. E lei conosceva il pensiero del popolo e rimaneva chiusa per ore nelle sue stanze in attesa dell'arrivo del marito finché lui, vedendola giù di morale e triste non le consigliò di andare nel reame a comprare tutto ciò che lei voleva.
E così fece.
Più girava in quello che di diritto era il suo popolo e più il suo popolo la additava e ogni volta che accadeva, Ingordigia, acquistava qualcosa da uno dei mercanti.
Poi arrivò l'ossessione: usciva ogni giorno a caccia di qualcosa di nuovo da comprare e più comprava, più veniva additata creando una routine malata che l'avrebbe portata ad avere una discussione con il suo sposo. Ingordigia lesse nelle parole del re le stesse accuse dategli dal suo popolo e non trovò altra soluzione se non ucciderlo e continuare a fare le sue compere che tanto la facevano stare bene.
Il popolo era adirato e lei continuava a spendere i soldi del reame e ad accumulare ricchezze fino a quando la sua bambina, Parsimonia, cosciente di ciò che aveva fatto la madre, raggiunta l'età per regnare, non le strappò via la corona e la rinchiuse nelle sue stanze.
Si conosce poco della morte di Ingordigia.
Alcuni dicono che sia scappata, altri che, rinchiusa nelle sue stanze, Parsimonia venne schiacciata dal peso dell'enorme lampadario usato nelle sale da ballo che lei si ostinò di mettere nella sua stanza e che qualcuno, forse la figlia stessa, svitò intenzionalmente.
Prima di tutto, Cenerentola era un nomignolo datole per il suo essere sempre sporca di fuliggine. Il suo vero nome era Ingordigia.
Quando la corona venne posata sul suo capo, tutti nel regno sospettavano che fosse un'impostora, un'usurpatrice di un trono che non spettava a lei. E lei conosceva il pensiero del popolo e rimaneva chiusa per ore nelle sue stanze in attesa dell'arrivo del marito finché lui, vedendola giù di morale e triste non le consigliò di andare nel reame a comprare tutto ciò che lei voleva.
E così fece.
Più girava in quello che di diritto era il suo popolo e più il suo popolo la additava e ogni volta che accadeva, Ingordigia, acquistava qualcosa da uno dei mercanti.
Poi arrivò l'ossessione: usciva ogni giorno a caccia di qualcosa di nuovo da comprare e più comprava, più veniva additata creando una routine malata che l'avrebbe portata ad avere una discussione con il suo sposo. Ingordigia lesse nelle parole del re le stesse accuse dategli dal suo popolo e non trovò altra soluzione se non ucciderlo e continuare a fare le sue compere che tanto la facevano stare bene.
Il popolo era adirato e lei continuava a spendere i soldi del reame e ad accumulare ricchezze fino a quando la sua bambina, Parsimonia, cosciente di ciò che aveva fatto la madre, raggiunta l'età per regnare, non le strappò via la corona e la rinchiuse nelle sue stanze.
Si conosce poco della morte di Ingordigia.
Alcuni dicono che sia scappata, altri che, rinchiusa nelle sue stanze, Parsimonia venne schiacciata dal peso dell'enorme lampadario usato nelle sale da ballo che lei si ostinò di mettere nella sua stanza e che qualcuno, forse la figlia stessa, svitò intenzionalmente.
Storie di peccati: Accidia
Nacque Accidia la Sognatrice o l'Innamorata.
Sin da bambina aveva cura di ciò che aveva e sapeva che un giorno sarebbe stata una moglie devota a quello che sarebbe stato l'Amore della sua vita.
Accidia era ancora molto giovane quando trovò Coraggio e con lui iniziò una storia d'amore di cui gli scrittori hanno sempre preferito non parlare per paura di non rendere giustizia a ciò che li legava.
Erano inseparabili ma soprattutto erano innamorati l'uno dell'altra.
Coraggio da buon comandante dell'esercito, venne chiamato in guerra e in guerra trovò la sua fine.
Accidia, conosciuta la fine del suo grande amore, indossò il vestito scelto per le nozze, si diresse nella sua stanza da letto e in esso sprofondò in lungo sonno fino al giorno della sua morte.
Sapete, Accidia era buona ma sapeva che la battaglia della sua vita consisteva nel prendersi cura delle persone a lei care e quando scoprì che aveva perso, che era stata sconfitta, intuì allora che sarebbe stato meglio poter vivere la sua vita nei sogni, continuare a fare del bene in essi per congiungersi appena possibile con il suo amato.
