Il mio motto è "Tutto accade per un motivo" e fino ad ora non mi sono mai ricreduto. Tutto ciò che è successo in questi 23 anni ha avuto un significato, anche se per alcune cose c'è voluto del tempo per capirle nel profondo. Sono partito con tanti bagagli e un solo sogno: trovare il modo di fare quello che mi piace, quello per cui ho studiato, quello che so fare meglio. Volevo crescere con chi era del mestiere, volevo formarmi, volevo imparare a cavarmela da solo e dopo un anno e mezzo devo dire che ancora il traguardo è molto lontano. Sempre che ci sia un traguardo da raggiungere.
Ho lasciato la mia casa, la mia stanza, la mia famiglia, i miei amici, i miei bellissimi cani e ho lasciato una parte di me stesso, una parte equilibrata, calibrata, forte e preparata. Non c'è nulla da fare, quando cambi città, nonostante tutta la motivazione del mondo, ti ritrovi ad essere un'altra persona, soprattutto all'inizio, quando non conosci le strade, i luoghi e le persone e tutto deve acquistare un senso, un senso che a dirla tutta è difficile da trovare.
E dopo un po' che sei uscito di casa, dopo un po' che hai combattuto per ottenere il tuo posto nel mondo, le difese si abbassano, la stanchezza si fa sentire e c'è bisogno di tornare per riacquistare energie e motivazione. E ogni volta è così. Ogni volta che torno a casa le certezze vengono ritrovate. Basta poco: una serata tra amici, una cena in famiglia e le vibrazioni della mia casa. Solo queste piccole cose mi fanno ritrovare la motivazione, rimettono in piedi le mie certezze.
Sono certo infatti, di avere a casa infatti una famiglia che mi sostiene, degli amici, che nonostante il tempo e lo spazio ci divida, sono realtà, presenza, costanza e sono certo, sempre di più che se fossi rimasto non sarei cresciuto come ha potuto farmi crescere questa esperienza.
Ed ecco perché se posso dare un consiglio ai miei coetanei, è quello di partire, prendere i bagagli e andare. Perché per quanto possa essere dura, per quanto le forze possano venire a mancare, c'è una certezza che nessuno potrà mai togliervi: che una volta a casa, sarà tutto come prima.
Cesare Pavese diceva e io condivido pienamente: "Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti"
giovedì 31 marzo 2016
lunedì 14 marzo 2016
Colloqui di lavoro: cosa fare, cosa dire e cosa non fare e cosa non dire
Il colloquio di lavoro è sempre motivo di forte ansia e forte stress perché se si manda un curriculum e si viene scelti, sicuramente l'ansia da prestazione è alta. Ecco perché ho deciso di scrivere questo articolo, per poter essere preparati, per essere pronti e non fare brutte figure: "rem tene, verba sequentur" diceva Catone, cioè "se conosci l'argomento, le parole verranno da sole".
1° Quando si riceve un appuntamento bisogna sempre essere onesti: se si ha già un impegno importante (parlo di matrimoni, battesimi e funerali, non di feste di compleanno) bisogna essere onesti e dirlo. Dall'altra parte del microfono c'è una persona che se vi ha selezionato tra tanti ha le sue ragioni, dunque dovrebbe essere disponibile a darvi un'altra data o un'altro orario per le selezioni.
2° Quando si è preso l'appuntamento per il colloquio di lavoro bisogna iniziare a "studiare" l'azienda e tentare di capire con chi si andrà a parlare. Guardate sul sito internet dell'azienda, leggetevi le notizie che la riguardano e se l'intervistatore vi dice nome e cognome, fate ricerche anche su di lui/lei. Arrivate al colloquio preparati perché una persona che è preparata mostra interesse e determinazione e acquisterà punteggio in fase di colloquio.
3° Arrivate al colloquio di lavoro un quarto d'ora prima del previsto: non accadrà mai che si è in anticipo rispetto alla tabella di marcia, però, perché rischiare? Arrivare prima è sinonimo di interesse e di rispetto per il lavoro altrui.
4° Arrivate al colloquio muniti di 2 copie del curriculum vitae e dei progetti che avete sviluppato. 2 copie perché molto spesso non sarete intervistati da una sola persona, ma da due o più. E se è il primo lavoro per cui venite chiamati? Nessun problema! L'importante è avere almeno 2 copie del curriculum così da dimostrare quanto siete attenti e previdenti.
