Dickens non mi è mai piaciuto. Forse perché racconta di un periodo storico troppo crudo, troppo duro, troppo grigio. E poi vendeva arte, non la produceva per passione, scriveva per vendere e non è un concetto a cui sono molto affezionato.
Però Dickens un libro a cui sono molto legato lo ha scritto ed è "Canto di Natale". C'è chi lo conosce per via del film, altri per il cartone animato e poi chi ha avuto la fortuna di averlo letto da bambini e di averlo portato con sé ogni Natale.
Il protagonista è Scrooge, un uomo vecchio, solo e taccagno che arrivato a toccare i limiti della non sensibilità viene salvato grazie ad un percorso in cui rivive il passato, guarda il presente e scruta il futuro. Tutto questo viaggio è condotto da quattro fantasmi che lo porteranno sulla via della redenzione.
"Canto di Natale" è il perfetto esempio di come l'esame di coscienza sia una cosa buona e giusta e di come ci si può perdere e ci si può ritrovare in un periodo anche abbastanza breve. Insomma ognuno di noi vive con i suoi fantasmi eppure l'esame di coscienza è un qualcosa di raro perché comporterebbe un cambiamento e ormai è chiaro che non siamo fatti per i cambiamenti.
Il fantasma del Natale passato a mio avviso è quello che preoccupa di più, perché è possibile fare un confronto con quello che eravamo e quello che siamo ora e il risultato potrebbe non essere poi così positivo. Passata l'adolescenza infatti si assiste ad un cambiamento radicale della persona, come se tutte le personalità multiple a noi destinate si destassero da un sonno durato un'infanzia. Ma proprio perché è possibile fare un confronto con il noi del passato si può guardare al presente e al futuro con più chiarezza e determinazione sperando poi la scelta di migliorare arrivi al momento giusto. "A Natale puoi.." vuole semplicemente essere un avvertimento che in un periodo in cui si rilassa la testa forse è possibile scrutarci dentro e cambiare qualcosa perché nonostante la paura impedisca il cambiamento, noi il cambiamento rendiamo reale ogni giorno con le nostre azioni.
Ad ogni modo l'unica cosa che possiamo augurarci a Natale è che possiamo trovare la forza di cambiare, di evolverci e di guardare le cose da punti di vista meno chiusi e più aperti.
In fondo se lo stesso Scrooge è riuscito a modificare ciò che in lui non andava bene, perché non dovremmo combattere anche noi e sconfiggere la neve?
giovedì 18 dicembre 2014
lunedì 15 dicembre 2014
Grimilde e l'hobby dei cretini
Tutti conosciamo Grimilde, la strega cattiva, quella di Biancaneve, la donna così sola al mondo da dover parlare con uno specchio per darsi ragione. Insomma, Grimilde aveva qualche problema però aveva il denaro sufficiente a non darlo a vedere.
La storia la conosciamo tutti: Biancaneve crede di poter parlare con i canarini, le tortore e i cervi, Grimilde invidiosa di queste capacità cerca nella casa di cura qualcuno che uccida Biancaneve, qualcuno dalla pazzia concorde alla loro tanto da poterle portare il cuore di Biancaneve in uno scrigno. E Grimilde nella ricerca riesce anche a trovarlo.
Insomma, una favola ambientata in una casa di cura, altro che castello.
Il cacciatore è il prescelto per questa azione di chirurgia con le forbici dalla punta arrotondata.
Biancaneve, sotto allucinogeni pensa di scappare in una foresta ma in fondo è solo il cortile della citata casa di cura. Il cacciatore la insegue ma la sua pazzia non lo porta ad uccidere la povera Biancaneve. Lui la lascia andare e nello scrigno ci mette "il cuore di un cinghiale" che dalle prove storiografiche si capisce essere semplice porchetta di Ariccia.
Grimilde, divorata la porchetta, capisce l'inganno e tenta di uccidere Biancaneve con una mela sperando che si potesse strozzare. La fine della favola la conoscete tutti: Biancaneve accetta le caramelle da uno sconosciuto e si ritrova con bambini e aspirapolvere rimpiangendo i suoi allucinogeni.
Ad ogni modo mi volevo soffermare sulla figura del cacciatore. Il cacciatore delle favole non riesce ad uccidere la povera Biancaneve ma con una facilità stoica riesce ad uccidere il cinghiale e a prenderne il cuore (secondo la fiaba). Fino a che si parla di favole io sono favorevole a lasciare i personaggi e le loro storie invariate ma quando si parla di realtà dei fatti, la storia del cacciatore proprio non mi va a genio.
