venerdì 11 novembre 2016

Recensione: Harry Potter e la maledizione dell'Erede

SPOILER HERE!!!

Sono nato nel 1992, sono cresciuto con Harry Potter e ho passato svariate notti a leggere le storie di Harry, Ron, Hermione e Voldemort che a scriverlo mi si accappona la pelle perché come tutti i veri fan, il suo nome non può essere scritto ed è chiamato Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato. La pena? Vederlo apparire di fronte a te ed essere ucciso dal suo Avada Kedavra!

Ma lasciamo perdere le paure per un personaggio che ha fatto la storia della letteratura per l'infanzia e parliamo di Harry Potter e la maledizione dell'Erede, l'ottavo libro della saga.

Innanzitutto non è un romanzo ma un copione e questo non è un elemento a favore dell'opera vista l'abilità eccelsa di scrivere di J.K.Rowling. Constatato questo, passiamo alla storia: si svolge tutto 19 anni dopo la fine della Guerra di Hogwarts, una guerra che ha dato vita a leggende ma che ha visto la morte operare più del previsto. Molti sono caduti in battaglia e i vincitori portano con loro le ferite di quei giorni. I nostri personaggi più amati sono tutti dei simpatici quarantenni e hanno tutti carriere sfolgoranti: Hermione è Ministro della Magia. Harry ne dirige un'ala, Ron lavora al negozio di scherzi con il gemello sopravvissuto. I loro figli sono tutti a Hogwarts e portano con loro il peso di essere gli eredi degli eroi. Draco, invece, nonostante sia passato dalla parte dei buoni, non ha vita facile: sua moglie è morta prematuramente e loro figlio, Scorpius, non sembra proprio assomigliare alla stirpe dei Malfoy.

Tutto procede per il meglio in questi 19 anni di assenza e Voldemort è rimasto un oscuro e spaventoso ricordo del passato ma a un tratto, dopo 19 anni, la cicatrice a forma di saetta di Harry torna a bruciare e il pericolo sembra essere tornato. In una serie di sconvolgenti viaggi nel tempo che potrebbero cambiare il corso del presente e del futuro, i maghi che hanno fatto la storia tornano a vincere nuovamente scovando un ultimo e inquietante segreto di Lord Voldemort: nei suoi anni di oblio ha generato un'erede che tenterà di portarlo in vita.

Ecco, la trama è conclusa e devo dire che in linea di massima la Rowling ha mostrato nuovamente la sua genialità. Peccato che la sua memoria sia un po' arrugginita e abbia scritto parecchi momenti di confusione all'interno del libro, momenti che vengono prontamente smascherati da un fan della saga. Ma non è tanto questo il problema, a mio avviso, di questo libro: il vero problema sta nella fattibilità dei fatti: quando avrebbe potuto Voldemort avere una figlia? Quando Bellatrix avrebbe avuto una gravidanza se è rimasta rinchiusa per anni ad Azkaban? Come ha vissuto questa erede e perché mai non è spuntata fuori prima?

Queste sono le domande senza risposta del romanzo, domande che, probabilmente, rimarranno silenti.

sabato 5 novembre 2016

Recensione: 8 pericolose, simpatiche, donnette

Ieri sera a San Cesareo, al teatro comunale, è andato in scena il dramma dal sapore assolutamente humor scritto dal Salvino Lorefice, autore siciliano che ha contribuito alla diffusione dell'arte teatrale italiana contemporanea. Lo spettacolo "8 pericolose, simpatiche, donnette" diretto da Claudio Tagliacozzo e Micaela Sangermano è risultato essere uno spettacolo piacevole e di intrattenimento, nonostante alcune delle protagoniste calpestavano per la prima volta il palco davanti a un vero e proprio pubblico. Tre delle protagoniste infatti sono le allieve dell'Accademia teatrale gestita dall'Associazione "Marionette Senza Fili" diretta da Claudio Tagliacozzo. 