5° Quando siete a casa e dovete decidere cosa indossare per il colloquio, pensateci bene. Se siete degli uomini, una camicia, un jeans e un paio di scarpe tra lo sportivo e l'elegante sono sempre apprezzate. Se siete delle donne un abbigliamento femminile ma non sexy e non da donna in carriera saranno una mossa vincente. Non c'è bisogno di una scollatura profonda per avere un lavoro e non bisogna essere comode con le scarpe basse, perché, che lo vogliate o meno, il look conta nel posto di lavoro. Proprio per questo coprire tatuaggi e togliere piercing vari sarebbe da preferirsi, non perché non siano belli, ma perché sono i datori di lavoro a scegliere voi, non il contrario e se al datore di lavoro non piacciono i tatuaggi, il problema è il vostro. Il lavoro, per fortuna, è anche estetica. Naturalmente è possibile trovare datori di lavoro che concedono tatuaggi, piercing e tinte appariscenti, ma fino a che non dovete essere assunti, mostrate cosa sapete fare e come siete, non chi siete. Per quello avrete tutto il tempo del mondo, una volta assunti.
6° L'educazione è apprezzata, la timidezza no. Per quanto sia una parte caratteriale estremamente personale, durante il colloquio di lavoro bisogna tentare di emergere, di essere al centro dell'attenzione, soprattutto quando si è in un colloquio di gruppo. Questo non vuol dire ostentare, essere arroganti o eccessivi ma dar voce alle vostre qualità e alle vostre competenze professionali ogni volta che occorre.
7° Ricordatevi di essere sinceri: se vi viene chiesto se conoscete l'inglese, l'informatica o altre competenze specifiche, rispondete il livello della vostra preparazione. Ad esempio, io conosco l'inglese e ho studiato anche in college in Inghilterra e in Irlanda, ma quando mi viene chiesto rispondo che sono a un livello C1, non dico di saperlo, perché non sono un madrelingua. Se non conoscete il vostro livello di inglese, di informatica o altro, ci sono molti test online che sapranno darvi una risposta.
8° Non chiedere mai del salario o del contratto: se neanche sapete se siete stati scelti, come potete chiederlo? I colloqui di lavoro funzionano così: l'azienda mette un annuncio, l'azienda sceglie dei candidati, seleziona i candidati, fa una proposta contrattuale e il candidato decide se accettarla o meno. Ecco perché il candidato non deve mai chiedere informazioni sul contratto o sul salario: verrà informato a tempo debito dal datore di lavoro una volta che verrà selezionato.
9° Siate attenti a ciò che accade nel mondo, siate informati e preparati: alle volte può succedere che si possa parlare di ciò che avviene oggi nel mondo. Siate attenti anche al linguaggio usato, ai termini, alla postura e alle domande che vi vengono poste: se non avete capito una domanda, chiedete di ripeterla.
10° Una volta finito il colloquio aspettate che si facciano sentire e se non dovesse accadere bisogna fare tesoro di quest'esperienza e cercare di capire dove è possibile migliorare, ricordando comunque che non per forza c'è stato un errore commesso ma che il mercato del lavoro è molto competitivo e dunque anche un ottimo colloquio di lavoro può essere oscurato da un candidato più preparato. Ma niente paura: acquisendo sempre più esperienza riuscirete a superare ogni tipo di colloquio, bisogna solo ricordarsi che ogni colloquio è utile, anche quelli che non riescono bene.
In bocca al lupo a tutti e per qualsiasi consiglio chiedete pure a Comunicazione Ordinaria.
1° Quando si riceve un appuntamento bisogna sempre essere onesti: se si ha già un impegno importante (parlo di matrimoni, battesimi e funerali, non di feste di compleanno) bisogna essere onesti e dirlo. Dall'altra parte del microfono c'è una persona che se vi ha selezionato tra tanti ha le sue ragioni, dunque dovrebbe essere disponibile a darvi un'altra data o un'altro orario per le selezioni.
2° Quando si è preso l'appuntamento per il colloquio di lavoro bisogna iniziare a "studiare" l'azienda e tentare di capire con chi si andrà a parlare. Guardate sul sito internet dell'azienda, leggetevi le notizie che la riguardano e se l'intervistatore vi dice nome e cognome, fate ricerche anche su di lui/lei. Arrivate al colloquio preparati perché una persona che è preparata mostra interesse e determinazione e acquisterà punteggio in fase di colloquio.