Molti di voi sanno che pochi giorni fa ho denunciato un gruppo di cacciatori, vestiti da militari, accessoriati di fucili, proiettili e panza. L'ultimo accessorio mi fa venire in mente che forse invece di sparare agli uccelli potrebbero impiegare il loro tempo in palestra, ma questo è irrilevante. E allora ho pensato che il genere umano è proprio cretino: chi nel 2014, in Italia, con un tasso di disoccupazione famoso e un debito pubblico pari a quello di Al Bano con le sorelle Lecciso, ha come hobby vestirsi da idiota, prendere la macchina, sprecare benzina e andare ad uccidere degli animali, ecco quel tipo di persona avrebbe bisogno di un girone dell'inferno dantesco personale.
Io sono contro la violenza sugli animali e sulle persone perché credo nel potere della parola, dell'arte e della verità eppure un giorno sotto la legge del contrappasso non sarebbe male a queste bestie involute. Perché una multa scema non risolve il problema: portiamoli nei boschi, magari di notte, facciamogli sentire la paura che hanno gli animali quando sanno che la loro vita in pericolo, mettiamoli in gabbia e piazziamo delle trappole che forse la voglia di vestirsi da cacciatore gli verrà solo a Carnevale se gli è passato il trauma.
Dirò forse una bestialità ma gli animali non hanno tutela: possono venire presi e mollati sulle strade, possono essere uccisi legalmente a fini ludici, non di sopravvivenza e nessuno può dire o fare nulla.
Perché la guerra è finita da un pezzo, non siamo in Africa e mangiamo almeno 4 volte al giorno, dunque miei cari, se proprio avete necessità di avere un hobby e sprecare il vostro tempo andate a fare qualcosa di utile alla comunità, umana o animale che sia.
Se vedete dei cacciatori o qualsiasi persona con in mano un'arma chiamate il 113 o i numeri affiliati.
Grazie
La storia la conosciamo tutti: Biancaneve crede di poter parlare con i canarini, le tortore e i cervi, Grimilde invidiosa di queste capacità cerca nella casa di cura qualcuno che uccida Biancaneve, qualcuno dalla pazzia concorde alla loro tanto da poterle portare il cuore di Biancaneve in uno scrigno. E Grimilde nella ricerca riesce anche a trovarlo.
Insomma, una favola ambientata in una casa di cura, altro che castello.
Il cacciatore è il prescelto per questa azione di chirurgia con le forbici dalla punta arrotondata.
Biancaneve, sotto allucinogeni pensa di scappare in una foresta ma in fondo è solo il cortile della citata casa di cura. Il cacciatore la insegue ma la sua pazzia non lo porta ad uccidere la povera Biancaneve. Lui la lascia andare e nello scrigno ci mette "il cuore di un cinghiale" che dalle prove storiografiche si capisce essere semplice porchetta di Ariccia.
Grimilde, divorata la porchetta, capisce l'inganno e tenta di uccidere Biancaneve con una mela sperando che si potesse strozzare. La fine della favola la conoscete tutti: Biancaneve accetta le caramelle da uno sconosciuto e si ritrova con bambini e aspirapolvere rimpiangendo i suoi allucinogeni.
Ad ogni modo mi volevo soffermare sulla figura del cacciatore. Il cacciatore delle favole non riesce ad uccidere la povera Biancaneve ma con una facilità stoica riesce ad uccidere il cinghiale e a prenderne il cuore (secondo la fiaba). Fino a che si parla di favole io sono favorevole a lasciare i personaggi e le loro storie invariate ma quando si parla di realtà dei fatti, la storia del cacciatore proprio non mi va a genio.
Molti di voi sanno che pochi giorni fa ho denunciato un gruppo di cacciatori, vestiti da militari, accessoriati di fucili, proiettili e panza. L'ultimo accessorio mi fa venire in mente che forse invece di sparare agli uccelli potrebbero impiegare il loro tempo in palestra, ma questo è irrilevante. E allora ho pensato che il genere umano è proprio cretino: chi nel 2014, in Italia, con un tasso di disoccupazione famoso e un debito pubblico pari a quello di Al Bano con le sorelle Lecciso, ha come hobby vestirsi da idiota, prendere la macchina, sprecare benzina e andare ad uccidere degli animali, ecco quel tipo di persona avrebbe bisogno di un girone dell'inferno dantesco personale.
Io sono contro la violenza sugli animali e sulle persone perché credo nel potere della parola, dell'arte e della verità eppure un giorno sotto la legge del contrappasso non sarebbe male a queste bestie involute. Perché una multa scema non risolve il problema: portiamoli nei boschi, magari di notte, facciamogli sentire la paura che hanno gli animali quando sanno che la loro vita in pericolo, mettiamoli in gabbia e piazziamo delle trappole che forse la voglia di vestirsi da cacciatore gli verrà solo a Carnevale se gli è passato il trauma.
