Ho passato l'ultimo weekend in Puglia con mia famiglia e ho fatto visita al mare e alle persone che più amo, soprattutto la nuova arrivata. Ad ogni modo, la spensieratezza doveva prendere il sopravvento e invece realizzato di non avere il potere di godermi a pieno quei momenti. Insomma cosa potrebbe distrarmi da una giornata di mare o da una cena in famiglia? Poi ho avuto l'illuminazione: situazioni irrisolte. Ce ne sono di tanti tipi e le mie solo per lo più lavorative e sentimentali. Ma se sulle lavorative ci si può lavorare, sapendo cosa fare e come farlo, sul lato sentimentale si gioca in due e capita di ritrovarsi in situazioni che diventano bizzarramente irrisolte.
La questione è semplice: ci si frequenta, ci si conosce, si inizia a instaurare un rapporto e poi in uno schiocco di dita tutto quello che si stava costruendo svanisce all'improvviso. Cade, scivola via con una facilità immensa mentre per costruire bisogna lavorare in modo duro e determinato. Ed è in quel momento, quando una situazione smette di essere chiara, che sopraggiunge la situazione irrisolta. Non sappiamo perché è finita, se è colpa nostra, se abbiamo fatto qualcosa di male o se semplicemente stavamo uscendo con la classica persona con problemi di affettività e comunicazione che da un momento all'altro ha avuto paura che le cose possano farsi serie e si è data alla fuga più veloce che poteva. O forse non ero abbastanza, che non è da escludere, anche se, ripensandoci, cene, sesso e messaggi romantici non avvengono se non c'è un'attrazione letale, almeno da parte mia.
Dunque la domanda è: come si esce da una situazione irrisolta?
Quando una storia finisce sappiamo come difenderci da noi stessi, ma quando è lasciata a metà, come ci dobbiamo comportare?
Fino a poche ore fa, il mio bisogno compulsivo di sapere dove fosse e con chi fosse era diventato abbastanza noioso, poi, dopo una presa di coscienza, ho realizzato che in fondo non mi interessa più di tanto il suo presente, ma il motivo per cui io non sia nel suo presente. Da questo sono giunto a una seconda presa di coscienza: non lo saprò mai. Si, perché è così: se una persona vuole, nel 2016, nel parte digitale del mondo, un modo per dirti qualsiasi cosa lo trova. Se non arrivano messaggi whatsapp, telegram, snapchat, facebook, twitter, instagram o anche dei semplici segnali di fumo, è perché evidentemente non c'è interesse a dare spiegazioni. Ed è grandioso arrivare alla terza presa di coscienza: non interessa più neanche a me. Perché non voglio avere una relazione con chi non sa dire quello che pensa, con chi non sa affrontare una conversazione spinosa, con chi evidentemente ha così tanto bisogno di amore e così tanta paura di darlo e riceverlo, da sentirsi con più persone solo per avere la sicurezza che almeno virtualmente, per un secondo, conta qualcosa. E dunque è perfetto così, è andata come doveva andare solo per farmi arrivare alla conclusione che ci sono tipologie di persone con cui passerei un'intera vita insieme e altre che, nonostante un sex appeal notevole, voglio eliminare dalla lista delle possibilità.
Dunque per ricapitolare le mie prese di coscienza sulle situazioni irrisolte sono:
1) se diventi uno stalker, devi riconoscerlo e affrontare il problema
2) ci sono domande a cui non è dato sapere la risposta
3) se ti ritrovi in una situazione irrisolta, domandati se quella persona merita ancora la tua attenzione
Ultima cosa, in conclusione: non siete sbagliati voi, non avete problemi voi, sono loro che hanno problemi di comunicazione e di affettività abbastanza gravi.
Dunque su col morale e NEXT!
martedì 26 luglio 2016
martedì 12 luglio 2016
Le 5 cose che ho amato e le 5 cose che ho odiato di Milano
La mia partenza è imminente: ho la casa piena di bagagli vuoti, pieni, semi-vuoti, semi-pieni, lavatrici da fare ma soprattutto, prima della mia partenza per Roma, ho un esame da dare. Sono dunque sull'orlo della disperazione!
