mercoledì 3 giugno 2015

Le azioni sbagliate

La religione ci insegna che nonostante tutte le leggi divine, i comandamenti, i riti e le preghiere viviamo tutti sotto un tacito libero arbitrio. Possiamo fare tutto ciò che vogliamo dal più puro bene al più corrotto male. Nessun impedimento. Solo una clausola: siamo responsabili delle nostre azioni. 

 C'è chi crede nel karma e chi nel peccato originale, io invece credo nell'eccesso e nella redenzione. Tutti noi viviamo in una linea di tempo imperturbabile e inscindibile ma abbiamo il potere della memoria: noi ricordiamo tutto, anche ciò che pensiamo di non ricordare. Ed ecco che gli atteggiamenti mutano, i sentimenti cambiano e la carne e l'anima subiscono variazioni stimabili col passare del tempo. Se è vero che abbiamo il libero arbitrio e che dobbiamo però rendere conto delle nostre azioni, per quale motivo non spingerci entro e oltre i limiti consentiti? Nel caso peggiore possiamo chiedere le redenzione delle nostre azioni, possiamo metterci in una stanza e riflettere. 

Le grandi storie d'amore non sono quelle in cui la morte ha preso il posto della vita rendendola però immortale a chi ha continuato a viverla?
I grandi uomini e le grandi donne della storia non sono quelle ricordate in un giorno particolare per un'azione così sconvolgente e così rivoluzionaria da renderli, per i loro contemporanei, pazzi e malati di mente?
E infine non siamo noi stessi a giudicare con sufficienza coloro che ricorrono alla quieta tristezza della quotidianità invece di scegliere le vibranti scosse dell'ignoto futuro?

Si, gli eccessi rendono immortali, i medi, lo dice la parola, restano nella media.
Il progetto di ogni essere umano dovrebbe essere quello di vivere la propria vita con lo scopo ben preciso di viverla nella sua potenzialità più alta, ma quando questa ci viene impedita cosa è possibile fare? Purtroppo niente, perché non si può vivere di eccessi se non si è liberi e non si è liberi quando si è legati. Ora non prendete il mio discorso come superficiale e ai limiti dell'insensibile, sto solo dicendo che vivere da soli il quotidiano amplia il nostro portafoglio di possibilità, mentre invece la vita in comunione lo limita e per alcuni è una mossa saggia e consolante, per altri una catena potente e pesante. 

Ma arriva poi il giorno che il povero uomo e la povera donna dagli occhi che vedono oltre l'orizzonte decida di legarsi a qualcuno e di limitare il proprio potenziale per poter trovare il potenziale univoco delle due anime che hanno deciso di sostenersi a vicenda per i giorni che decideranno di restare insieme. E in quel momento il libero arbitrio che fine ha fatto? C'è e si manifesta ogni giorno con la decisione di rimanere e di condividere e di cercare ciò che si ha in comune. Ma proprio per amore dell'altro e per questa costrizione che decidiamo con razionalità e sentimento di accogliere, è necessario fare una precisazione: se si decide di essere legati ad un altro essere umano è il caso che il proprio libero arbitrio non arrechi tedio e fastidio ad esso perché quale può essere il senso di decidere di vivere con una persona se le nostre azioni danneggiano la sua vita? In quel caso si può avere la redenzione ma ad ogni danno la redenzione sarà più difficile da ottenere e la credibilità sarà sempre meno palese.

Ecco, forse non siamo stati creati per stare da soli ma questo non vuol dire che siamo creati per amalgamarci unitariamente e totalmente agli altri. Forse vivere di eccessi è il modo perfetto di essere single, vivere insieme è il modo perfetto per ritrovare i propri medi con la giusta accortezza di non fare della nostra vita un tiepido brodo di noia ma un frizzante futuro che desti curiosità a chi ha ancora un cuore che pulsa.

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