Sin da bambina aveva cura di ciò che aveva e sapeva che un giorno sarebbe stata una moglie devota a quello che sarebbe stato l'Amore della sua vita.
Accidia era ancora molto giovane quando trovò Coraggio e con lui iniziò una storia d'amore di cui gli scrittori hanno sempre preferito non parlare per paura di non rendere giustizia a ciò che li legava.
Erano inseparabili ma soprattutto erano innamorati l'uno dell'altra.
Coraggio da buon comandante dell'esercito, venne chiamato in guerra e in guerra trovò la sua fine.
Accidia, conosciuta la fine del suo grande amore, indossò il vestito scelto per le nozze, si diresse nella sua stanza da letto e in esso sprofondò in lungo sonno fino al giorno della sua morte.
Sapete, Accidia era buona ma sapeva che la battaglia della sua vita consisteva nel prendersi cura delle persone a lei care e quando scoprì che aveva perso, che era stata sconfitta, intuì allora che sarebbe stato meglio poter vivere la sua vita nei sogni, continuare a fare del bene in essi per congiungersi appena possibile con il suo amato.
lunedì 13 luglio 2015
Storie di peccati: Superbia
Con l'errore di Pandora tanti orrori uscirono fuori da quel vaso.
Tra di essi uscì fuori Superbia, una delle più terribili.
Superbia era stata imprigionata nel vaso perché complice di uno dei più grandi reati conosciuti al mondo: la rivolta contro Dio da parte di Satana, suo sposo.
Superbia era solo una mortale di umili origini, abbandonata da sua madre quando era in fasce e per l'ignoranza che aveva del suo passato aveva sempre pensato di essere di origini divine e trovava disgustoso il modo di vivere imposto dai suoi genitori adottivi. Così Superbia dopo l'ennesima fuga d'amore con uno dei numerosi uomini che le promettevano un futuro migliore, incontrò Satana: l'angelo più bello dell'arsenale di Dio.
Lui la ammonì, le spiegò che per salire in alto bisognava lavorare duramente e che niente veniva regalato ma che tutto doveva essere conquistato con la fatica e il sacrificio.
Lei gli rispose che per un angelo capire un problema umano era cosa assai difficile e poi lo chiamò "Schiavo di Dio" e da quelle parole iniziò la Rivolta.
"Sono un pari di Dio, non un suo schiavo. Sono l'angelo più bello del Signore." disse Satana.
"Il più bello, si. Ma non il più potente. Se un giorno volesse, il Signore potrebbe eliminarti, senza che tu neanche trovi il tempo per accorgertene." rispose Superbia.
Si lasciarono ma Satana ormai aveva in lui il sentore che forse Superbia avesse ragione.
Si ribellò a Dio.
Perse le sue ali.
Regnò nell'Inferno e in esso, durante la sua caduta, trascinò con lui Superbia, felice di aver trovato il suo giusto ruolo: Regina degli Inferi.
Tra di essi uscì fuori Superbia, una delle più terribili.
Superbia era stata imprigionata nel vaso perché complice di uno dei più grandi reati conosciuti al mondo: la rivolta contro Dio da parte di Satana, suo sposo.
Superbia era solo una mortale di umili origini, abbandonata da sua madre quando era in fasce e per l'ignoranza che aveva del suo passato aveva sempre pensato di essere di origini divine e trovava disgustoso il modo di vivere imposto dai suoi genitori adottivi. Così Superbia dopo l'ennesima fuga d'amore con uno dei numerosi uomini che le promettevano un futuro migliore, incontrò Satana: l'angelo più bello dell'arsenale di Dio.
Lui la ammonì, le spiegò che per salire in alto bisognava lavorare duramente e che niente veniva regalato ma che tutto doveva essere conquistato con la fatica e il sacrificio.
Lei gli rispose che per un angelo capire un problema umano era cosa assai difficile e poi lo chiamò "Schiavo di Dio" e da quelle parole iniziò la Rivolta.
"Sono un pari di Dio, non un suo schiavo. Sono l'angelo più bello del Signore." disse Satana.
"Il più bello, si. Ma non il più potente. Se un giorno volesse, il Signore potrebbe eliminarti, senza che tu neanche trovi il tempo per accorgertene." rispose Superbia.
