martedì 26 maggio 2015

Challenge&Challenger

Era l'estate 2014, il sole invadeva il mondo, la Germania aveva vinto i mondiali e io tutto quello che ricordo di quella estate erano i libri da studiare e la tesi da scrivere. Ad ogni modo, era l'estate 2014 e Pete Frates, un malato di SLA, crea la prima challenge che ha un riscontro a livello mondiale. Si chiama "Ice Bucket Challenge" ed è il modo in cui Frates vuole sensibilizzare il mondo alla SLA, facendola conoscere e spingendo tutto il globo a donare qualcosa per la ricerca. Il senso della sfida consisteva nel farsi buttare dell'acqua fredda con ghiaccio in testa: questa doccia gelata era il simbolo di chi ogni giorno vive con una malattia che potrebbe essergli fatale.
Peccato però che nonostante i 30 milioni di dollari raccolti molti ne hanno fatto un gioco virale, ne hanno traviato il valore facendo non solo dei video ridicoli ma soprattutto non hanno donato nulla per la ricerca. Ecco che l'estate 2014 è stata invasa da milioni di video di persone la cui visibilità implorava di essere esplorata e conosciuta, una visibilità che ha fatto perdere loro i 15 minuti di popolarità annunciati da Warhol. 
Qui un video (divertente ma comunque deviante) di coloro che hanno totalmente scambiato una lotta contro un male e una raccolta fondi per la ricerca con un teatro di pura demenza:Ice Bucket Challenge - The wrong way

Passa il tempo, l'estate è finita ma il fenomeno delle Challenges no. Ecco nell'ultimo anno quali sono state le Challenges che hanno conquistato il web:
  • Fire Challenge
  • Kylie Jenner Challenge
  • Dynamo Bike Challenge
La prima è la sfida a bagnarsi di benzina il corpo e darsi fuoco sotto la doccia. Il risultato è stato di decine di ustioni e un morto.

La seconda è la sfida ad avere le labbra più carnose di Kylie Jenner nata con un canotto naturale al posto delle labbra. Come si fa? Semplice! Basta mettere le labbra sul collo di una bottiglia, aspirare l'ossigeno e tirate fuori le labbra diventano gonfie e morbide proprio come quelle della star. Peccato per le ferite, le emorragie e i lividi procurati da questa challenge.

La terza, fortunatamente, è una challenge degna di cotale nome. Una sfida tra ciclisti nei colli toscani con una quota di iscrizione e un obiettivo per ogni iscritto: recuperare più fondi possibili tra amici, parenti e conoscenti. Tutto questo per il centro ricreativo per bambini disabili nel periodo estivo. 

Una sfida dovrebbe avere come obiettivo l'essere vincitori di un qualcosa di nobile. 
Una sfida non è in linea con lesioni, danni e morte. 
Una sfida è proprio il contrario: preserva, non colpisce.

Se anche voi avete delle sfide da proporre, il web è a vostra disposizione ma che siano sfide che possano aiutare, non deprimenti richieste di attenzione.

domenica 24 maggio 2015

Le parole del lavoro

Benvenuti nell'era del "tutto è vendibile", anche noi, la nostra faccia, la nostra personalità e il nostro passato. Trovare un impiego in questo periodo storico vuol dire proprio questo: vendersi e vendersi bene.

Lo so, può sembrare un concetto utilitaristico e anche di bassa lega morale ma vi garantisco che è così. Gli uomini e le donne degli ultimi anni che hanno trovato canali alternativi per promuoversi e trovare lavoro sono semplicemente riusciti a fare bene una cosa: vendersi per quello che possono offrire.

Ma per sapersi vendere il mondo del lavoro di oggi richiede conoscenza, competenza ed esperienza.

La conoscenza si acquisisce con lo studio, non solo dei libri che rimangono comunque il modello cardine di apprendimento, ma anche di ciò che ci accade intorno: conoscere vuol dire leggere il giornale, sapere ciò che il mondo del lavoro vuole, scoprirlo, esplorarlo e mettere dei deboli punti fermi a ciò che sappiamo. Non si conosce mai abbastanza e ciò che è più tragico ed eccitante allo stesso tempo è che ogni giorno notizie e conoscenze vengono alla luce e l'obiettivo a cui bisogna mirare è quello di apprendere sempre di più, sempre meglio e prima: la concorrenza è spietata, bisogna essere sempre un passo avanti.
Molti si chiedono "Come faccio a imparare a fare una cosa se non me ne danno la possibilità?" ed è una domanda lecita ma nel 2015 abbiamo strumenti che riescono a risolvere il problema. YouTube è uno di questi strumenti ed è il sito internet in cui si può trovare di tutto e che proprio per questo ci può insegnare di tutto. Usate le giuste parole chiave ed esercitatevi.
Avete problemi nella gestione dell'ansia per il colloquio di lavoro? C'è YouTube.
Volete essere al passo con le nuove tecniche del vostro lavoro ideale? C'è YouTube.
Desiderate avere consigli su come iniziare una vostra attività dagli esperti del settore? C'è YouTube.
Utilizzare YouTube non solo come motore di ricerca per ascoltare canzoni e guardare video diverti può essere un ottimo modo per acquisire conoscenze spendibili.