8 le protagoniste, come dicevo, 3 ex neofite, ormai propriamente attrici, 5 invece, con qualche esperienza passata sul palco. Un mix di esperienze e storie che ha permesso un'ottima riuscita di uno spettacolo evidentemente non facile. Il testo è evidentemente difficile, i personaggi anch'essi complicati: 8 donne con 8 storie diverse, con 8 diverse psicologie e con 8 differenti ruoli che non sono totalmente chiari neanche alla conclusione dell'opera. 

La domanda è una: cos'è la morte? 

La risposta? Interessante. "Un semplice passaggio per poi tornare a vivere?" si chiede Annetta. Forse questo o forse la fine, non ci è dato saperlo, per il momento. Ciò che sicuramente sappiamo è che lo spettacolo è da vedere: tornando a casa, queste domande sul senso della vita e della morte, le storie di queste pericolose assassine, il monologo sulla differenza Anima/Spirito e tanti altri momenti, vi faranno riflettere in modo coercitivo sul vostro vissuto.

Ma parliamo delle protagoniste:
Luisa, interpretata da Ambra Baroncelli, è "un'ex attrice fallita" colpevole di diversi omicidi, una bambina nel corpo di una donna la cui unica passione non è che la recitazione, il cui unico punto debole non è che l'ambizione.
Caterina, interpretata da Anna Lulli, è una ragazza vissuta in povertà che offriva il suo corpo in cambio di preziosi oggetti d'antiquariato non da vendere, ma da possedere.
Sara, interpretata da Cesidia Ferrante, ha l'hobby del giardinaggio; ha scoperto che il corpo umano può essere il migliore dei fertilizzanti: una donna che è stata amata un po' poco?
Palmira, interpretata da Chiara Cecchetti, è il personaggio misterioso di tutta l'opera: nessuno conosce la sua storia, e purtroppo tutti conoscono le sue barzellette.
Giulietta, interpretata da Dana Cornacchia, è un'astrologa, una visionaria o meglio, così vorrebbe far credere; in realtà è solo una donna a caccia del riconoscimento di un talento che non ha mai avuto.
Maria, interpretata da Ilaria Capitelli, è la più pazza di tutte o forse solo quella la cui pazzia è più evidente: tenta di trovare il modo migliore per suicidarsi, senza ricordare che tanto lo scopo è sempre lo stesso.
Jenni, interpretata da Linda Salvi, è la cameriera, governante, detective: insomma, comanda lei. Non si conosce la sua storia ma si capisce il suo ruolo, lei vigila su quelle donnette o forse è semplicemente una di loro?
Annetta, interpretata da Stefania Donati, è invece la spiritista, quella in contatto con l'aldilà. Il suo ruolo è centrale in questo dramma, la sua storia una delle più inquietanti.

Presentante le protagoniste, ora avete tutti i più validi motivi per andarlo a vedere a teatro: non si ride solamente e ci si spaventa quanto basta, ma si riflette una volta a casa che, a mio parere, è l'unico aspetto che divide gli spettacoli di qualità da quelli che si sarebbe fatto anche a meno di vedere.



sabato 29 ottobre 2016

Credici anche quando tutto è perduto

La vita è una serie di alti e di bassi, di pro e di contro, di momenti in cui tutto va bene e in altri in cui tutto sembra remare contro e in quei momenti anche la speranza di un futuro migliore diventa un ricordo sbiadito: tutto è nero e la luce sembra essere impossibile da vedere ma vi racconterò ciò che è successo, come ho fatto a vedere la luce in dei mesi in cui ero davvero circondato solo da ombre.

Ma cominciamo dal principio.

Era Gennaio e ho iniziato un nuovo lavoro pieno di entusiasmo e di speranze, vivevo con il mio migliore amico e avevo un flirt con una persona davvero speciale. L'unico problema era la distanza da casa che si faceva sentire e una situazione non facile da gestire.

Era Marzo, poi Aprile e Maggio, il lavoro iniziava a farmi sorgere domande, vivevo ancora con il mio migliore amico ma si sarebbe trasferito all'inizio dell'estate. Il mio flirt andava a concludersi, gli amici erano ossigeno e tutto quello che mi causava ansia e dolore aveva finalmente trovato risoluzione. 