Dirò forse una bestialità ma gli animali non hanno tutela: possono venire presi e mollati sulle strade, possono essere uccisi legalmente a fini ludici, non di sopravvivenza e nessuno può dire o fare nulla.
Perché la guerra è finita da un pezzo, non siamo in Africa e mangiamo almeno 4 volte al giorno, dunque miei cari, se proprio avete necessità di avere un hobby e sprecare il vostro tempo andate a fare qualcosa di utile alla comunità, umana o animale che sia.
Se vedete dei cacciatori o qualsiasi persona con in mano un'arma chiamate il 113 o i numeri affiliati.
Grazie
venerdì 12 dicembre 2014
Immergetevi nel mare
Ritengo che l'Università sia uno luogo bello e che la Facoltà di Lettere sia uno strumento bello.
Utile ancora non lo so. I giornali non sono positivi a riguardo, ma di certo è uno strumento bello.
Si, lo è perché nonostante tutti i difetti dell'università con la Facoltà di Lettere è impossibile non fare autoanalisi. Anche il tipo che ci mette una decade per fare una triennale, quello che fa lettere perché non saprebbe cosa fare altrimenti e quello che l'università la odia, ogni studente di Lettere arriva ad un momento dei suoi studi, si ferma e fa autoanalisi.
L'autoanalisi per chi la pratica in maniera consapevole o meno è una delle cose più rischiose della vita. Con l'autoanalisi le certezze crollano, il viso si acciglia e la ruga di malinconia e paura si rivela agli occhi estranei.
Nonostante ciò l'autoanalisi è facile per chi la intraprende. Facile come respirare: è l'ossigeno del cervello, della psiche e delle pietre miliari della nostra vita.
Lasciare la Facoltà di Lettere non è stato poi un grande lutto: nonostante gli amici e le persone che ho incontrato, nonostante le informazioni e le nozioni che ho imparato, devo dire che l'Università mi è apparsa alquanto deludente. Eppure non si è mai stupefatti abbastanza. La mia migliore amica, divora libri, accarezza gatti ha fatto una tesi su una scrittrice di cui non sapevo neanche l'esistenza: Nathalie Sarraute. In 10 minuti di esposizione non si può conoscere un'autrice ma delle parole mi sono rimaste in testa, un pensiero abbastanza condivisibile, poetico ma allo stesso tempo reale. Durante il colloquio di laurea è stato detto che per la Sarraute non bisogna vedere il mare dall'alto ma bisogna immergersi in esso. Ed è questo particolare che più mi ha colpito.
Quante volte desideriamo un qualcosa ma "sappiamo già che non lo avremo mai"?
Quante volte rinunciamo a qualcosa perché "siamo stanchi di combattere"?
Quante volte abbiamo detto "non sono capace"?
E quante volte invece ci siamo riusciti? Parecchie.
La vita è fatta di limiti. Ve ne do atto. Le giornate portano a dei limiti estremi e tante volte la fatica prende il sopravvento. Ma questo non è importante e mi rivolgo soprattutto ai miei coetanei, a quelli che vivono nell'arrendersi e nel "tanto le cose non cambieranno mai".
Le cose cambiano se c'è volontà e coraggio.
Le cose possono cambiare quando ne hai il tempo e a 20 anni, o poco più, le cose possono cambiare.
Le cose devono cambiare quando fai il conto delle cose che uno Stato ti può dare e trovi che il risultato degli addenti è negativo.
Allora smettetela di contemplare il mare e immergetevi. C'è tempo per affogare nei problemi e nella routine: non affogatevi prima del tempo.
martedì 9 dicembre 2014
Che ci chiamiamo a fare esseri umani?
La civiltà contemporanea ha una pecca, una piaga, una rovinosa sciagura per l'essere umano.
L'estinzione è un qualcosa di naturale, l'involuzione comunicativa invece è solo figlia dei nostri comportamenti. Lentamente, presi forse da un modello televisivo sbagliato perpetuato nei personaggi dei libri dei nostri tempi, uomini e donne liberamente peccano di mancanza di onestà andando a creare situazioni spiacevoli.
Di onestà ne hanno parlato in molti nei secoli passati ma ora per quanto riguarda questa parola, immagino che il significato sia più assimilabile alla parola chiarezza. La chiarezza è una bellissima dote di cui nessuno se ne vuole vestire non sapendo che con la chiarezza tutto sarebbe molto più tranquillo e sereno, meno problematico e sparirebbero quegli stupidi fraintendimenti che mi danno ai nervi anche quando li vedo presentati in un'opera teatrale.