Ad ogni modo mi sono trasferito a Milano un anno e mezzo fa e in questo periodo ho tentato di vivere le proposte della città e ho voluto stilare una lista, un piccolo decalogo diviso in una top five delle cose che ho amato e in una top five delle cose che ho odiato.
Iniziamo!
10. Ho odiato l'assenza di comunicazione, di garbo e cortesia. Perché a Milano se sei alla fermata del tram, sei rigorosamente con le cuffie o con gli occhi puntati sul telefono. Non c'è possibilità di incontro, chiacchiera o scambio anche solo per dire: "Che tempo di merda!" quando sei in pieno novembre e sta grandinando da 2 settimane.
9. Ho amato lo scorrere del tempo: tutto veloce, pieno, costantemente in crescita, non ti fermi mai e quando lo fai vai in estasi mistica. Però il tempo è speso bene tra le mille cose da fare e vai a letto soddisfatto, stanco ma soddisfatto.
8. Ho odiato il tempo, perché bello non è. In inverno è una continua pioggia che non ti lascia respirare, in estate è afa, caldo, umido e appiccicaticcio. Un vero inferno.
7. Ho amato le mostre, le esibizioni, gli eventi e la cultura diffusa. Ogni giorno si può vedere qualcosa e si può imparare qualcosa. Basta girare l'angolo e ti ritrovi di fronte alla casa in cui ha abitato un grande uomo del passato o alla galleria di un giovane artista in ascesa.
6. Ho odiato come cambiano in fretta le persone che partono dal Centro e dal Sud per studiare o lavorare qui. Perdono tutta l'energia e la gioia dei posti in cui sono nati e si abbandonano allo snobbismo di Corso Como, della Virgin e della moda dell'ultimo momento.
5. Ho amato il lavoro e le possibilità lavorative per i giovani. Qui il lavoro c'è e anche tanto, perché ai giovani le possibilità vengono date e alcuni guadagnano anche molto con il loro primo impiego. Qui il lavoro è sacro ed è formativo, eccitante e non annoia mai.
4. Ho odiato gli schiavi del lavoro, quelli che il lavoro te lo fanno odiare, quelli che si devono mettere in mostra, che non accettano interferenze e soprattutto appendono la loro vita al chiodo per un lavoro probabilmente temporaneo solamente per poter tornare a casa la sera e dire quanto dura sia la vita.
3. Ho amato l'università e gli eventi a cui ho partecipato, perché erano organizzati alla perfezione ed erano formativi, creativi e coinvolgenti. Per alcuni corsi universitari e per alcuni eventi sono uscito dalla porta sempre con nuove idee da sviluppare.
2. Ho odiato la mancanza di relazionarsi delle persone, la mancanza di coraggio diffuso di dirsi le cose in faccia, di esporre le proprie problematiche e di osare un po' di più.
1. Ho amato la facilità della vita in città, perché Milano è piccola, facile da percorrere, piena di servizi eccellenti e di luoghi che ti tolgono il fiato. In qualsiasi posto potrai trovarti, vedrai bellezza e diversità, e accettazione e novità. Per questo è la città della moda: qui tutto ciò che è diverso è accettato.
Questo è il mio personale decalogo delle cose che ho amato e odiato di questa meravigliosa città.
Fatemi sapere se siete d'accordo!
Ad ogni modo mi sono trasferito a Milano un anno e mezzo fa e in questo periodo ho tentato di vivere le proposte della città e ho voluto stilare una lista, un piccolo decalogo diviso in una top five delle cose che ho amato e in una top five delle cose che ho odiato.
Iniziamo!
10. Ho odiato l'assenza di comunicazione, di garbo e cortesia. Perché a Milano se sei alla fermata del tram, sei rigorosamente con le cuffie o con gli occhi puntati sul telefono. Non c'è possibilità di incontro, chiacchiera o scambio anche solo per dire: "Che tempo di merda!" quando sei in pieno novembre e sta grandinando da 2 settimane.
9. Ho amato lo scorrere del tempo: tutto veloce, pieno, costantemente in crescita, non ti fermi mai e quando lo fai vai in estasi mistica. Però il tempo è speso bene tra le mille cose da fare e vai a letto soddisfatto, stanco ma soddisfatto.
