venerdì 5 giugno 2015

Quando il bipolarismo è necessario alla sopravvivenza

Possiamo affermarlo con convinzione: il bipolarismo selettivo è una piaga della nostra società. Naturalmente si parla di un bipolarismo buono, uno comune, non la patologia ma è comunque bipolarismo: Dottor Jekyll e e Mr. Hyde, Beyoncè e Sacha Fierce, Bruce Jenner e Caitlyn Jenner. Ecco se il primo esempio è quello letterario in cui un uomo riesce nel suo esperimento e riesce a tramutarsi in una persona completamente diversa da ciò che è, il secondo è invece l'esempio musicale della celebre cantante che dice di essere Beyoncè fuori dal palco e Sacha sul palco e la prima è così timida da non riuscire a fare ciò che Sacha compie nei suoi concerti a suon di fuoco ed effetti speciali. Infine un caso di cronaca di questi giorni: Bruce Jenner, medaglia d'oro per l'atletica diviene, compiuti da molto i sessantanni, una donna. Il padre delle modelle Jenner, uno dei protagonisti del dramma Kardashian, modello di virilità in un'epoca assai lontana, ora si fa chiamare Caitlyn, ha già una copertina su Vanity Fair e ricerca l'amore della sua vita. Peccato che sia ancora sposato con una donna, madre delle sue due figlie. Dettagli.

Ad ogni modo pensavo a questo bipolarismo e mi chiedevo se davvero ci fossero due o più persone che coabitano nel nostro corpo o se davvero la teoria del cervello e dell'anima fosse vera, cioè se siamo veramente esseri diversi a livello mentale e a livello di anima. Sinceramente credo nel bipolarismo selettivo all'interno di gruppi sociali distinti e cioè il fatto che siamo molto camaleontici riuscendo a esibire un lato del nostro carattere e della nostra persona a seconda di chi abbiamo davanti. L'esempio classico è quello della mia fascia d'età, i ventenni o poco più. Siamo insieme in gruppo ed escono fuori discorsi che vanno dal filosofico al d'ursiano. Abbiamo voci e costumi diversi per ogni occasioni, gesti e sorrisi anch'essi diversificati a seconda dell'interlocutore. E allora mi chiedo: tutta questa confusione nel rispettare le convenzioni e le aspettative altrui fa bene al nostro bipolarismo selettivo? E se si perde di vista l'identità, a chi attribuire la colpa?

Posso dire che è certo che il bipolarismo è necessario alla sopravvivenza ma a lungo andare si farà la fine dei casi prima citati: il primo era un medico troppo buono e che conosceva un lato malvagio dentro di lui e voleva tirarlo fuori perché le convenzioni sociali lo avevano represso e il risultato è stato la sua morte e un paio di omicidi di troppo; la seconda ha semplicemente trovato il modo di non sentire la pressione attribuendo ad un'altra le responsabilità più grandi; il terzo, infine, ha sempre saputo di appartenere ad un corpo non approvato dalla suo modo di sentirsi e ha dovuto aspettare i 60 anni e i tempi migliori per poter rinascere ciò che ha sempre desiderato di essere.

E allora la questione rimane questa: è giusto sopravvivere sapendo che mostrandosi si può vivere?
Le barriere sociali ci impongono di assopire parte della nostra natura, eppure un esperimento alla Jekyll non sarebbe poi tanto male.

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