Era Luglio e ho preso una decisione: dare una svolta alla mia vita professionale. Lascio il lavoro, torno a casa, studio per l'ultimo esame da dare per laurearmi a Dicembre e affrontare il mondo del lavoro di stampo internazionale. Inutile dire che la burocrazia aveva colpito e che tutti i miei piani erano andati in fumo. Così mi sono ritrovato senza lavoro, senza progetti e nel caos più totale. 

Era Settembre e ho riprogrammato tutto: me stesso, la ricerca del lavoro, i miei obiettivi. Il mio flirt era giunto a conclusione e come tutte le mie relazioni, che sono poche ma emotivamente potenti, la sua ombra tornava sempre a ricordarmi ciò che eravamo, ciò che saremmo potuti essere e ciò che non siamo stati. 

Poi è arrivato Ottobre e tutto è cambiato: ho trovato lavoro, sto curando dei progetti e mi sto dando da fare affinché tutto, almeno dal punto di vista lavorativo, abbia un seguito. E devo dire di essere soddisfatto di me stesso, per essere riuscito a sopravvivere emotivamente a questa tempesta dell'ultimo anno. 

Forse la tempesta non è ancora passata e nuove insidie si nascondono nell'ombra ma se c'è una cosa per cui non sono caduto al suolo senza forze è stato credere in me e nelle mie possibilità, è stato credere che il duro lavoro paga, anche quando così non sembra. Lo ripeterò fino allo sfinimento: tutto accade per un motivo e credo fermamente che i periodi bui servano per farti apprezzare il bello che la vita può offrire se riesci a muoverti, a non rimanere immobile e fermo, se ti circondi di possibilità e tenti di coglierne più che puoi.

Ed è per questo che la luce in fondo al tunnel non esiste: viviamo in tunnel mentali ogni giorno. Possiamo decidere solamente se illuminarli noi stessi o se lasciarci abbandonare al buio delle quotidiane difficoltà della vita. 

sabato 15 ottobre 2016

Amicizie maggiorenni, amicizie minorenni

Ieri sera ero ad una festa di compleanno: i 24 anni di una mia cara amica.
Birra, vino, tramezzini, pizzette, pasta e tante chiacchiere. Insomma, la classica festa in casa, in cui ci si rivede per aggiornarsi, stare insieme e recuperare il tempo perduto con il lavoro, lo studio e insomma, la vita di tutti i giorni.
Dicevo, ero a questa festa di compleanno, si rideva molto e il vino faceva la sua parte. Poi c'è stato il momento dei ricordi, di quando eravamo piccoli e in un attimo la verità è saltata fuori inaspettatamente: la nostra amicizia aveva compiuto 18 anni! Ed è un'amicizia fantastica, di quelle durature, che vanno avanti nel tempo anche quando il tempo non c'è.

Così tornando a casa ho ripensato all'evoluzione dell'amicizia in base alla crescita:
- quando si è bambini si è tutti amici, senza se e senza ma
- poi c'è una selezione rigorosa dettata da differenze sociali, economiche e culturali
- poi un'ulteriore selezione, che inizia dopo la maggiore età, in cui si sceglie chi è più simile a noi
- infine, tristemente, ci sono quelli che scelgono le amicizie in base a ciò che gli può essere utile nella vita

Lo so, non è sempre così, c'è chi riesce a rimanere felicemente distaccato dalle dinamiche degli adulti, ma molti invece ne rimangono intrappolati senza neanche un perché. Ma se c'è un risvolto positivo in tutta questa situazione, è che esistono le amicizie maggiorenni, le amicizie storiche, quelle che ti sono affianco anche quando non lo possono essere fisicamente, e quelle sono le migliori.

venerdì 7 ottobre 2016

Cos'è Comunicazione Ordinaria?