8. Ho odiato il tempo, perché bello non è. In inverno è una continua pioggia che non ti lascia respirare, in estate è afa, caldo, umido e appiccicaticcio. Un vero inferno.
7. Ho amato le mostre, le esibizioni, gli eventi e la cultura diffusa. Ogni giorno si può vedere qualcosa e si può imparare qualcosa. Basta girare l'angolo e ti ritrovi di fronte alla casa in cui ha abitato un grande uomo del passato o alla galleria di un giovane artista in ascesa.
6. Ho odiato come cambiano in fretta le persone che partono dal Centro e dal Sud per studiare o lavorare qui. Perdono tutta l'energia e la gioia dei posti in cui sono nati e si abbandonano allo snobbismo di Corso Como, della Virgin e della moda dell'ultimo momento.
5. Ho amato il lavoro e le possibilità lavorative per i giovani. Qui il lavoro c'è e anche tanto, perché ai giovani le possibilità vengono date e alcuni guadagnano anche molto con il loro primo impiego. Qui il lavoro è sacro ed è formativo, eccitante e non annoia mai.
4. Ho odiato gli schiavi del lavoro, quelli che il lavoro te lo fanno odiare, quelli che si devono mettere in mostra, che non accettano interferenze e soprattutto appendono la loro vita al chiodo per un lavoro probabilmente temporaneo solamente per poter tornare a casa la sera e dire quanto dura sia la vita.
3. Ho amato l'università e gli eventi a cui ho partecipato, perché erano organizzati alla perfezione ed erano formativi, creativi e coinvolgenti. Per alcuni corsi universitari e per alcuni eventi sono uscito dalla porta sempre con nuove idee da sviluppare.
2. Ho odiato la mancanza di relazionarsi delle persone, la mancanza di coraggio diffuso di dirsi le cose in faccia, di esporre le proprie problematiche e di osare un po' di più.
1. Ho amato la facilità della vita in città, perché Milano è piccola, facile da percorrere, piena di servizi eccellenti e di luoghi che ti tolgono il fiato. In qualsiasi posto potrai trovarti, vedrai bellezza e diversità, e accettazione e novità. Per questo è la città della moda: qui tutto ciò che è diverso è accettato.
Questo è il mio personale decalogo delle cose che ho amato e odiato di questa meravigliosa città.
Fatemi sapere se siete d'accordo!
venerdì 8 luglio 2016
Un bilancio apparentemente negativo
"Tutto accade per un motivo" è la mia frase guida, è la soluzione a tutti i problemi e agli ostacoli che ho incontrato in questi anni. "Tutto accade per un motivo" è una forma di protezione e di riflessione che permette di evolverti dallo stato di confusione, a uno stato di chiarezza e consapevolezza. Ecco perché ogni volta che cado, che inciampo, che qualcosa va storto, riesco a mantenere la calma perché mi ricordo che "Tutto accade per un motivo".
Poco più di un anno e mezzo fa, decisi di stravolgere la mia vita, di trasferirmi per cercar fortuna, spinto dall'ambizione, dalla giovinezza e dalla fame di esperienza. Dopo un anno e mezzo ora sono di ritorno a casa e posso fare il conto di questa mia esperienza. Il risultato è, apparentemente, estremamente negativo: ho perso tanto, tra cui me stesso e la motivazione che mi ha spinto a trasferirmi, ho ricevuto tante porte in faccia e ho lasciato che le situazioni prendessero il sopravvento senza riuscire a controllarle. Un disastro di dimensioni epiche.
Ma questa è l'apparenza. Nella realtà il conto è totalmente positivo. In un anno e mezzo ho imparato più cose su me stesso di quelle che ho imparato in 22 anni di quieta e protetta vita che ho vissuto prima di partire. La mia ambizione è maturata, i miei progetti hanno preso forma, le mie competenze sono cresciute e ho incontrato così tante persone negative e poco propositive che ho capito perfettamente chi voglio che sia al mio fianco nei giorni a venire. Ma ho incontrato anche l'amicizia, un po' di amore e un'esperienza lavorativa che consiglierei a chiunque. Ho conosciuto il Nord e la sua testa e i suoi sentimenti, così diversi dal Centro e dal Sud.