Con la chiarezza la situazione è diversa: nel bene o nel male si è tutti a conoscenza dei fatti nudi e crudi come vengono presentati. Non ci sono sorprese, non c'è mistero, non c'è la possibilità di farsi venire un attacco di rabbia e rovinarci la giornata per chi ha tradito la nostra fiducia, per chi non ha lasciato chiarezza, per chi non ha usato l'onestà.
Purtroppo il male non è stato esposto del tutto. Il problema rilevante sta nelle relazioni di superficie: sono le relazioni che continuano nel tempo nonostante le cose non dette, i sorrisi di circostanza e i compromessi accettati. Sono le relazioni di quelle amicizie che sono in accordo in tutto, di quegli amori che hanno un dominante e un dominato, di quelle famiglie che tutto va bene perché nessuno si ribella.
Essere onesti vuol dire dire la propria opinione e se questa viene meno, che ci chiamiamo a fare esseri umani?
L'estinzione è un qualcosa di naturale, l'involuzione comunicativa invece è solo figlia dei nostri comportamenti. Lentamente, presi forse da un modello televisivo sbagliato perpetuato nei personaggi dei libri dei nostri tempi, uomini e donne liberamente peccano di mancanza di onestà andando a creare situazioni spiacevoli.
Di onestà ne hanno parlato in molti nei secoli passati ma ora per quanto riguarda questa parola, immagino che il significato sia più assimilabile alla parola chiarezza. La chiarezza è una bellissima dote di cui nessuno se ne vuole vestire non sapendo che con la chiarezza tutto sarebbe molto più tranquillo e sereno, meno problematico e sparirebbero quegli stupidi fraintendimenti che mi danno ai nervi anche quando li vedo presentati in un'opera teatrale.
Con la chiarezza la situazione è diversa: nel bene o nel male si è tutti a conoscenza dei fatti nudi e crudi come vengono presentati. Non ci sono sorprese, non c'è mistero, non c'è la possibilità di farsi venire un attacco di rabbia e rovinarci la giornata per chi ha tradito la nostra fiducia, per chi non ha lasciato chiarezza, per chi non ha usato l'onestà.
Purtroppo il male non è stato esposto del tutto. Il problema rilevante sta nelle relazioni di superficie: sono le relazioni che continuano nel tempo nonostante le cose non dette, i sorrisi di circostanza e i compromessi accettati. Sono le relazioni di quelle amicizie che sono in accordo in tutto, di quegli amori che hanno un dominante e un dominato, di quelle famiglie che tutto va bene perché nessuno si ribella.
Essere onesti vuol dire dire la propria opinione e se questa viene meno, che ci chiamiamo a fare esseri umani?
domenica 7 dicembre 2014
Ventenni vecchi, ventenni bimbi, ventenni sposati
Eravamo bambini, vedevamo Dawson's Creek e non vedevamo l'ora di essere degli adolescenti.
Siamo stati adolescenti, abbiamo avuto il nostro gruppo di amici, fatto le follie da liceali e creato momenti che ricorderemo per sempre. Abbiamo bevuto il nostro primo drink, abbiamo fumato la nostra prima sigaretta e ci siamo innamorati, abbiamo avuto storie, rotture, delusioni, lacrime e per i nostalgici come me, ora ci ritroviamo con una scatola piena di ricordi di anni che furono veramente molto belli. Naturalmente ognuno interpretava la sua parte, proprio come in Dawson's Creek: c'era il romantico e la romantica, gli outsider, i bulli e le bulle, i secchioni e le secchione e poi chi faceva festa ogni volta che si poteva. Ognuno di noi interpretava la sua parte e ognuno di noi, chi più e chi meno, ha vissuto l'adolescenza in modo molto vivido.
Ma gli anni passano e c'è bisogno di nuovi ricordi, di nuove esperienze e lasciata la scuola ognuno ha preso la sua strada e si è fatto nuovi amici e quelli più cari li ha portati con sé. Si arriva ai 20 anni e accade la catastrofe: le persone cambiano e non sempre in meglio. Le responsabilità prendono il sopravvento e i problemi degli anni adolescenziali ci sembrano minimi rispetto a quelli di oggi.
Solitamente si arriva ai 20 anni e si interpretano nuovi ruoli. Io ne ho scovati un po':
Siamo stati adolescenti, abbiamo avuto il nostro gruppo di amici, fatto le follie da liceali e creato momenti che ricorderemo per sempre. Abbiamo bevuto il nostro primo drink, abbiamo fumato la nostra prima sigaretta e ci siamo innamorati, abbiamo avuto storie, rotture, delusioni, lacrime e per i nostalgici come me, ora ci ritroviamo con una scatola piena di ricordi di anni che furono veramente molto belli. Naturalmente ognuno interpretava la sua parte, proprio come in Dawson's Creek: c'era il romantico e la romantica, gli outsider, i bulli e le bulle, i secchioni e le secchione e poi chi faceva festa ogni volta che si poteva. Ognuno di noi interpretava la sua parte e ognuno di noi, chi più e chi meno, ha vissuto l'adolescenza in modo molto vivido.