2 anni fa, appena laureato, mentre tentavo di capire cosa fare con la mia vita e con l'inizio della mia carriera, decisi di aprire un blog, questo blog. Da allora ci sono state tante evoluzioni, è nata una pagina Facebook e ho iniziato ad avere un seguito, un piccolo seguito e con la pagina sono evoluto io, la mia scrittura e i miei argomenti.

Ho iniziato a scrivere un libro, un romanzo per la precisione, che ha ancora molto bisogno di cure prima di uscire allo scoperto. Ora sono più coraggioso e più coraggiosa è la mia scrittura. Mi batto per i diritti degli altri, di quelli che vengono definiti diversi e che vivono situazioni di disagio. Faccio parte della schiera dei blogger che tramite la scrittura vogliono migliorare l'umore delle persone, farle riflettere su ciò che succede nella vita di ogni giorno e spero di poter aiutare più persone possibili come faccio quando me ne capita l'occasione.

Perché Comunicazione Ordinaria?

Perché sono le iniziali del mio nome, direi banalmente. Ma è più di questo: la Comunicazione avviene in ogni attimo della vita e nella società moderna è più quella non verbale che quella verbale. Oggi la Comunicazione è fatta da like, commenti, cuori e tutti gli altri mezzi di interazione social. Con questi strumenti comunichiamo ogni giorno e ogni giorno, Ordinaria(mente), possiamo migliorare o peggiorare la giornata di qualcuno. Comunicazione Ordinaria vuole fare questo: dare chance, possibilità, punti di vista a chi vede solo il buio, l'oscurità e nessuna via di fuga.

Ed è per questo che mi piace quando condividete le vostre storie con me, perché ogni storia è una vittoria e ogni vittoria diventa ancora più grande quando mi viene detto che ho scritto qualcosa che ha aiutato.

Ecco, questa è Comunicazione Ordinaria. Oggi.

Domani potrebbe essere qualcosa di ancora più bello.

sabato 1 ottobre 2016

Chi è un blogger?

Oggi è #ComunicazioneTheBlog e il primo articolo della rubrica si intitola: Chi è un blogger?

Un blogger è solitamente un ragazzo o una ragazza con la passione per lo scrivere che inizialmente si diletta a produrre contenuti in modo quasi randomico, successivamente capisce che se diventare scrittori di fama internazionale è un sogno, diventare dei blogger è una possibilità realmente realizzabile. Così tutti noi, in attesa di pubblicare il nostro primo libro, ci cimentiamo nell'arte del blogging, un'arte che se dall'esterno può sembrare una gran minchiata, dall'interno, ve lo assicuro, è una vera e propria guerra.

Si, perché non solo siamo tanti e la competizione è alle stelle, ma il web ci spinge a scrivere contenuti ogni giorno, tutti i giorni, festività comprese, con compensi abbastanza bassi e possibilità di carriera abbastanza minime, ma noi blogger lo facciamo perché ci piace scrivere, non possiamo fare altro che scrivere ma se uno scrittore dell' Ottocento basava la sua scrittura sulla fantasia e sulla propria vita, i blogger del 2016 devono basare la loro scrittura su una strategia creativa abbastanza complicata.

Wilde diceva "Nel bene o nel male, purché se ne parli." Noi blogger diciamo "Nel bene o nel male, purché qualcuno ci legga." motivo per cui alcuni blogger vendono l'anima al marketing e si fanno convincere da quella o da quell'altra azienda per pubblicizzare prodotti a cui non frega nulla né a loro, né al pubblico che vorrebbero avere. La fine della spontaneità insomma. Ma bisogna pur guadagnare dunque in un certo senso li capisco.

Essere un blogger vuol dire confrontarti ogni volta con la faccia schifata di chi ti chiede che lavoro fai, come se invece di dirgli che scrivi sul web, stessi dicendo che vendi organi al mercato nero. Ma soprattutto, i blogger combattono ogni giorno con i ghostwriters, quella categoria di scrittori che pur di pubblicare qualcosa, scrivono firmandosi col nome di altri, dando meriti a chi meriti non ne ha.