Nelle prossime settimane parlerò proprio di questo: le differenze tra questi due poli di uno stesso paese.
Auguro a tutti di poter fare un viaggio come il mio, alla scoperta della propria personalità, delle proprie debolezze e dei propri punti di forza. Un viaggio difficile ma spettacolare.
Al prossimo articolo e se vi è piaciuto condividete e mettete mi piace alla pagina Facebook!
C. :)
Poco più di un anno e mezzo fa, decisi di stravolgere la mia vita, di trasferirmi per cercar fortuna, spinto dall'ambizione, dalla giovinezza e dalla fame di esperienza. Dopo un anno e mezzo ora sono di ritorno a casa e posso fare il conto di questa mia esperienza. Il risultato è, apparentemente, estremamente negativo: ho perso tanto, tra cui me stesso e la motivazione che mi ha spinto a trasferirmi, ho ricevuto tante porte in faccia e ho lasciato che le situazioni prendessero il sopravvento senza riuscire a controllarle. Un disastro di dimensioni epiche.
Ma questa è l'apparenza. Nella realtà il conto è totalmente positivo. In un anno e mezzo ho imparato più cose su me stesso di quelle che ho imparato in 22 anni di quieta e protetta vita che ho vissuto prima di partire. La mia ambizione è maturata, i miei progetti hanno preso forma, le mie competenze sono cresciute e ho incontrato così tante persone negative e poco propositive che ho capito perfettamente chi voglio che sia al mio fianco nei giorni a venire. Ma ho incontrato anche l'amicizia, un po' di amore e un'esperienza lavorativa che consiglierei a chiunque. Ho conosciuto il Nord e la sua testa e i suoi sentimenti, così diversi dal Centro e dal Sud.
Nelle prossime settimane parlerò proprio di questo: le differenze tra questi due poli di uno stesso paese.
Auguro a tutti di poter fare un viaggio come il mio, alla scoperta della propria personalità, delle proprie debolezze e dei propri punti di forza. Un viaggio difficile ma spettacolare.
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C. :)
domenica 3 luglio 2016
La verità è che non gli piaci abbastanza: un ripasso
"La verità è che non gli piaci abbastanza" non è solo un film uscito nel 2009, è più la Bibbia dei single in epoca post secondo secolo dopo Cristo. E la traduzione del titolo in italiano neanche rende troppo bene l'idea della conoscenza che questo film esprime già sin dal suo nome: "He's Just Not That Into You" ovvero "è solo che lui non è interessato a te"(traduzione poetica ma diretta). Semplice e non aperto alla speranza come "La verità è che non gli piaci abbastanza" che lascia le donne (e gli uomini) di tutto il mondo appesi al filo del "però gli piaccio, che è già qualcosa".
Il film è la cosa più illuminante dopo "Sex and the city" per quanto riguarda le relazioni sentimentali, è la risposta a dubbi notturni, mattutini e pomeridiani, alle interpretazioni di messaggi, emoticon e frasette del cazzo che si dicono alla fine di un appuntamento. E non è solo un problema delle donne ma anche un problema degli uomini e questo è l'unico aspetto che non mi piace del film: il tutto è al femminile e l'uomo è visto come una specie di Satana senza sentimenti e scrupoli di ogni sorta.
Ma andiamo al succo, a ciò che ha reso questo film celebre e celebrato da ogni single con una connessione a internet e un bagaglio di appuntamenti e di messaggi confusi alle spalle. Gli ammonimenti di Alex dovrebbero essere tatuati al posto di quei tribali assurdi per ricordarci che alle volte non c'è nulla di confuso: tutto è così com'è.
Primo Ammonimento: se un uomo (o una donna) ti tratta come se non gli importasse nulla di te, non gli importa nulla di te davvero.
Non esistono caratteri difficili, complicati e comportamenti che nascondono intenzioni di altro genere. Le persone sono così prese dalle loro vite che raramente si fanno trasportare da altri interessi e quando scatta l'interesse che smuove le loro noiose vite fatte di lavoro, stress e una linea da riprendere o mantenere, fanno di tutto per avere quello scossone nella propria vita.