Si lasciarono ma Satana ormai aveva in lui il sentore che forse Superbia avesse ragione.
Si ribellò a Dio.
Perse le sue ali.
Regnò nell'Inferno e in esso, durante la sua caduta, trascinò con lui Superbia, felice di aver trovato il suo giusto ruolo: Regina degli Inferi.
giovedì 9 luglio 2015
Quando la maschera cola via.
Buongiorno popolo di #ComunicazioneOrdinaria , sono nel mezzo di una tempesta di cui non discuterò i dettagli per il momento, ma questo tornado non ha potuto non ispirare questo articolo.
Insomma la questione è questa: la maschera che ogni giorno ci costruiamo con cose non dette, segreti e taciuti atti, ha una fine, una morte che si ritorce nella vita reale.
Ora, non fate le anime innocenti del paradiso: ognuno di noi ha dei segreti, qualcosa che nasconde, non per forza un segreto grave o insostenibile ma anche uno semplice, una relazione di cui ancora non vogliamo parlare, un fallimento che ancora dobbiamo metabolizzare, un'invidia che vogliamo reprimere prima che distrugga qualcosa che per noi è importante.
Ecco, questi segreti, queste cose non dette, creano una maschera che indossiamo ogni giorno. Ma più è sciocco il segreto e meno la maschera peserà e la sua struttura sarà così sottile che alla prima folata di vento, si deciderà, magari proprio noi stessi, che è meglio affrontare la realtà, togliere via questa maschera di carta leggera e prenderci le responsabilità delle nostre azioni.
Purtroppo non è sempre così facile, alle volte i segreti passano dall'essere leggeri e poco spaventosi all'essere pesanti, da intrappolarci, rendendo la nostra maschera dura e impastata con la nostra anima da far perdere perfino a noi stessi la capacità di riconoscere verità e menzogna. Ed ecco che inizia così ad alzarsi un vento intorno a noi e alle nostre bugie: all'avanzare delle bugie, cresce in modo esponenziale la violenza e l'effetto del vento che emaniamo e allo stesso tempo la pesantezza della maschera che portiamo.
Insomma: spingiamo lontano da noi le persone indossando una maschera che da fuori rimane comunque invitante e piacevole alla vista. Si, quando si porta una maschera del genere in pochi riescono a capire che c'è qualcosa di misterioso, qualcosa che non quadra, qualcosa di grave nell'indossatore o nell'indossatrice di tale strumento. Però di una cosa siamo certi: la maschera ha una scadenza, è così viva da avere anche lei una morte e quando muore la maschera il vento soffia in modo così terribile da cancellare ogni speranza di un ritorno alla vita reale.
E poi cosa si fa? Come si torna indietro?
Ah, questo non lo so.
Però conosco la sensazione di dover tenere dentro un segreto e posso solo dire che una volta svelato ci si rende conto che il mostro che tentavamo di combattere è molto meno spaventoso di ciò che abbiamo immaginato e se non lo diventa, almeno si è liberi e leggeri di poter mostrarsi per quello che si è veramente, vivere in natura e in pace con la propria essenza mutabile e insostenibile, per certi versi, ma comunque in vera, reale e autentica.
Questo posso dirvi amici di #ComunicazioneOrdinaria i segreti non tengono unite le persone anzi, nel volerle proteggere dalla verità le si allontanano solamente. Perché non è questa l'essenza di una bugia? Il modo, seppur peggiore, di voler proteggere qualcuno da una verità che potrebbe uccidere, quando in realtà l'unica cosa che uccide è la morte e quella non indossa maschere.
Insomma la questione è questa: la maschera che ogni giorno ci costruiamo con cose non dette, segreti e taciuti atti, ha una fine, una morte che si ritorce nella vita reale.
Ora, non fate le anime innocenti del paradiso: ognuno di noi ha dei segreti, qualcosa che nasconde, non per forza un segreto grave o insostenibile ma anche uno semplice, una relazione di cui ancora non vogliamo parlare, un fallimento che ancora dobbiamo metabolizzare, un'invidia che vogliamo reprimere prima che distrugga qualcosa che per noi è importante.
Ecco, questi segreti, queste cose non dette, creano una maschera che indossiamo ogni giorno. Ma più è sciocco il segreto e meno la maschera peserà e la sua struttura sarà così sottile che alla prima folata di vento, si deciderà, magari proprio noi stessi, che è meglio affrontare la realtà, togliere via questa maschera di carta leggera e prenderci le responsabilità delle nostre azioni.
