giovedì 21 aprile 2016

Il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto: il bicchiere non esiste

Solitamente siamo soliti dirci di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche nelle situazioni più disperate.
Io però ho pensato realmente che la questione non è vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, la questione non è guardare il tutto da un punto di vista positivo, il punto è che semplicemente non esiste nessun bicchiere e nessun pensiero positivo. Ci può essere un'attitudine, come quella che ho io, nel pensare che tutto accade per un motivo, dandosi così delle spiegazioni propositive ma non positive, perché essenzialmente se una situazione è di merda, si può essere positivi quando si vuole, sempre di merda resta.
A mio avviso bisogna invece prendere anche la parte negativa delle situazioni, anche ciò che non è andato, bisogna abbracciare il dolore e la difficoltà e accoglierla perché solo in quel caso sarà possibile godere di una vera gioia quando se ne presenterà l'occasione.

Credo nella fortuna, nel sudore.
Dunque credo anche nella sfortuna e nell'ozio.

Ogni cosa nella vita ha il suo opposto e bisogna saper abbracciare entrambi i lati degli opposti o non sarà mai possibile trovare il bello in quello che è davvero bello. E dico questo perché trovo gente perennemente annoiata dalla vita, senza entusiasmo, con un sorriso forzato, perché con questa storia del pensare positivo ci si sforza a essere contenti anche quando uno ha semplicemente bisogno di starsene un po' da solo a leccarsi le ferite o a farsi passare lo scazzo momentaneo.

Dunque pensiamo propositivi, perché a forza di pensare positivo sta diventando tutto dannatamente piatto.

lunedì 11 aprile 2016

Siamo tutti nella stessa barca: conversazioni telefoniche tra vite sentimentali a pezzi

Le divinità creatrici ci hanno dato il dono del linguaggio semplicemente perché prevedevano che prima o poi gli esseri umani avrebbero sviluppato una capacità innata nel mettersi nei casini e sapevano che se non avessero condiviso con gli altri i propri problemi, il mondo sarebbe stato popolato da esseri umani con un crollo nervoso a settimana. Fortunatamente invece godiamo del dono della parola, dello smartphone e delle grandi amicizie, quelle storiche, in cui due persone sono cresciute insieme e sanno così tante cose l'uno dell'altro che raccontarsi diventa istinto di sopravvivenza, non un piacevole passatempo. In questo caso ho il mio esercito personale di grandi amici, quelle poche ma perfette persone a cui raccontare ogni minimo e insulso dettaglio della mia incasinatissima vita e dell'ancor più incasinata vita sentimentale. Ci spalleggiamo, ci sosteniamo e sosteniamo anche l'economia dei gelati, della Nutella e della vodka. Questo è certo.
Ad ogni modo ultimamente la situazione è questa: a partire dal mio personalissimo vissuto, non c'è una storia che stia avendo un finale positivo. Praticamente il mio smartphone è pieno di registrazioni, messaggi e telefonate di ore in cui ci si lamenta di come stanno andando le cose in campo amoroso: ex che ritornano, storie senza un perché, scopamicizie travestite da storie importanti e scuse, lacrime, sesso e sentimenti non corrisposti. Un disastro senza precedenti. Roba che in playlist abbiamo Adele al primo posto.
Però è proprio questo che ci fa andare avanti: sapere che per quanto ci prendiamo colpe che non sono nostre, per quanto non ci piaccia ciò che vediamo allo specchio e per quanto il passato sembra non passare mai realmente, ci sono quelle persone che sono lì a confermarti che non sei l'unico disastrato, che siamo un club, una tribù, un gruppo di giovani vite a caccia di conferme che sembrano non arrivare mai. E l'unica conferma che abbiamo è che quando le cose vanno male, c'è sempre qualcuno che con un film, una bottiglia o una semplice chiacchierata, ti fa capire che siamo tutti terribilmente nella stessa barca.