La competenza è invece ciò che noi sappiamo fare. La competenza è il risultato di un allenamento, di una ripetizione costante e continua. Nel mondo del business si chiama il "Know how" ovvero "so come", perché la persona competente conosce il modo giusto di fare una cosa, il modo migliore e rapido allo stesso tempo. L'obiettivo è riuscire a trovare il settore che più fa al caso nostro e sviluppare delle competenze che agli occhi degli altri trasmettano sicurezza e fiducia nelle nostre potenzialità. Tutto ciò che ho da consigliare è semplicemente ripetere dei gesti e delle azioni del vostro campo di lavoro che possano poi essere naturali, sistematiche ed efficaci. Esercitarsi vuol dire essere competenti ed essere competenti vuol dire saper e poter competere con gli altri perché cercare un lavoro di questi tempi vuol dire proprio questo: essere competitivi.

L'esperienza è poi un'altra variabile fondamentale e si acquisisce, diversamente da quanto si pensi, con i fallimenti, le cadute e le sconfitte. Ogni giorno qualcosa non va per il verso giusto: i programmi che ci siamo fatti saltano, i nostri credi cambiano e gli esperimenti non danno i risultati sperati. Che fare? Di certo non lamentarci e autocommiserarci ma imparare dagli errori. Facciamo un esempio: un colloquio di lavoro in cui credevamo nel successo del nostro incontro non ha un seguito contrattuale e si è scartati. Eppure si pensava che tutto fosse andato bene. La miglior cosa da fare è pensare al colloquio e capire cosa può non essere piaciuto di noi. Sarà forse l'atteggiamento? O il modo di parlare? Tante possono essere le variabili che portano ad un fallimento ma la cosa giusta da fare è fare esperienza per essere preparati la prossima volta. Mai pensare di essere arrivati, mai pensare di essere bravi: nessuno è bravo, nessuno è arrivato e lo si potrà dire sempre alla fine di un percorso quale sia stato il nostro risultato finale. Nel mentre bisogna avere la testa bassa e pronta a capire dove si sbaglia e a chiedersi "Cosa posso fare per migliorare?". L'esperienza è anche atteggiamento: un atteggiamento propositivo, positivo e riflessivo è quello migliore per poter crescere e aumentare la nostra esperienza.
Ecco un video che può aiutarvi a capire ciò di cui sto parlando: Fallimenti Famosi

Questo è il primo articolo di una serie che Comunicazione Ordinaria dedica a chi cerca lavoro, nella speranza che i miei consigli possano aiutarvi nella ricerca e nella promozione della propria immagine.
Grazie per avermi letto e se vi piace condividetelo a più persone possibili.

C.O.

giovedì 21 maggio 2015

Ex: preposizione latina che associata all'ablativo vuol dire "uscire, andare via, fuori, out, tenedeviandà"

Eccomi qui, dopo una giornata di studio e di solito tormento esistenziale a sfogliare le mie pagine social, a capire le nuove tendenze e le nuove frontiere della comunicazione non verbale. Perché un social è questo: una comunicazione non verbale. Parliamo con tutti e di tutto ma usiamo una tastiera, non la voce, non ci sono occhi, movimenti, respiri o battiti: freddi tasti. E in questa lettura nefasta fatta di persone selezionate, persone che ti hanno aggiunto anche quando non vorresti la loro amicizia né su un social che dal vivo e persone che hanno fatto parte della tua vita e per motivi più o meno vari ora non ne fanno più parte.
Ed è di questa categoria che parlo, di quelli che oltretutto hanno anche il coraggio di dirti di rimanere amici quando con certi tipi di persone si può essere tutto, ma non amici.
Ad ogni modo mi imbatto in una categoria che odio perché rappresenta la maggior parte delle cicatrici che porto: l'ex.