Secondo Ammonimento: se un uomo (o una donna) ti dà il suo numero prima di chiederti il tuo, non gli piaci.
Ok, il colpo è duro perché state ripensando a tutte le volte in cui vi hanno dato il loro numero senza avervi chiesto il vostro. O ve lo siete scambiato reciprocamente ma sembra come se il vostro telefono possa solo fare chiamate, non riceverle. Beh, pensateci: se vi trovate in una festa e incontrate due persone, una interessante e l'altra molto meno a chi chiedereste il numero? Se lo facciamo noi perché non dovrebbero farlo anche gli altri?
Terzo Ammonimento: se un uomo (o una donna) mentono spudoratamente, scappa perché non gli piaci.
Siamo tutti impegnatissimi e questo è ovvio. Però per quello che vogliamo, 5 minuti si trovano sempre. Siamo reduci da giornate di lavoro stressanti ma c'è sempre la serata infrasettimanale, il giovedì universitario e quella festa di compleanno che viene di martedì a cui non possiamo proprio rinunciare. Ecco perché la storia del "ho l'agenda piena" non regge: volontà è possibilità. Tutto condito da una grande interesse, naturalmente.
Quarto Ammonimento: se un uomo (o una donna) non sentono la scintilla, è solo una scusa per dirti che non gli piaci.
Questo è l'unico ammonimento che non mi convince molto, perché sono il primo supporter della scintilla e delle sue conseguenze. A mio parere la piazza delle relazioni scarseggia un po', più che altro oltre agli impegni di ogni giorno si sono aggiunti anche la reputazione online e trovare un posto nel mondo che non ti faccia arrivare a quarant'anni chiedendoti "cosa ho fatto nella mia vita per essere ancora a questo punto?". Ma la storia della scintilla, a mio parere, è vera. Credo che con alcune persone si capisce tutto al primo incontro: sappiamo già se ci piacciono o meno. Non ho mai avuto dubbi su questo. Lo si sente da dentro se una situazione ci intriga o se preferiremmo stare a casa col pigiama a guardare serie tv. Sono quelle situazioni in cui il tempo sembra non passare mai, in cui l'intimità si crea immediatamente e sono anche le batoste più clamorose perché dall'altra parte si trova sempre mancanza di coraggio per dire cosa si prova.
Quinto Ammonimento: se un uomo (o una donna) stanno bene insieme con te, forse sei tu la loro eccezione.
L'eccezione è semplicemente la persona giusta con cui iniziare una storia, seriamente, senza troppe paranoie e con tanti progetti per il futuro. L'eccezione è quando scocca la scintilla per entrambi e non si ha paura di cogliere l'opportunità.
Per concludere questo film è da proiettare in tutte le case dei single e delle single ancora a caccia dell'amore e degli adolescenti così che possano capire che tutti questi giochetti sono una massa di stronzate che potrebbero essere evitate guardandosi negli occhi e dicendo cosa si prova realmente. Sarebbe un modo più onesto e meno doloroso che calarsi in una relazione senza prospettive, in cui uno dei due fantastica mentre l'altro invece neanche ci pensa minimamente. Alla fine il film invita solo a essere più coraggiosi, a buttarsi nel mare degli appuntamenti e a uscirne vivi e sempre con la voglia di creare e di costruire. Che poi è quello l'amore: una volta scattato per entrambi, è semplice costruzione. La demolizione non è per le eccezioni.
Il film è la cosa più illuminante dopo "Sex and the city" per quanto riguarda le relazioni sentimentali, è la risposta a dubbi notturni, mattutini e pomeridiani, alle interpretazioni di messaggi, emoticon e frasette del cazzo che si dicono alla fine di un appuntamento. E non è solo un problema delle donne ma anche un problema degli uomini e questo è l'unico aspetto che non mi piace del film: il tutto è al femminile e l'uomo è visto come una specie di Satana senza sentimenti e scrupoli di ogni sorta.
