#Escile è un hashtag davvero terribile: non solo per il suo significato, ma anche a livello grammaticale. Uscire è un verbo intransitivo a cui viene dato un valore transitivo totalmente a caso, senza una logica ben definita.
Però #Escile è diventato un caso mediatico riguardante gli atenei più antichi e prestigiosi di Milano: non parlarne sarebbe peccato!
Insomma da qualche giorno a Milano non si parla più solo della settimana della moda, ma di una nuova moda, se così è possibile chiamarla, cioè il caso #Escile. Inizia tutto per gioco e poi diventa una vera e propria sfida: le ragazze frequentanti le più famose università di Milano si fotografano il seno su cui hanno scritto, nei modi più stravaganti, che amano il proprio ateneo. Ecco dunque circolare foto delle sostenitrici della Cattolica con il loro "I love UniCatt", quelle della Bocconi con "I love Bocconi", quelle della Statale con "I love UniMi" e infine le rare ragazze del Politecnico con il loro "I love PoliMi".
Goliardico o di cattivo gusto? All'inizio non ne ero certo. Poi la cosa ha iniziato a non avere freno e ci ritroviamo sulle pagine "Spotted" delle università anche ragazzi che si sono scritti le loro tifoserie sulle natiche o sulla parte inferiore degli addominali.
La sfida sembra conclusa per il momento e si danno per vincitori le modelle e i modelli che hanno posato per l'Università Cattolica di Milano.
Ora, riflettiamo: è possibile far passare tutta questa sfida come un unico momento di goliardia da ansia da piena sessione di studi o è il caso di essere un po' più bacchettoni e fare discorsi sulla morale e simili?
Io onestamente credo che l'idea sia divertente, virale e che sia meglio una sfida del genere che sentir parlare sui giornali di professori che accettano mazzette o di studenti che inventano di sana pianta un percorso di studi per poi sparire a pochi giorni dalla fantomatica laurea prevista e annunciata ai famigliari. D'altro canto però non ritengo propriamente corretta e di buon gusto la sfida nelle università. Posso senz'altro accettare una sfida simile per portare fortuna alla propria squadra di calcio o per far vedere quanto bene stia la nuova collezione Yamamay alle ragazze, ma nelle università dove si dovrebbe parlare di cultura e di professionalità, le balconate delle studentesse o gli addominali degli studenti mi sembrano un po' fuori luogo. Certo è che in un modo o in un altro le università di Milano al momento sono le più chiacchierate sia nei social che nei giornali e che non sia una tragedia rispetto ad altre notizie di cronaca, ma rimane comunque il fatto che l'università dovrebbe essere un luogo di informazione non un luogo di dimostrazione della propria fisicità.
Ecco perché sarebbe forse il caso che se proprio diventasse necessario fare un contest, l'argomento spazi in attività più alte, che non vuol dire essere pesanti o non sapersi divertire, vuol dire solamente conoscere dove si è e rispettare una tradizione di lungo corso.
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