Purtroppo non è sempre così facile, alle volte i segreti passano dall'essere leggeri e poco spaventosi all'essere pesanti, da intrappolarci, rendendo la nostra maschera dura e impastata con la nostra anima da far perdere perfino a noi stessi la capacità di riconoscere verità e menzogna. Ed ecco che inizia così ad alzarsi un vento intorno a noi e alle nostre bugie: all'avanzare delle bugie, cresce in modo esponenziale la violenza e l'effetto del vento che emaniamo e allo stesso tempo la pesantezza della maschera che portiamo.
Insomma: spingiamo lontano da noi le persone indossando una maschera che da fuori rimane comunque invitante e piacevole alla vista. Si, quando si porta una maschera del genere in pochi riescono a capire che c'è qualcosa di misterioso, qualcosa che non quadra, qualcosa di grave nell'indossatore o nell'indossatrice di tale strumento. Però di una cosa siamo certi: la maschera ha una scadenza, è così viva da avere anche lei una morte e quando muore la maschera il vento soffia in modo così terribile da cancellare ogni speranza di un ritorno alla vita reale.
E poi cosa si fa? Come si torna indietro?
Ah, questo non lo so.
Però conosco la sensazione di dover tenere dentro un segreto e posso solo dire che una volta svelato ci si rende conto che il mostro che tentavamo di combattere è molto meno spaventoso di ciò che abbiamo immaginato e se non lo diventa, almeno si è liberi e leggeri di poter mostrarsi per quello che si è veramente, vivere in natura e in pace con la propria essenza mutabile e insostenibile, per certi versi, ma comunque in vera, reale e autentica.
Questo posso dirvi amici di #ComunicazioneOrdinaria i segreti non tengono unite le persone anzi, nel volerle proteggere dalla verità le si allontanano solamente. Perché non è questa l'essenza di una bugia? Il modo, seppur peggiore, di voler proteggere qualcuno da una verità che potrebbe uccidere, quando in realtà l'unica cosa che uccide è la morte e quella non indossa maschere.
lunedì 6 luglio 2015
#Festadelbacio
Buongiorno, buon lunedì e buon inizio settimana.
Si inizia questa settimana con un trend topic a mio parere molto carino: #festadelbacio
Il bacio a mio parere è un contratto non scritto tra due persone che provano affetto l'un l'altro. Il contratto non è vincolante e non è neanche coercitivo ma intrappola una parte di una persona nel corpo e nella mente di un'altra.
Ci svegliamo la mattina e baciamo i nostri genitori, le nostre sorelle e fratelli. Poi andiamo a lavoro o all'università e baciamo i nostri amici e per quelli che hanno il cuore occupato, alla sera, si bacia anche la persona che amiamo. E poi c'è il bacio ubriaco, quello geloso, quello timido e ancora quello propriamente sessuale: un singolo atto con significati ogni volta diversi.
Ma il bacio ha diverse forme, diverse sfumature e colorazioni perché il bacio è e ha potere.
Se in Italia è naturale baciarsi quando ci si incontra, in altre culture il bacio ha un significato diverso: alcune lo evitano, altre lo preferiscono più privato e altre ancora lo selezionano a pochi eletti.
Ma se la festa del bacio vuole ricordarci l'importanza dell'atto è perché in queste nostre vite frenetiche alle volte baciamo distrattamente, senza importanza, portando il gesto a livello di una routine senza sentimento quando invece il bacio è scelta, sentimento e passione, anche solo se tra famigliari o amici.
Dunque per la festa del bacio prendete le persone che amate e date loro un bacio sentito, uno di quelli in cui tutto il loro affetto per loro scaturisca dal vostro gesto, uno di quelli che emani calore. Non bisogna essere per forza Peter Parker e tentare un bacio al contrario per dare maestosità al gesto, basta aprire il cuore.
Buona #festadelbacio e buon inizio settimana!
Si inizia questa settimana con un trend topic a mio parere molto carino: #festadelbacio
Il bacio a mio parere è un contratto non scritto tra due persone che provano affetto l'un l'altro. Il contratto non è vincolante e non è neanche coercitivo ma intrappola una parte di una persona nel corpo e nella mente di un'altra.