Ecco, ex, preposizione latina che associata all'ablativo vuol dire "uscire, andare via, fuori, out, tenedeviandà". Insomma la parola ex non ha mai un significato positivo. L'ex, di qualsiasi sesso, forma o dimensione, è sempre meglio che stia lì dove deve stare: lontano. Però c'è chi vuole comunque la tua amicizia e tu da perfetto allocco tenero la lasci lì, dove sta, perché già sei solitamente quello che lascia, il senso di colpa dell'amicizia su Facebook lo lascio fermo lì.

Ed è qui, proprio in quel momento che si sbaglia. perché arriverà il momento che abbasserà la guardia, tu sarai un ricordo e quando ancora tu ti dai dello stronzo esce fuori che avevi ragione.
Miei cari lettori, mie care lettrici, gatti e animali tutti: il corteggiamento ha un senso se è sentito, se non è dato da voci interiori o da libri dal gusto mocciano che ti dicono di dire determinate cose. Il corteggiamento, ma l'amore in generale, è puro istinto: non ci sono cose prefissate, non ci sono sorprese programmate, non si usano modi di dire smielati per far colpo perché credetemi chi lo fa recita un copione scritto da altri e lo fa anche in modo involontario.

Dunque fidatevi di chi prende e vi bacia all'improvviso perché preda di un raptus, chi combatte a suon di occhi non con stupidaggini sentimentali, chi fa una cazzata perché è preso dal momento e perché in quel momento ci crede, perché l'Amore non è continuità, l'Amore è un'insieme di attimi. L'ossessione, la finzione e il copione non sono Amore ma un voler disperatamente vivere la vita di qualcuno che non siamo noi.

Dunque meno baci a lume di candela, meno Lilly e il Vagabondo e più fiato che cede, istinto, passione, ruggito e silenzio allo stesso tempo.

Donne e uomini del mio secolo, fate uscire l'istinto che di istinto sono fatte le grandi storie d'Amore.

mercoledì 20 maggio 2015

Quando le drag queen sono sinonimo di verità

Sono passati gli anni 90' e anche la prima decade del nuovo secolo e il diverso, l'estraneo, l'alieno è ancora considerato una macchia da eliminare, da cancellare e non con lavaggi delicati ma con modi violenti e significativi. Eppure ci avevano martellato la testa con questa storia dell'essere, dell'uscire allo scoperto, di far vedere la nostra vera natura non solo sessuale ma di base la vera essenza che ci contraddistingue come persone.

Così Magnum ha voluto cambiare le carte del gioco, ha tolto il solito ma affascinante tormentone del peccato e ne ha colto una svolta, una chiave di lettura davvero geniale. Se abbiamo tutti gustato un gelato del peccato, ora non possiamo tirarci indietro di fronte a chi del peccato ne ha fatto un vestito che sia da lontano che da vicino ha modificato il senso di "Sin" in "True".

Sei magnifiche drag queen sono le protagoniste del nuovo spot targato Magnum. Sotto le note di "Umbrella" di Rihanna in soli 60 secondi mostrano un lato affascinante e coinvolgente di una cultura che anche io stesso ho sempre tenuto a distanza. E invece Magnum ha colto ciò che vuole dire essere una drag queen: mostrarsi per ciò che si è dentro e in un mondo in cui è sempre Carnevale riuscire a buttare giù la maschera e dare sfoggio della propria identità mi sembra un'azione più che sensata.

Dunque complimenti a Magnum e alle protagoniste che ci hanno messo la faccia.

Ma...

Si, c'è un "Ma...". La pubblicità in questione non verrà mai trasmessa in Italia. Sapete perché? Non ci ritengono all'altezza di poterla capire e di poterla apprezzare. Ecco perché invece la pubblicità propinata a noi e uno stupido contest sullo scegliere un Magnum total Black o total Pink.

Che vergogna.
Pubblicità Magnum "Be true to your pleasure"

lunedì 18 maggio 2015

"Sono io, non è colpa tua. Abbiamo sbagliato i tempi: non è il momento!"