Ma andiamo al succo, a ciò che ha reso questo film celebre e celebrato da ogni single con una connessione a internet e un bagaglio di appuntamenti e di messaggi confusi alle spalle. Gli ammonimenti di Alex dovrebbero essere tatuati al posto di quei tribali assurdi per ricordarci che alle volte non c'è nulla di confuso: tutto è così com'è.
Primo Ammonimento: se un uomo (o una donna) ti tratta come se non gli importasse nulla di te, non gli importa nulla di te davvero.
Non esistono caratteri difficili, complicati e comportamenti che nascondono intenzioni di altro genere. Le persone sono così prese dalle loro vite che raramente si fanno trasportare da altri interessi e quando scatta l'interesse che smuove le loro noiose vite fatte di lavoro, stress e una linea da riprendere o mantenere, fanno di tutto per avere quello scossone nella propria vita.
Secondo Ammonimento: se un uomo (o una donna) ti dà il suo numero prima di chiederti il tuo, non gli piaci.
Ok, il colpo è duro perché state ripensando a tutte le volte in cui vi hanno dato il loro numero senza avervi chiesto il vostro. O ve lo siete scambiato reciprocamente ma sembra come se il vostro telefono possa solo fare chiamate, non riceverle. Beh, pensateci: se vi trovate in una festa e incontrate due persone, una interessante e l'altra molto meno a chi chiedereste il numero? Se lo facciamo noi perché non dovrebbero farlo anche gli altri?
Terzo Ammonimento: se un uomo (o una donna) mentono spudoratamente, scappa perché non gli piaci.
Siamo tutti impegnatissimi e questo è ovvio. Però per quello che vogliamo, 5 minuti si trovano sempre. Siamo reduci da giornate di lavoro stressanti ma c'è sempre la serata infrasettimanale, il giovedì universitario e quella festa di compleanno che viene di martedì a cui non possiamo proprio rinunciare. Ecco perché la storia del "ho l'agenda piena" non regge: volontà è possibilità. Tutto condito da una grande interesse, naturalmente.
Quarto Ammonimento: se un uomo (o una donna) non sentono la scintilla, è solo una scusa per dirti che non gli piaci.
Questo è l'unico ammonimento che non mi convince molto, perché sono il primo supporter della scintilla e delle sue conseguenze. A mio parere la piazza delle relazioni scarseggia un po', più che altro oltre agli impegni di ogni giorno si sono aggiunti anche la reputazione online e trovare un posto nel mondo che non ti faccia arrivare a quarant'anni chiedendoti "cosa ho fatto nella mia vita per essere ancora a questo punto?". Ma la storia della scintilla, a mio parere, è vera. Credo che con alcune persone si capisce tutto al primo incontro: sappiamo già se ci piacciono o meno. Non ho mai avuto dubbi su questo. Lo si sente da dentro se una situazione ci intriga o se preferiremmo stare a casa col pigiama a guardare serie tv. Sono quelle situazioni in cui il tempo sembra non passare mai, in cui l'intimità si crea immediatamente e sono anche le batoste più clamorose perché dall'altra parte si trova sempre mancanza di coraggio per dire cosa si prova.
Quinto Ammonimento: se un uomo (o una donna) stanno bene insieme con te, forse sei tu la loro eccezione.
L'eccezione è semplicemente la persona giusta con cui iniziare una storia, seriamente, senza troppe paranoie e con tanti progetti per il futuro. L'eccezione è quando scocca la scintilla per entrambi e non si ha paura di cogliere l'opportunità.
Per concludere questo film è da proiettare in tutte le case dei single e delle single ancora a caccia dell'amore e degli adolescenti così che possano capire che tutti questi giochetti sono una massa di stronzate che potrebbero essere evitate guardandosi negli occhi e dicendo cosa si prova realmente. Sarebbe un modo più onesto e meno doloroso che calarsi in una relazione senza prospettive, in cui uno dei due fantastica mentre l'altro invece neanche ci pensa minimamente. Alla fine il film invita solo a essere più coraggiosi, a buttarsi nel mare degli appuntamenti e a uscirne vivi e sempre con la voglia di creare e di costruire. Che poi è quello l'amore: una volta scattato per entrambi, è semplice costruzione. La demolizione non è per le eccezioni.
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