3° Arrivate al colloquio di lavoro un quarto d'ora prima del previsto: non accadrà mai che si è in anticipo rispetto alla tabella di marcia, però, perché rischiare? Arrivare prima è sinonimo di interesse e di rispetto per il lavoro altrui.
4° Arrivate al colloquio muniti di 2 copie del curriculum vitae e dei progetti che avete sviluppato. 2 copie perché molto spesso non sarete intervistati da una sola persona, ma da due o più. E se è il primo lavoro per cui venite chiamati? Nessun problema! L'importante è avere almeno 2 copie del curriculum così da dimostrare quanto siete attenti e previdenti.
5° Quando siete a casa e dovete decidere cosa indossare per il colloquio, pensateci bene. Se siete degli uomini, una camicia, un jeans e un paio di scarpe tra lo sportivo e l'elegante sono sempre apprezzate. Se siete delle donne un abbigliamento femminile ma non sexy e non da donna in carriera saranno una mossa vincente. Non c'è bisogno di una scollatura profonda per avere un lavoro e non bisogna essere comode con le scarpe basse, perché, che lo vogliate o meno, il look conta nel posto di lavoro. Proprio per questo coprire tatuaggi e togliere piercing vari sarebbe da preferirsi, non perché non siano belli, ma perché sono i datori di lavoro a scegliere voi, non il contrario e se al datore di lavoro non piacciono i tatuaggi, il problema è il vostro. Il lavoro, per fortuna, è anche estetica. Naturalmente è possibile trovare datori di lavoro che concedono tatuaggi, piercing e tinte appariscenti, ma fino a che non dovete essere assunti, mostrate cosa sapete fare e come siete, non chi siete. Per quello avrete tutto il tempo del mondo, una volta assunti.
6° L'educazione è apprezzata, la timidezza no. Per quanto sia una parte caratteriale estremamente personale, durante il colloquio di lavoro bisogna tentare di emergere, di essere al centro dell'attenzione, soprattutto quando si è in un colloquio di gruppo. Questo non vuol dire ostentare, essere arroganti o eccessivi ma dar voce alle vostre qualità e alle vostre competenze professionali ogni volta che occorre.
7° Ricordatevi di essere sinceri: se vi viene chiesto se conoscete l'inglese, l'informatica o altre competenze specifiche, rispondete il livello della vostra preparazione. Ad esempio, io conosco l'inglese e ho studiato anche in college in Inghilterra e in Irlanda, ma quando mi viene chiesto rispondo che sono a un livello C1, non dico di saperlo, perché non sono un madrelingua. Se non conoscete il vostro livello di inglese, di informatica o altro, ci sono molti test online che sapranno darvi una risposta.
8° Non chiedere mai del salario o del contratto: se neanche sapete se siete stati scelti, come potete chiederlo? I colloqui di lavoro funzionano così: l'azienda mette un annuncio, l'azienda sceglie dei candidati, seleziona i candidati, fa una proposta contrattuale e il candidato decide se accettarla o meno. Ecco perché il candidato non deve mai chiedere informazioni sul contratto o sul salario: verrà informato a tempo debito dal datore di lavoro una volta che verrà selezionato.
9° Siate attenti a ciò che accade nel mondo, siate informati e preparati: alle volte può succedere che si possa parlare di ciò che avviene oggi nel mondo. Siate attenti anche al linguaggio usato, ai termini, alla postura e alle domande che vi vengono poste: se non avete capito una domanda, chiedete di ripeterla.
10° Una volta finito il colloquio aspettate che si facciano sentire e se non dovesse accadere bisogna fare tesoro di quest'esperienza e cercare di capire dove è possibile migliorare, ricordando comunque che non per forza c'è stato un errore commesso ma che il mercato del lavoro è molto competitivo e dunque anche un ottimo colloquio di lavoro può essere oscurato da un candidato più preparato. Ma niente paura: acquisendo sempre più esperienza riuscirete a superare ogni tipo di colloquio, bisogna solo ricordarsi che ogni colloquio è utile, anche quelli che non riescono bene.