Ci svegliamo la mattina e baciamo i nostri genitori, le nostre sorelle e fratelli. Poi andiamo a lavoro o all'università e baciamo i nostri amici e per quelli che hanno il cuore occupato, alla sera, si bacia anche la persona che amiamo. E poi c'è il bacio ubriaco, quello geloso, quello timido e ancora quello propriamente sessuale: un singolo atto con significati ogni volta diversi.
Ma il bacio ha diverse forme, diverse sfumature e colorazioni perché il bacio è e ha potere.
Se in Italia è naturale baciarsi quando ci si incontra, in altre culture il bacio ha un significato diverso: alcune lo evitano, altre lo preferiscono più privato e altre ancora lo selezionano a pochi eletti.
Ma se la festa del bacio vuole ricordarci l'importanza dell'atto è perché in queste nostre vite frenetiche alle volte baciamo distrattamente, senza importanza, portando il gesto a livello di una routine senza sentimento quando invece il bacio è scelta, sentimento e passione, anche solo se tra famigliari o amici.
Dunque per la festa del bacio prendete le persone che amate e date loro un bacio sentito, uno di quelli in cui tutto il loro affetto per loro scaturisca dal vostro gesto, uno di quelli che emani calore. Non bisogna essere per forza Peter Parker e tentare un bacio al contrario per dare maestosità al gesto, basta aprire il cuore.
Buona #festadelbacio e buon inizio settimana!
domenica 5 luglio 2015
Come si scrive un curriculum vitae? Un decalogo
Il curriculum vitae è il nostro biglietto d'ingresso nel mondo del lavoro.
Stilare un curriculum in modo corretto non è un'impresa semplice soprattutto perché il curriculum è personale ed è giusto che sia così: se fossero tutti uguali non ci sarebbe la sana competizione che si instaura quando si cerca un lavoro.
L'obiettivo è dunque scrivere un curriculum vitae che sia personale ma non esagerato, pacchiano o troppo prolisso.
Ho stilato un decalogo di consigli che spero possano esservi d'aiuto.
Stilare un curriculum in modo corretto non è un'impresa semplice soprattutto perché il curriculum è personale ed è giusto che sia così: se fossero tutti uguali non ci sarebbe la sana competizione che si instaura quando si cerca un lavoro.
L'obiettivo è dunque scrivere un curriculum vitae che sia personale ma non esagerato, pacchiano o troppo prolisso.
Ho stilato un decalogo di consigli che spero possano esservi d'aiuto.
- La foto che scegliete è fondamentale. Solitamente deve essere inserita in alto a destra, deve essere di dimensioni accettabili dunque né troppo grande né troppo piccola e deve essere rappresentativa della vostra persona, nel senso professionale del termine. Dunque toglietevi dalla testa di mettere foto in cui siete alticci, non usate sfondi scuri, cercate di avere una risoluzione perfetta e niente selfie. La foto deve rappresentare ciò che siete quando siete sul posto di lavoro, deve trasmettere al reclutatore sicurezza e fiducia in voi.
- Il carattere scelto è anche quello fondamentale. Usate il classico Times New Roman o qualcosa di simile: va bene personalizzare il curriculum ma dare l'idea di poca professionalità è sempre l'idea che dobbiamo evitare che arrivi al reclutatore.
- I dati personali sono obbligatori: ricordate di scrivere sempre il vostro nome, cognome, data di nascita, indirizzo di residenza e i vostri recapiti telefonici e social dunque email, Facebook e affiliati. Perché inserire Facebook e gli altri social? Perché darete l'idea di non aver nulla da nascondere, di essere reperibili e disponibili a fornire tutte le informazioni che possono necessitare al reclutatore per trovare notizie su di voi.
- L' email personale è altrettanto importante. Siete in cerca di lavoro, è dunque necessario dare la giusta impressione: eliminate ogni tipo di email che non corrisponda al vostro nome e cognome. mario.rossi@gmail.com è un classico esempio di email professionale accettabile. marieTTOilRossy88@gmail.com ad esempio non è assolutamente accettabile.
