lunedì 7 dicembre 2015

Quanto una parola possa far sorridere

Ieri, prima di andare a letto, ho visto un video bellissimo, di quelli che ti fanno riflettere e ti fanno capire quanto le parole siano potenti.

Il video è semplice: c'è una ragazza di 18 anni di nome Shea Glover che va in giro per la scuola con una telecamera, ferma dei suoi compagni e dice "Sto facendo un video sulle cose che io ritengo siano belle".
Le reazioni sono differenti: ci sono ragazzi che sorridono, altri che sono confusi e perfino chi si arrabbia. E sono tutti ragazzi completamente diversi tra loro ma le cui reazioni sono molto simili: sono tutti stupidi da quel complimento, come a voler dimostrare che a loro, che sono belli, glielo hanno detto poche volte.

Il video in questione è questo: Le reazioni delle persone nell'essere chiamate belle

Mi chiedevo: come mai tanto stupore dinanzi ad una parola che circola frequentemente nel nostro vocabolario di tutti i giorni? All'inizio ho pensato che il problema fosse l'età e che giustamente durante l'adolescenza non è raro trovare ragazzi la cui autostima è ai livelli minimi. Poi ho sommato anche il fattore differenze e ho iniziato a credere che Shea abbia preso un campione non troppo rappresentativo. Infine ho capito che non è l'età o l'essere outsider che rende stupiti davanti ad una dichiarazione del genere ma che è una condizione normale dell'essere umano.

Voglio dire, abbiamo tutti parenti, amici e colleghi che ci dicono che stiamo bene con un certo look, con un certo taglio o che quel completo ci rende più attraenti del solito e questo ci rende felici, ma è una routine. Ciò che ha lasciato quei ragazzi a bocca aperta facendoli reagire in quella maniera così stupita era l'inaspettato e le reazioni che ci sono state subito dopo ne sono la prova.

Insomma, pensate a quello che facciamo tutti i giorni, in cui tutto è molto prevedibile, controllabile e gestibile, dove anche un compleanno o una festa dovuta diventa un cliché a cui siamo abituati da molto tempo. E poi pensate invece a quella volta in cui vi siete sentiti su una nuvola dopo un appuntamento riuscito bene o a quella volta in cui il cuore ha iniziato a battere più velocemente in attesa di un grande evento, unico nel suo genere. Bene, quelli sono stati sicuramente momenti di grande gioia dove si innescava un momento di sorpresa e stupore, dove c'era l'inaspettato e soprattutto dove una giornata di routine, prevedibile e poco eccitante si è trasformata in un qualcosa difficile da dimenticare.

Ecco di cosa abbiamo bisogno al giorno d'oggi, non di telefoni più tecnologici o di distanze accorciate virtualmente, ma di gente che prenda un biglietto e che parta. Abbiamo bisogno di dirci quello che sentiamo non nei giorni comandati ma nei giorni ordinari perché è proprio l'ordinarietà a rendere straordinaria una vita, un'ordinarietà che vive di momenti che fanno sorridere quando meno lo si aspetta.

Nessun commento:

Posta un commento