In bocca al lupo a tutti e per qualsiasi consiglio chiedete pure a Comunicazione Ordinaria.
martedì 8 marzo 2016
Perché l'8 marzo non mi convince
Lo ricordo come fosse ieri: il nuovo millennio era appena arrivato e la mia insegnante mi raccontò la storia dell'8 marzo, la fabbrica, il fuoco, il ricordo. Tutto molto commovente, tutto molto giusto. Però io con le giornate della memoria ho un problema: mi sanno un po' di contentino per placare le folle. Mi spiego meglio:
- il 1 Febbraio è la giornata della memoria della cultura dei nativi d'America
- il 27 Gennaio è la giornata della memoria per quanto riguarda la Shoah
- l'11 Settembre è la giornata della memoria in ricordo delle vittime del terrorismo americano
Stragi, episodi cruenti, morte, disperazione e tormento.
Abbiamo veramente bisogno di tutte queste cose per ricordare?
Mi spiego meglio:
- se non ci fossero queste giornate ricorderemmo lo stesso?
- perché alcune categorie hanno le loro giornate e altre no?
- i bambini morti nelle fabbriche durante l'età industriale non meritano una giornata del ricordo?
- e i medici, i giudici, gli infermieri e gli scrittori che hanno salvato vite e che hanno cambiato vite, loro non meritano di essere ricordati?
- e in fine, serve davvero il sangue sparso per ricordare?
Io non credo.
Credo che le donne come tutte le altre infinite categorie a cui rendere grazie, non necessitano di un fiore o di una giornata per essere ricordate e per essere ringraziate. Credo che invece bisognerebbe dirsi molto più semplicemente "Grazie" ogni volta che è necessario, bisognerebbe ricordare ogni giorno che passa e non quando qualcuno lo decide per noi.
Perché è bello avere delle giornate della memoria ma sono accadute così tante ingiustizie nella storia che ricordare una categoria piuttosto che un'altra mi sembra scorretto.
Dunque, come vuole la tradizione, faccio gli auguri alle donne del passato, a quelle del presente e a quelle che ci saranno nel nostro futuro. Faccio gli auguri al genere femminile e alla femminilità che fa del mondo un luogo più bello, del ricordo un momento più intenso e dell'amore delle storie dal sapore diverso. Faccio gli auguri a tutte, nessuna esclusa, ricordando però che la celebrazione delle donne non deve avvenire solo oggi, ma ogni giorno, con una porta lasciata aperta, con un posto lasciato libero, con un pensiero, un complimento e soprattutto con un bacio.
Auguri donne!
- il 1 Febbraio è la giornata della memoria della cultura dei nativi d'America
- il 27 Gennaio è la giornata della memoria per quanto riguarda la Shoah
- l'11 Settembre è la giornata della memoria in ricordo delle vittime del terrorismo americano
Stragi, episodi cruenti, morte, disperazione e tormento.
Abbiamo veramente bisogno di tutte queste cose per ricordare?
Mi spiego meglio:
- se non ci fossero queste giornate ricorderemmo lo stesso?
- perché alcune categorie hanno le loro giornate e altre no?
- i bambini morti nelle fabbriche durante l'età industriale non meritano una giornata del ricordo?
- e i medici, i giudici, gli infermieri e gli scrittori che hanno salvato vite e che hanno cambiato vite, loro non meritano di essere ricordati?
- e in fine, serve davvero il sangue sparso per ricordare?
Io non credo.
Credo che le donne come tutte le altre infinite categorie a cui rendere grazie, non necessitano di un fiore o di una giornata per essere ricordate e per essere ringraziate. Credo che invece bisognerebbe dirsi molto più semplicemente "Grazie" ogni volta che è necessario, bisognerebbe ricordare ogni giorno che passa e non quando qualcuno lo decide per noi.
Perché è bello avere delle giornate della memoria ma sono accadute così tante ingiustizie nella storia che ricordare una categoria piuttosto che un'altra mi sembra scorretto.
Dunque, come vuole la tradizione, faccio gli auguri alle donne del passato, a quelle del presente e a quelle che ci saranno nel nostro futuro. Faccio gli auguri al genere femminile e alla femminilità che fa del mondo un luogo più bello, del ricordo un momento più intenso e dell'amore delle storie dal sapore diverso. Faccio gli auguri a tutte, nessuna esclusa, ricordando però che la celebrazione delle donne non deve avvenire solo oggi, ma ogni giorno, con una porta lasciata aperta, con un posto lasciato libero, con un pensiero, un complimento e soprattutto con un bacio.
Auguri donne!
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