- Il percorso di studi deve essere scritto in modo funzionale. Mi spiego: non bisogna solo scrivere che scuola avete frequentato ma cosa avete imparato a fare, quali sono le materie in cui siete più bravi e a quali progetti avete partecipato, quale ruolo avete avuto e quali sono stati i risultati. Ad esempio se avete un diploma di scuola superiore potreste dire l'idea che avete portato per gli esami di maturità, il vostro livello d'inglese e quello delle altre lingue che avete studiato e se avete fatto parte di qualche progetto. Ricordate di scrivere sempre il nome dell'istituto, l'indirizzo di studi, la votazione (anche se è il minimo è giusto scriverlo, perché come sappiamo non è un voto che rappresenta le capacità di una persona) e le caratteristiche del corso scritte in modo funzionale.
- In questa parte dedicata al percorso di studi dovete anche inserire i corsi che avete frequentato: sia quelli di lingua che quelli professionalizzanti e anche quelli artistici. A meno che non vogliate fare gli arcieri non scrivete di aver seguito il corso di tiro con l'arco durante una vacanza in un villaggio vacanze: per i reclutatori è irrilevante. Menzionate invece la vostra partecipazione a seminari, corsi di formazione e di perfezionamento. Sapere che vi aggiornate darà un messaggio positivo al reclutatore.
- Le vostre esperienze lavorative dovete scriverle in ordine cronologico partendo dalla più recente alla meno recente. In questo caso dovrete scrivere il nome dell'azienda, l'inizio e la fine del contratto lavorativo, la vostra posizione, le vostre mansioni e gli obiettivi che avete raggiunto durante il vostro lavoro.
- Infine dovrete scrivere ciò che vi appassiona: hobby e interessi sono fondamentali per chiudere il quadro generale che descrive il vostro curriculum vitae. Naturalmente hobby e interessi che siano utili per il reclutatore per convincerlo a chiamarvi per un colloquio. Tutto dipende da ciò per cui vi candidate: se è il settore creativo, ad esempio, scrivere che avete la passione per la lettura, la scrittura e l'arte giocheranno a vostro favore.
- Ricordatevi di inserire sempre la firma (firmate su un pezzo di carta, scannerizzatela e copiatela sul vostro curriculum vitae) e il consenso al trattamento dei dati personali. Senza di quello il vostro curriculum verrà automaticamente cestinato.
- Infine vi ricordo che oltre a inviare il vostro curriculum vitae è sempre meglio aggiungere una lettera di presentazione. In sintesi è un altro documento da allegare insieme al curriculum in cui scrivere perché vi state candidando, cosa potete offrire al datore di lavoro e quali sono le vostre potenzialità che potreste mettere in campo nel settore.
Il curriculum vitae è il passaporto verso il vostro futuro lavorativo: compilarlo nel modo corretto è essenziale per essere dei candidati competitivi.
Spero che i miei consigli siano stati d'aiuto e vi ringrazio per avermi letto e vi ricordo che se vi è piaciuto di condividerlo a più persone possibili.
Spero che i miei consigli siano stati d'aiuto e vi ringrazio per avermi letto e vi ricordo che se vi è piaciuto di condividerlo a più persone possibili.
C.O.
venerdì 3 luglio 2015
Lo stupro inizia di notte e continua nella testa delle persone
Succede a Roma, nel quartiere Prati, il 29 giugno 2015: uno stupro ai danni di una ragazzina di 15 anni. Il quartiere è prestigioso, la notte romana pullula di gente che esce per una passeggiata, un drink al massimo e poi tutti a casa. Di lunedì le discoteche sono chiuse, le ferie non sono ancora dilaganti e il martedì si torna a lavorare. Tutto nella norma. Alle 23 lo stupro di una ragazza: una futura donna traumatizzata da parte di un uomo. Non un rom di quelli condannati a priori dagli italiani non vedenti e non coscienti, non un ubriaco di ritorno da una festa alcolica ma un militare della marina, un protettore del popolo, della nazione italiana, un uomo che veste la divisa dell'eroe si è macchiato di un reato impressionate.
Ma lo stupro non è finito. Sono passati già parecchi giorni e la ragazza di 15 anni è ancora sotto tortura. Dalla pagina Facebook Raccolta statistica di commenti ridondanti ecco che spunta fuori una realtà ancora più sconcertante.
"Se le cercata ma non è giusto" scrive uno.
"Basta con questo abbigliamento aderente oppure super corto! Siete anche voi cazzarola" scrive un altro.
E infine "I buoni lo pensano, i cattivi lo fanno".
Ne ho citati solo tre, perché andare oltre avrebbe fatto riproporre un pasto a chiunque conosce il significato del binomio "dignità umana". E allora penso davvero che certe lotte contro la discriminazione non finiscono mai.