Io faccio parte del team "Sono io, non è colpa tua. Abbiamo sbagliato i tempi: non è il momento!" ed è una caratteristica da inserire nel tuo curriculum vitae, una di quelle che ti  daranno un lavoro nell' FBI permettendoti finalmente di fare l'agente segreto come Jennifer Garner in Alias o Tom Cruise in Mission Impossible.
Insomma, noi dotati di "No, guarda devo concentrarmi su di me in questo periodo." siamo definiti come grandi e profonde lastre di ghiaccio insensibili e inespressive e nonostante sappiamo nel profondo che non è così, portiamo questa fascia da Miss e Mister Stronzo con grande eleganza e classe.
Ma lo sappiamo che non è così e sappiamo anche che siamo più buoni di quelli che gli altri pensano perché ci diamo colpe che non sono le nostre, non diciamo mai "Senti, provochi una noia interiore che neanche uno speciale Porta a Porta Capodanno." e non facciamo mai notare che "I baci in fronte li da il Papa ai bambini.". Forse siamo il risultato di campagne letterarie, musicali e pubblicitarie che hanno inserito in noi il messaggio che le relazioni devono far sudare, devono dar problemi di respirazione e lesionare le corde vocali perché in fondo è quello che cerchiamo: scosse, vulcani, terremoti.
D'altronde siamo persone con degli obiettivi e con una vita frenetica: possiamo volere una relazione noiosa?
Noi ci aspettiamo un disastro emozionale solo per poi poterlo sanare, perché non siamo abituati alle cose belle e semplici e neanche Tiziano Ferro lo è. Noi siamo quelli che per qualsiasi cosa devono combattere e quando hanno ottenuto qualcosa sanno già che dovranno combattere per altro e non sarà facile come la volta precedente.
Viviamo accessoriati di armatura, elmo e lancia e di base abbiamo solamente bisogno di chi ci faccia abbassare la guardia combattendo con noi, non dicendoci che "Tutto andrà bene." perché superati i 20 anni lo capisci che per qualsiasi cosa nella vita devi lottare e soprattutto che la lotta non implica la vittoria.
Dunque chiedo scusa a tutte le persone che si sentono dire "Sono io il problema, non è colpa tua." perché per sbaglio capitano nella vita di persone che pretendono troppo anche perché nelle passate relazioni hanno trovato qualcuno con cui combattere e sanno cosa vogliono da una relazione, solo che poi si sono presi cammini diversi e ce ne facciamo una remota ragione. Mentre dico coraggio a chi è come me e dico che non siamo noi veramente il problema, abbiamo solo un'attitudine diversa alla vita e non vuol dire che siamo sbagliati ma solo che in amore non vediamo vie di mezzo: o è Amore o non fa per noi.

giovedì 7 maggio 2015

Non è SKY, non è RAI, è Amore

"Vuoi sposarmi?"
Due parole, una domanda, una promessa, un rischio, una paura, un sentimento.
Si, ieri in diretta nazionale per il popolo SKY su Italia's Got Talent c'è stata la proposta di matrimonio di un ragazzo al suo ragazzo. "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole" mi verrebbe da pensare e farei lo stesso pensiero di tutti i media: SKY è avanti, RAI è out.
Da studente di comunicazione, da accanito lettore e da persona che si emoziona, raramente, ma si emoziona ieri sera è stato fatto un atto d'amore.
Non ci sono altri pensieri da fare.
Ieri si è solo pronunciato un voto d'amore.

L'Italia è un bellissimo paese con tanti problemi molti riconducibili al fatto che le persone per non affrontare i veri problemi di uno stato e di una società ne creano di futili come quello di opporsi al matrimonio o al più semplice amore tra persone dello stesso sesso. Questa è la dimostrazione di quanto sia semplice la questione: loro si amano, lui gli ha proposto il matrimonio, loro si sposeranno e di conseguenza loro non romperanno le scatole a nessuno.
Non c'è stato eccesso, non una nota di trash o di volgarità: puro Amore. Ed è stato bello, perché di cose belle ne accadono poche o almeno di cose così potenti. Io ho pensato semplicemente a quanto Amore avesse quel ragazzo per il suo partner: sputtanarsi così in tv, in diretta, in un programma visto da migliaia di persone senza sapere che l'esito della sua impresa sarebbe potuto essere meno emozionante e meno produttivo dell'atto in sé.

Qui non c'è da discutere se SKY può e se RAI non può, qui c'è da pensare quanto il gesto sia stato semplice, elegante ed estremamente di classe. Basta vedere problemi dove non ce ne sono, guardiamo invece a cosa gli altri possono insegnarci e a me hanno insegnato che in questo matrimonio tra due persone dello stesso sesso non c'è proprio nulla di sbagliato.

I migliori auguri a chi coltiva l'amore e a chi ancora si ostina a puntare il dito, ricordo che il Carosello è finito, forse è ora di uscire da schemi precostruiti da tradizioni che mirano a crearne di problemi, non a risolverli.