La Fondazione Prada ospita opere e installazioni davvero coinvolgenti ed espressive, arte per molti versi difficile da comprendere ma che vuole raccontare una storia che merita di essere declamata. Ma il bello di questo tipo di arte è che la storia in questione deve rimanere segreta, oppure sarebbe stata scritta su un testo e venduta in libreria. Queste storie sono il riflesso di un'interiorità che razionalmente non vuole uscire allo scoperto, ma che ha comunque bisogno di essere espressa. L'arte si è evoluta a tal punto che non vuole neanche che le sue informazioni vengano esplicitate su targhette di fredda plastica attaccate al muro: se vuoi sapere la storia di un pezzo devi prendere coraggio e chiedere allo staff e in quest'epoca di presunzione in pochi hanno tale coraggio.
Ad ogni modo, per quanto abbia visto meraviglie in quelle sale, c'è stato un posto che più di tutti ha sconvolto e saziato le mie curiosità. Parlo della Torre d'oro e delle installazioni di Robert Gobler e di Louise Bourgeois. Di entrambi conosco poco ma mi sono informato e hanno davvero qualcosa da dire quest'uomo.
Prima di tutto fanno dipingere d'oro un'ex cisterna degli anni '10 e da edifico fatiscente diventa una Torre incantata. Poi decidono l'orario di visita: le loro opere possono essere viste solo in alcuni orari. Infine per accedere ad ogni stanza della torre, bisogna utilizzare le scale: l'ascensore c'è, ma ha bisogno di una chiave per essere utilizzato, chiave non concessa a nessuno. Così si inizia la scalata e passo dopo passo si arriva alle varie opere: le prime riguardano l'infanzia e più si sale e più ci si trova verso l'età adulta, quella in cui l'anima ha qualcosa da dire ma si perde nella routine, quando le urla muoiono in gola per non uscire fuori dall'etichetta che ci siamo costruiti.
E infatti, a mio parere, sono i piani alti quelli più interessanti. Al quarto piano ci si trova in una stanza buia e si ammira l'opera della Bourgeois "Cell(Clothes)" del 1996. L'opera è composta da una serie di porte messe in un cerchio non chiuso per la mancanza di un'unica porta che rivela l'interno della stanza creata da questa struttura. Le porte sono di diversa fattura, colore, annata e salute. Da alcune è possibile vedere ciò che c'è dentro per mezzo di fori, vetri rotti o finestre, in altre no, ci è impossibile vedere l'interno. Ma guardando dalla porta mancante è possibile vedere una serie di oggetti di svariato tipo messi in posizioni più o meno inquietanti e accoppiati senza un evidente senso. Ma il senso c'è. Quello è il cuore della Bourgeois, un cuore custodito gelosamente e da cui nessuno potrà entrare. Si può solo sbirciare all'interno, solo catturare qualche dettaglio ma dipende tutto dalla posizione in cui ci si trova. Conosciuto questo dettaglio, tutti gli oggetti in un primo momento irrilevanti prendono vita: lo specchio da bagno rotto, le vesti sgualcite, le luci soffuse. In pochi metri ha inserito tutta la sua vita.
Infine al quinto piano c'è l'opera di Gobler "Untitled" del 2014. L'opera non è visibile sin dall'inizio perché si guarda dalla parte sbagliata: l'opera non è di fronte a noi, ma sotto di noi. In un tombino scorre dell'acqua che scivola tra sassi, foglie e teschi e lì, in quel tombino, tra quell'acqua e quella natura, c'è un rosso cuore pulsante che si illumina. Quello è invece il cuore di Gobler, nascosto in cima alla torre, inaccessibile ai più, difficile da vedere, da capire e da percepire. Qui il cuore è visibile, non bisogna immaginarlo. Tuttavia la sensazione avuta nella stanza della Bourgeois è la stessa: in un solo piccolo spazio c'è lì la sua vita, in balia della natura che potrebbe da un momento all'altro sciacquarlo via, spazzarlo con la corrente e frantumarlo tra rocce taglienti e pezzi di ossa sporgenti. La natura creatrice, la natura distruttrice.
Ecco, queste mie riflessioni sulla Fondazione Prada e sulla Torre d'oro sono per esprimere il mio entusiasmo su questa esperienza fuori dai canoni ordinari e un invito, per chi è a Milano, di spendere del tempo in questo luogo meraviglioso.
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