Ho conosciuto uomini e donne di colore che fanno una vita di sacrifici per arrivare a fine mese e che lavorano onestamente tornando a casa con la coscienza pulita, quella che scaturisce da una dura giornata di lavoro. Eppure ci sono uomini e donne che li vorrebbero mandare via per un principio che è disumano, perché non è casa loro.
Ho conosciuto donne che si vestono con abiti scollati, che tengono al proprio corpo, che ci tengono ad essere belle e in salute e che allo stesso tempo sono serie, rispettose e degli uomini usa e getta se ne fanno poco. Eppure si crede ancora che se una donna è bella e mostra troppa pelle, allora deve essere considerata come una poco di buono, una di quelle che se si veste in quel modo cerca del sesso facile, con uno conosciuto un'ora prima.
Ho conosciuto omosessuali che vivono secondo le leggi non scritte dell'amore e del rispetto tra partner, che lavorano per il proprio futuro e che la loro sessualità l'hanno sempre tenuta dove è giusto tenerla: in camera da letto. Eppure nonostante il matrimonio gay in America sia legale e Facebook sia stato bombardato da foto multicolore, in Turchia il gay pride è stato fatto sgomberare con idranti e proiettili di gomma.
Ecco, vi propongo un video che mi ha lasciato a bocca aperta, un video che riproduce un Processo per stupro del 1979. Ora riguardate le immagini di prima e trovate le differenze. Ce ne sono? Io non ne ho trovate.
Quanto ancora si dovrà sopportare tutto questo?
Quanto ancora dovrete continuare a stuprare quella ragazzina?
Perché fare certe affermazioni è stupro.
E voi donne, voi che siete le protagoniste di questo scempio, prima di giudicare e dare epiteti squallidi a coloro che condividono con voi il genere, sappiate che anche quello è stupro.
Ma lo stupro non è finito. Sono passati già parecchi giorni e la ragazza di 15 anni è ancora sotto tortura. Dalla pagina Facebook Raccolta statistica di commenti ridondanti ecco che spunta fuori una realtà ancora più sconcertante.
"Se le cercata ma non è giusto" scrive uno.
"Basta con questo abbigliamento aderente oppure super corto! Siete anche voi cazzarola" scrive un altro.
E infine "I buoni lo pensano, i cattivi lo fanno".
Ne ho citati solo tre, perché andare oltre avrebbe fatto riproporre un pasto a chiunque conosce il significato del binomio "dignità umana". E allora penso davvero che certe lotte contro la discriminazione non finiscono mai.
Ho conosciuto uomini e donne di colore che fanno una vita di sacrifici per arrivare a fine mese e che lavorano onestamente tornando a casa con la coscienza pulita, quella che scaturisce da una dura giornata di lavoro. Eppure ci sono uomini e donne che li vorrebbero mandare via per un principio che è disumano, perché non è casa loro.
Ho conosciuto donne che si vestono con abiti scollati, che tengono al proprio corpo, che ci tengono ad essere belle e in salute e che allo stesso tempo sono serie, rispettose e degli uomini usa e getta se ne fanno poco. Eppure si crede ancora che se una donna è bella e mostra troppa pelle, allora deve essere considerata come una poco di buono, una di quelle che se si veste in quel modo cerca del sesso facile, con uno conosciuto un'ora prima.
Ho conosciuto omosessuali che vivono secondo le leggi non scritte dell'amore e del rispetto tra partner, che lavorano per il proprio futuro e che la loro sessualità l'hanno sempre tenuta dove è giusto tenerla: in camera da letto. Eppure nonostante il matrimonio gay in America sia legale e Facebook sia stato bombardato da foto multicolore, in Turchia il gay pride è stato fatto sgomberare con idranti e proiettili di gomma.
Ecco, vi propongo un video che mi ha lasciato a bocca aperta, un video che riproduce un Processo per stupro del 1979. Ora riguardate le immagini di prima e trovate le differenze. Ce ne sono? Io non ne ho trovate.
Quanto ancora si dovrà sopportare tutto questo?
Quanto ancora dovrete continuare a stuprare quella ragazzina?
Perché fare certe affermazioni è stupro.
E voi donne, voi che siete le protagoniste di questo scempio, prima di giudicare e dare epiteti squallidi a coloro che condividono con voi il genere, sappiate che anche quello è stupro.
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