Ma gli anni passano e c'è bisogno di nuovi ricordi, di nuove esperienze e lasciata la scuola ognuno ha preso la sua strada e si è fatto nuovi amici e quelli più cari li ha portati con sé. Si arriva ai 20 anni e accade la catastrofe: le persone cambiano e non sempre in meglio. Le responsabilità prendono il sopravvento e i problemi degli anni adolescenziali ci sembrano minimi rispetto a quelli di oggi.
Solitamente si arriva ai 20 anni e si interpretano nuovi ruoli. Io ne ho scovati un po':
- Il primo ruolo che è necessario menzionare è quello del bambino o della bambina che per una maledizione della Strega del Nord si ritrovano intrappolati nel corpo di ventenni fuggendo dalle responsabilità, continuando a farsi le foto da bimbominkia e proponendo ancora ai loro coetanei di fare cose che solo i suoi simili farebbero ancora. Un uomo o una donna intrappolati in corpi che non gli appartengono solitamente hanno la vita sentimentale a gradazione Polo Nord e la vita sessuale a gradazione Equatore. In sintesi sono la botta e via fatta carne. Più di una notte di sesso non puoi farci molto altro.
- Altro ruolo interessante è quello dell'accasat*. L'accasat* è interessante e pauroso allo stesso tempo. L'uomo e la donna che si accasano sono di due tipologie: o sono abbastanza maturi da decidere di dover prendere famiglia e iniziare a pagare le bollette oppure hanno fallito la strategia di avere un bambino per poter partecipare al programma "Non sapevo di essere incinta". Di base sono quelle persone che da adolescenti erano molto amate e che poi con la vita domestica e matrimoniale si sono irrigiditi e la cosa più sensazionale che capita nella loro vita è quando riescono a dormire per una notte di fila senza che la prole li svegli.
- Poi c'è il tipo e la tipa da discoteca. Il weekend lo passano pensando a prepararsi per andare a ballare e la mattina dopo cercano l'acqua come se avessero vissuto in un deserto fino alla notte prima. Sono quelle persone a cui si consiglia vivamente di fare dei controlli che con tutte le salive che hanno assaggiato, nel tempo potrebbero contrarre qualcosa. Niente di pericoloso, naturalmente.
- Simili agli accasat* ma diversi ci sono i "dura vita, sed vita". Solitamente universitari o lavoratori accaniti sono persone che vorrebbero divertirsi ma non ne hanno tempo. Vorrebbero avere una vita sociale ma hanno scadenze lavorative o lezioni universitarie tali da dover sparire per periodi medio-lunghi nella vana speranza che un giorno tutto quel tempo tornerà indietro. Ecco, intrapresa quella via, di rado si torna indietro. Fatevene una ragione.
- Si arriva poi alla categoria "Du Du Du, Da Da Da". Loro sono innamorati. Lo dicono, lo dimostrano e lo urlano ai quattro venti. Sono quelli che escono solo con il/la partner di turno, non escono con altre persone se non con coppie approvate da entrambi. Per loro le persone del passato sono solo stracci da riutilizzare quando l'amore della vita è via per lavoro, perché per la maggior parte dell'anno, le persone che più hanno tenuto a un "Du Du Du, Da Da Da" perdono di importanza e finiscono nel dimenticatoio.
- Infine ci sono i nerd e le gattare. Ai nerd di andare a ballare e uscire con gli amici non gli interessa poi tanto. Dategli un pc, un film, un gioco per consolle e loro sono felici. Sono la digievoluzione degli outsider del liceo ma con gli stessi brufoli e gli stessi occhiali. Le gattare sono la versione femminile dei nerd con la sola differenza che hanno un senso dell'umorismo che i nerd non avranno mai. Per loro la vita si consuma tra divano e dare da mangiare ai gatti: vivono di telefilm, film e gatti.
Insomma, io sono contro gli stereotipi e questa è solo una classificazione sciocca soprattutto perché negli ultimi anni per primo sono rientrato in categorie diverse. Ad ogni modo se vi sentite di appartenere a qualcuna di queste categorie mandatemi il vostro feedback.
Buona domenica!
venerdì 5 dicembre 2014
Nel peggiore dei casi
Ieri pomeriggio è toccato a me l'arduo compito di visitare la mia vecchia scuola elementare per parlare con le insegnanti di mia sorella nell'odiato colloquio tra le famiglie e le insegnanti. Che poi il colloquio non è neanche poi così sbagliato ma la tragicità dell'evento è data dalle conversazioni dei genitori dei piccoli scolari, conversazioni che mi fanno pensare sempre di più che al mondo non c'è giustizia.