Infine ci sono i blogger puri, quelli che pubblicizzano prodotti che davvero apprezzano o che scrivono i propri libri firmandosi e pregando che qualcuno li compri. E sono quelli che apprezzo di più perché alcuni hanno come compito quello di dare valore alle persone che leggono i propri contenuti, dargli sostegno, consiglio e ausilio. Alcuni blogger sono delle vere e proprie star della filantropia, peccato che non se le fili nessuno, ma vi posso garantire, da blogger, che non c'è nulla di più bello che ricevere i messaggi di chi ti dice che in qualche modo, con la tua scrittura, l'hai aiutato a capire qualcosa, a guardare le cose da un altro punto di vista, a superare un ostacolo che forse prima sembrava insormontabile. Proprio come hanno fatto i grandi classici con le generazioni precedenti, quando i libri erano amici e consiglieri e non un peso da portarsi nello zaino.

Dunque essere un blogger è per la maggior parte dei casi pura passione e spero che dopo questo articolo, se qualcuno vi dirà che la sua professione è il blogger, possiate fare meno la smorfia schifata e possiate dirgli: "Allora sei un eroe!"

lunedì 19 settembre 2016

Che prima o poi arriva, quando meno te lo aspetti

Finita l'adolescenza, l'università ed entrato nel mondo del lavoro, tra lo spavento nel conoscere il magico mondo delle bollette e il realizzare che le storie sentimentali sono un oceano i cui pesci sono sempre pochi e con qualche difetto evidente, nella testa di un nuovo adulto compaiono allarmanti necessità tra cui quella di vivere la così detta "storia seria". Ed è un dramma, un periocolosissimo dramma, perché sei abbastanza giovane da non volerti legare seriamente e nonostante ciò sei circondato da coppiette felici, sei un'amante silente dei libri e dei film a lieto fine e il tuo cinismo non supererà mai la speranza che qualcuno nel globo potrà sopportare tutte le tue stranezze da maniaco del controllo di cui sei consapevole da quando hai pronunciato per la prima volta "Mamma".

Così, se non sei accasato e punti tutto sulla carriera e sul tuo progetto di girare il mondo, più il tempo passa e più ti trovi nello stallo sentimentale del "Non ho tempo per una relazione seria" e il "Però mi piacerebbe avere qualcuno" e qui il dramma aumenta in modo esponenziale perché se da una parte vogliamo avere qualcuno accanto a noi, dall'altra la società ha stabilito che essere single non vuol dire essere un untore di malattie ma anzi, un motivo di orgoglio. E ci sta: essere single per certi versi è magnifico.

Ed ecco che arriva l'illuminazione, la svolta, la presa di coscienza: se hai un futuro da voler realizzare, il problema non è essere single, il problema è non essere innamorati.

Bingo! Cin cin! Tombola!

Quando sei impegnato e totalmente concentrato su te stesso e sulla tua vita sai che non puoi controllare tutto, ma che puoi controllare molto. In quello spicchio che non può essere controllato, c'è l'Amore, il sentimento, la passione ed è una greve presa di coscienza sapere che i sentimenti non si controllano e che se si palesano è un bel problema, perché si possono moderare i propri, ma non quelli della persona che ti accanto.

E vai a trovarla una persona di cui innamorarti e che ti ami allo stesso modo, vai a cercare nelle fratte più nascoste del mondo qualcuno che ti fa battere il cuore e che si trova nella stessa tua situazione. La statistica presuppone che quella persona non esista o che se esiste vive a circa due continenti di distanza da te e magari preso dallo stesso sconforto si è dato alle relazioni senza amore ma con compagnia mentre tu invece ti ostini a riconoscere che senza amore non ce la fai proprio a fingere che tu sia in una relazione.

E dunque cosa fare? Iniziamo a comprare gatti e gettare la spugna prima del previsto?

Assolutamente no! Iniziare o continuare a vivere aperti alla possibilità dell'Amore, cambiare posti, magari anche città, provare cose nuove, con la consapevolezza che come qualsiasi cosa nella vita, anche l'Amore tarda ad arrivare ma poi arriva, quando meno te lo aspetti.