mercoledì 11 novembre 2015

Il peso dei ricordi

Ero piccolo, molto piccolo e la mattina del mio compleanno sentivo la voce di mia madre che dolcemente mi svegliava. Poi l'odore forte del latte caldo e del cioccolato. Il tatto si attivava alle sue carezze, poi la vista, un po' appannata, trovava anche lei un modo per darsi da fare. E infine il gusto, non quello del latte caldo o del cioccolato, ma quello del momento, di ciò che sarebbe accaduto in quella meravigliosa giornata che era il mio compleanno. Era tutto perfetto, anche l'abbraccio frettoloso di mio padre che scappava al lavoro o il doverlo sentire per telefono se già era andato via al mio risveglio: un augurio, il suo, che si presentava come un'assaggio di un piatto più abbondante che avrei potuto gustare solo a fine giornata, al suo ritorno dal lavoro. 

Questa per molti anni è stata una tradizione che mi sono portato dietro e come tutte le tradizioni anche questa ha avuto la sua fine, perché se c'è una cosa che ho imparato negli ultimi 22 anni è che le tradizioni devono essere vissute al momento, senza sperare di avere una seconda possibilità, senza pensare che tanto ci sarà un'altra volta per poter gustare quel preciso istante. 

Si, è vero: ci sono tradizioni dure a morire e dunque non gli diamo neanche il giusto onore. Eppure le tradizioni sono un ciclo vitale, sono vissute da umani e come ogni cosa prodotta dalla natura umana, sono destinate ad avere una morte. Che poi se ci pensate, questo è meraviglioso, perché ci permette di creare nuove tradizioni, di poter fare ancora meglio, qualcosa che porti ancora più sorrisi rispetto alla tradizione precedente. Non bisogna mai mettersi troppo a pensare su ciò che è passato e che è andato, perché quel passato non tornerà più e molti passati non hanno una soluzione, sono solo lì, in attesa di essere dimenticati perché si può scegliere di dimenticare le cose in due modi: nel modo consapevole o nel modo istintivo.

E il secondo il problema. Alle volte perdoniamo e poi non dimentichiamo ciò che ci è successo e per questo accumuliamo pesantissimi ricordi, emozioni, sentimenti che non riusciamo più a gestire. Ogni cosa che non dimentichiamo si accumula, forte e sedentaria, creando un'armatura, modificando credenze e comportamenti, rendendoci più deboli poi alle avversità che ci circondano: come si può combattere se non riusciamo neanche a muoverci per il peso che ci portiamo dietro?

Ecco perché dovremmo tutti riprendere le nostre tradizioni, quelle più pesanti, che ci portiamo dietro non con leggerezza ma con pesante angoscia e lasciarcele alle spalle, creando nuovi ricordi, nuove emozioni, nuovi immagini da guardare, anche e sopratutto quelle con qualche imperfezione, perché non sarebbe vita se i ricordi e le tradizioni non ci provocassero qualche ruga e per essi non c'è trucco che regga: ciò che possiamo fare è solo lasciare tutto alle spalle e vivere per ciò che verrà.


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