Nella vita si può avere la benedizione divina di poter fare delle scelte e di portarle avanti e poter dunque beneficiare dell'oggetto del nostro desiderio. Alle volte invece per cause ancora inspiegabili si viene messi davanti all'impossibilità e l'impossibilità è brutta perché non crea scappatoie, non ci sono soluzioni e neanche un miracolo di Val Morel potrebbe riuscire a smuovere delle acque non destinate ad essere smosse.
Siamo padroni della nostra vita, possiamo scegliere molto eppure il destino alle volte si impone e non possiamo fare nulla. Ma non è di questo che dobbiamo preoccuparci ma del fatto che un desiderio richiede un sacrificio e una volta ottenuto l'oggetto bramato non è possibile tornare indietro e bisogna prendersene cura senza se e senza ma.
Io lo dico senza alcun problema: sono contro i matrimoni, le promesse e i legami. Forse dovrei spiegarmi meglio: in un mondo in cui tutto si rompe e si va a cambiare al negozio il prima possibile, alle volte anche a titolo gratuito, non credo che il culto della relazione e della promessa sia da prendere così sottogamba. Sebbene l'amore sia un legame forte e pieno di energie, è raro che si instauri, che si fortifichi e che resista alle intemperie quotidiane perché il grande sacrificio che comporta l'amare è quello dell'annullarsi e del collegarsi e non tutti sono disposti a farlo, non tutti sono disposti a mutare per l'altro. Viva l'amore e viva l'amore in tutte le sue forme, ma c'è sempre un prezzo da pagare e mi sembra che questo prezzo venga pagato sempre meno o con meno convinzione.
Ad ogni modo, durante i colloqui non ho potuto non ascoltare alcuni discorsi di genitori che erano nelle mie vicinanze, genitori che avevano fatto un sacrificio ma erano comunque lì nonostante il lavoro vada male o le economie famigliari non fossero proprio buone ma erano contenti ed eccitati perché forse sono proprio le persone con più problemi che riescono ad apprezzare anche un tedioso pomeriggio tra i banchi dei piccoli. Ma non parlo di quei genitori, quelli sono i genitori della Marvel, che sotto la camicia hanno una M o una P stampata nelle loro tute da super eroi. Io parlo dei genitori che si lamentano sempre e comunque, quelli che vivono di rendita e sono stanchi, che rimangono a bocca aperta a delle normali richieste dei bambini, quelli che forse dovrebbero farsi una chiacchierata con chi un bambino suo non potrà mai averlo e se mai lo avrà dovrà combattere e lottare contro scartoffie legali e vincoli molteplici.
A 22 anni conosco poco e il senso paterno non so neanche cosa sia (ed è giusto così alla mia età) ma non posso tollerare chi nella vita ha avuto la benedizione di fare delle scelte e poi se ne lamenti ogni giorno perché ormai si è installato il virus del chiacchiericcio sterile, della lamentela a spada tratta e dell'immobilità davanti ai problemi ed è per questo che dico senza alcun rimorso che fare un figlio è un patto grande che deve essere rispettato, lamentarsene continuamente è come rinnegarlo.
Ecco perché credo che il mondo sia ingiusto perché chi ha non se ne cura e chi non ha non può far altro che guardare a distanza e nel peggiore dei casi, sospirare.
Nella vita si può avere la benedizione divina di poter fare delle scelte e di portarle avanti e poter dunque beneficiare dell'oggetto del nostro desiderio. Alle volte invece per cause ancora inspiegabili si viene messi davanti all'impossibilità e l'impossibilità è brutta perché non crea scappatoie, non ci sono soluzioni e neanche un miracolo di Val Morel potrebbe riuscire a smuovere delle acque non destinate ad essere smosse.
Siamo padroni della nostra vita, possiamo scegliere molto eppure il destino alle volte si impone e non possiamo fare nulla. Ma non è di questo che dobbiamo preoccuparci ma del fatto che un desiderio richiede un sacrificio e una volta ottenuto l'oggetto bramato non è possibile tornare indietro e bisogna prendersene cura senza se e senza ma.
Io lo dico senza alcun problema: sono contro i matrimoni, le promesse e i legami. Forse dovrei spiegarmi meglio: in un mondo in cui tutto si rompe e si va a cambiare al negozio il prima possibile, alle volte anche a titolo gratuito, non credo che il culto della relazione e della promessa sia da prendere così sottogamba. Sebbene l'amore sia un legame forte e pieno di energie, è raro che si instauri, che si fortifichi e che resista alle intemperie quotidiane perché il grande sacrificio che comporta l'amare è quello dell'annullarsi e del collegarsi e non tutti sono disposti a farlo, non tutti sono disposti a mutare per l'altro. Viva l'amore e viva l'amore in tutte le sue forme, ma c'è sempre un prezzo da pagare e mi sembra che questo prezzo venga pagato sempre meno o con meno convinzione.
