martedì 30 giugno 2015

178 giorni per capirsi

5 gennaio 2015- 1 luglio 2015

178 giorni

In sei mesi tutto può cambiare, soprattutto quando sei costretto ad affrontare la realtà, quella vera, quella tanto chiacchierata da papà quando lamento un problema: "La vita vera è una giungla, queste sono cazzate!" è solito dire. E forse la vita vera di cui lui parla ancora non l'ho realmente provata ma sappiate che ci sono andato vicino. Sono partito con tante speranze, con tante certezze e con la solita paura del futuro, stavolta non solo paura, ma anche eccitazione di ciò che sarebbe successo dal giorno della mia partenza. Inutile dire che la famiglia, gli amici e i punti di riferimento sono la cosa più difficile da lasciare perché come ha detto una mia amica: "Quando vivi da solo sei senza difese, devi ricominciare dall'inizio". Naturalmente ho parafrasato il suo pensiero molto meno elegante ma siamo amici, l'importante è il contenuto. Ad ogni modo partire e lasciare il nido è un'esperienza che non necessita di alcun tipo di preparazione: è imprevedibile e la persona che eri non può nulla rispetto alla persona che diventerai. Tutto cambia, le certezze, il fisico, la mente e il pensiero. I punti fissi sono pochi perché ancora bisogna costruire, all'inizio. Io ho avuto la fortuna di trovare degli amici, delle persone di cui mi fido, di cui ho stima e con cui sono riuscito ad aprirmi anche quando ero preso dallo sconforto più totale. Sapete, quando si è giovani e intraprendenti, pieni di sogni, di progetti e di ambizioni e si viene catapultati in una realtà nuova si perde energia, vigore, lucidità. Parlando con i miei amici è capitato a tutti: trasferirsi vuol dire essere da soli, confrontarsi con la propria persona e scoprire di avere pregi e difetti di cui non ne sei mai stato a conoscenza. Nonostante gli amici, vivere da soli è un'esperienza che porta al confronto con la persona che eri e la trasforma in modo anche violento soprattutto quando lasci un posto in cui eri osannato e stimato anche a livello lavorativo. Il mondo reale non sa chi sei e non gli interessa. Al mondo reale serve vedere una scintilla fuori dalla massa che tenta di emergere per prenderti in considerazione e in questo periodo di cambiamento mi è stato impossibile brillare.

Ma se vi racconto questa storia, la mia storia, non è per spingervi a stare con mamma, papà, famiglia tutta con cane compreso, amici e un lavoro per accontentarsi, No, tutto il contrario. Vivere da soli è un passo che prima viene fatto prima viene rotta la campana di vetro a cui siamo stati abituati a vivere. Un passo che ti permette realmente di capire chi sei e che ti porta inevitabilmente a fare i conti con i tuoi demoni che nell'armadio non ci sanno proprio stare. Loro sono lì e ti fissano in attesa che tu li affronti. E li dovrai affrontare. E ne uscirai vincitore. Vivere da soli ti permette di conoscere un mondo al tuo interno che è totalmente inesplorato e che fa paura e quando riesci ad affrontarlo nonostante la solitudine e la paura costante di non riuscire in nulla alla fine ti svegli la mattina e sai che tutto può ancora accadere, tutto può ancora succedere.

Stando a casa, nella zona di comfort, non può accadere nulla. Tutto è routine, stancante e poco soddisfacente. Tutto è fermo. Trasferirsi è invece mobilità, rivoluzione e possibilità. Tutto questo certo ha un prezzo, ma è un prezzo che un giorno sarete felici di aver pagato.

Prendete le mie parole come parole di consapevolezza di chi ha affrontato e affronterà di nuovo il cambiamento sapendo che ora si conosce, conosce i propri limiti e le proprie forze e ne conosce l'essenza e il potenziale.

Sono stati sei mesi duri e nonostante annoti più sconfitte con il mondo che vittorie, ho comunque la certezza che io posso farcela e potrò farcela. Il mondo non è poi un posto così oscuro se si conosce ciò che noi possiamo riuscire a fare, a dare e a ricevere.

Comunicazione Ordinaria cambierà un po', ci sono dei progetti in ballo. Grazie a voi che chi di rado e chi con più sistematicità mi legge. Spero di poter trasmettere.

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