Ieri discutevo con una persona molto saggia sulle persone che scegliamo nella vita soffermandoci su quelle sbagliate, quelle che poi lasciamo nel cammino e mi domandavo cosa avessero a che fare tutte queste future ex relazioni con me e con le persone in generale. In sintesi la domanda è: perché scegliamo le persone sbagliate?
Oggi poi, mentre maledicevo il tram che era in ritardo, mentre camminavo per andare in facoltà, espandevo il concetto in un rapporto più ampio e forse più pericoloso. La domanda ora non è "Perché scegliamo le persone sbagliate?" ma "Perché non ci accorgiamo subito che lo sono?"
Ho pensato ai primi appuntamenti, a quanto siano nauseanti, perché c'è un carico di aspettative troppo pesante da gestire, un carico che porta ansie e pensieri inutili, soprattutto perché la maggior parte delle volte, l'altra persona si rivela sbagliata fin da subito e fin da subito cerchiamo un modo per poter uscire da quella situazione imbarazzante. Ma quando invece ci si trova bene al primo appuntamento, decidendo di vedersi per un secondo e poi un terzo, un quarto e altri cento, perché alla fine, dopo un tempo non sempre calcolabile, arriviamo a pensare "Non eravamo fatti per stare insieme." oppure "Non eravamo compatibili." o peggio "Non era la persona giusta."?
E ripensando a ciò che è successo negli ultimi anni e alle persone che mi sono vicino ho capito fondamentalmente una cosa: se non c'è Amore agli inizi, non è la persona giusta.
Si, avete capito bene: se non scatta del vero sentimento alle prime fasi di una frequentazione, la coppia è destinata al fallimento, in quanto uno dei due penserà un giorno o l'altro "Non è la persona giusta." Perché miei cari lettori, quando c'è del sentimento da parte di entrambi e poi le cose non vanno più bene, ci si attaccherà sempre alla speranza che quel sentimento ritorni e se le persone riescono nel loro intento, la fase critica passa e si ritorna all'armonia, allo stare bene. Ma se anche una sola persona tra i due non prova qualcosa, allora saprà di certo che si sta accontentando di una situazione di banale sicurezza affettiva ai danni del vero amore.
Insomma ne sono state scritte di schifezze negli anni, ma se c'è un tema che continua perennemente da quando la letteratura è nata, è quello dell'amore.
Anche di quello che finisce in tragedia.
Guardate Shakespeare, Sparks e Dante: loro scrivono di amori finiti, di lotte, guerre e percorsi interiori per poter ritrovare la persona amata e per poterla rivivere e solitamente i personaggi delle loro storie sono tutti degli innamorati col cuore stanco ma forte che lottano per riavere ciò che sembra perduto. C'è Otello che ama Desdemona e lei che ama lui, ma il dramma succede lo stesso e non riuscendo a concepirlo, a sviscerarlo e ad affrontarlo questo amore finisce nel modo peggiore. E lo stesso fa Romeo con Giulietta; Dante si infligge perfino un viaggio agli Inferi pur di trovare la sua amata, ciò che era il loro amore.
Perché credetemi, quando si prova qualcosa per una persona, per quanto possa finire male, anche senza la tragicità di Shakesperare, quel sentimento rimane latente, nascosto, ma c'è. Se non si prova nulla, non si è provato nulla e mai lo si proverà, allora quella relazione non è altro che paura della solitudine, della sconfitta, della verità. Ed è quella la vera sconfitta, quella di aver ceduto le armi alla difficoltà della ricerca della persona che ci ama per quello che siamo e che nonostante tutto, vuole ancora combattere per quell'amore passato, al presente sopito.
Nessun commento:
Posta un commento