Ad ogni modo, durante i colloqui non ho potuto non ascoltare alcuni discorsi di genitori che erano nelle mie vicinanze, genitori che avevano fatto un sacrificio ma erano comunque lì nonostante il lavoro vada male o le economie famigliari non fossero proprio buone ma erano contenti ed eccitati perché forse sono proprio le persone con più problemi che riescono ad apprezzare anche un tedioso pomeriggio tra i banchi dei piccoli. Ma non parlo di quei genitori, quelli sono i genitori della Marvel, che sotto la camicia hanno una M o una P stampata nelle loro tute da super eroi. Io parlo dei genitori che si lamentano sempre e comunque, quelli che vivono di rendita e sono stanchi, che rimangono a bocca aperta a delle normali richieste dei bambini, quelli che forse dovrebbero farsi una chiacchierata con chi un bambino suo non potrà mai averlo e se mai lo avrà dovrà combattere e lottare contro scartoffie legali e vincoli molteplici.
A 22 anni conosco poco e il senso paterno non so neanche cosa sia (ed è giusto così alla mia età) ma non posso tollerare chi nella vita ha avuto la benedizione di fare delle scelte e poi se ne lamenti ogni giorno perché ormai si è installato il virus del chiacchiericcio sterile, della lamentela a spada tratta e dell'immobilità davanti ai problemi ed è per questo che dico senza alcun rimorso che fare un figlio è un patto grande che deve essere rispettato, lamentarsene continuamente è come rinnegarlo.
Ecco perché credo che il mondo sia ingiusto perché chi ha non se ne cura e chi non ha non può far altro che guardare a distanza e nel peggiore dei casi, sospirare.
martedì 2 dicembre 2014
Coniuratio
Miei cari amici, miei cari nemici, ho voglia di lamentarmi e lo farò perché la situazione non è più accettabile. Viviamo in un'epoca storica progressista ma in un paese la cui cultura sprofonda di giorno in giorno e questo "naufragar" è dolce alle giovani menti. Questa cosa è terribile. Terribile perché Francesco Sole ha pubblicato il suo libro. Terribile perché non è il primo raccomandato che pubblica libri. Terribile perché ci sono tanti libri non letti a 89 centesimi e di questi alcuni sono anche meravigliosi. Terribile perché la scrittura è ridotta grazie al Sole già citato ad un "OK" e ad un "Cazzo" in ogni frase. Non sono un tipo che non guarda al futuro, anzi purtroppo è per mia indole quasi un'ossessione questo futuro di cui tanto si teme ma il futuro da costruire deve essere migliore e non un'apocope che limiterebbe i termini enciclopedici a quelli utilizzati per la stesura di un libretto della messa.
Miei cari amici, miei cari nemici, sono qui a denunciare l'accaduto della pubblicazione del Sole non perché sono spinto da invidia o da gelosia, perché comunque ci vuole del coraggio a pubblicare e a farsi leggere, le pagine e l'anima, ma perché una persona con più di un milione di fan influenza le menti dei giovani.
Stesso discorso vale per gli influencer e le influencer che girano sul web e sui social che oltre a degli addominali scolpiti, a dei seni perfetti e a dei book fotografici di alta qualità, non aggiungono nulla all'informazione e all'istruzione che i ragazzi acquisiscono tramite la rete.
Non chiamiamoli influencer o blogger, chiamiamoli oggetti di marketing, che non è un'offesa, è un lavoro e merita tutto il rispetto possibile ma il marketing oltre ad offrire informazioni su prodotti non è fatto per informare e per istruire perché poi il risultato di questa istruzione sono quelli con le caviglie al vento a novembre, le anoressiche, le bulimiche e quella dose di bullismo che regna nelle scuole.
Ragazzi, ragazze, quando leggete dei prodotti del genere usate la testa.
Miei cari amici, miei cari nemici, sono qui a denunciare l'accaduto della pubblicazione del Sole non perché sono spinto da invidia o da gelosia, perché comunque ci vuole del coraggio a pubblicare e a farsi leggere, le pagine e l'anima, ma perché una persona con più di un milione di fan influenza le menti dei giovani.
Stesso discorso vale per gli influencer e le influencer che girano sul web e sui social che oltre a degli addominali scolpiti, a dei seni perfetti e a dei book fotografici di alta qualità, non aggiungono nulla all'informazione e all'istruzione che i ragazzi acquisiscono tramite la rete.
Non chiamiamoli influencer o blogger, chiamiamoli oggetti di marketing, che non è un'offesa, è un lavoro e merita tutto il rispetto possibile ma il marketing oltre ad offrire informazioni su prodotti non è fatto per informare e per istruire perché poi il risultato di questa istruzione sono quelli con le caviglie al vento a novembre, le anoressiche, le bulimiche e quella dose di bullismo che regna nelle scuole.
Ragazzi, ragazze, quando leggete dei prodotti del genere usate la testa.
lunedì 1 dicembre 2014
Dicembre democriteo
Dicembre è arrivato e in tutto il mondo, di questo periodo, qualcosa cambia nel modo di pensare della gente.
Dicembre è il mese della fine, del freddo, della notte ma è anche il mese in cui arriva il Natale e si aspetta con ansia che l'ultimo giorno dell'anno scocchi la sua ultima ora.
Nell'attendere quel momento le persone inevitabilmente pensano all'anno appena trascorso, un anno fatto di successi e di insuccessi e inspiegabilmente si augurano sempre che l'anno che verrà sia migliore di quello che si è appena lasciati dietro. Si, nonostante sia stato un anno glorioso e pieno di splendidi ricordi, comunque sia c'è bisogno di lamentarsi, di chiedere qualcosa in più per i giorni che seguiranno, qualcosa di meglio. Che poi è necessitante chiedersi quale sia questo qualcosa di meglio.
Il genere umano a Dicembre nutre speranze, si carica di adrenalina e chiede una vita migliore.
Il genere umano a Dicembre crede che la propria vita potrebbe cambiare da un momento all'altro.
Il genere umano a Dicembre non comprende che le cose non stanno realmente così.
Anthony Robbins dichiarò "Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto" e il punto della situazione si trova tutto in questa frase. Si crede che nello scoccare della mezzanotte, un vento magico cambi improvvisamente tutto, ma se ci fermassimo a riflettere non è mai accaduto che le cose siano cambiate da un momento all'altro, anzi, se qualcosa nella nostra vita è cambiato è stato sempre un cambiamento legato ad una costrizione esterna e coercitiva al proprio corpo.
Insomma forse l'unica cosa che ci si deve augurare è quella di essere più padroni della propria vita, prendere in modo più fisico le decisioni che riguardano noi e le persone che più amiamo, lasciando perdere questo continuo lamentarsi che ci rende meno attraenti e meno umani.
Di certo la preda non si lamenta di esserlo, la preda corre più che può, non si arrende al fatto di essere una preda e da essa noi dovremmo prendere ispirazione. Gli atomi di Democrito simboleggiano la casualità delle nostre giornate e dei nostri incontri ma se è possibile direzionare anche solo un atomo e prendere un minimo di potere, perché non provarci?
Dicembre è il mese della fine, del freddo, della notte ma è anche il mese in cui arriva il Natale e si aspetta con ansia che l'ultimo giorno dell'anno scocchi la sua ultima ora.
Nell'attendere quel momento le persone inevitabilmente pensano all'anno appena trascorso, un anno fatto di successi e di insuccessi e inspiegabilmente si augurano sempre che l'anno che verrà sia migliore di quello che si è appena lasciati dietro. Si, nonostante sia stato un anno glorioso e pieno di splendidi ricordi, comunque sia c'è bisogno di lamentarsi, di chiedere qualcosa in più per i giorni che seguiranno, qualcosa di meglio. Che poi è necessitante chiedersi quale sia questo qualcosa di meglio.
Il genere umano a Dicembre nutre speranze, si carica di adrenalina e chiede una vita migliore.
Il genere umano a Dicembre crede che la propria vita potrebbe cambiare da un momento all'altro.
Il genere umano a Dicembre non comprende che le cose non stanno realmente così.
Anthony Robbins dichiarò "Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto" e il punto della situazione si trova tutto in questa frase. Si crede che nello scoccare della mezzanotte, un vento magico cambi improvvisamente tutto, ma se ci fermassimo a riflettere non è mai accaduto che le cose siano cambiate da un momento all'altro, anzi, se qualcosa nella nostra vita è cambiato è stato sempre un cambiamento legato ad una costrizione esterna e coercitiva al proprio corpo.
Insomma forse l'unica cosa che ci si deve augurare è quella di essere più padroni della propria vita, prendere in modo più fisico le decisioni che riguardano noi e le persone che più amiamo, lasciando perdere questo continuo lamentarsi che ci rende meno attraenti e meno umani.
Di certo la preda non si lamenta di esserlo, la preda corre più che può, non si arrende al fatto di essere una preda e da essa noi dovremmo prendere ispirazione. Gli atomi di Democrito simboleggiano la casualità delle nostre giornate e dei nostri incontri ma se è possibile direzionare anche solo un atomo e prendere un minimo di potere, perché non provarci?
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