Parlo spesso di essere e apparire e concludo sempre che l'essere è un valore aggiunto e che l'apparire sia un attributo importante ma non essenziale. Non ho mai spiegato però l'importanza di tale attributo in relazione a noi stessi e in relazione agli altri.
Vedete, certe giornate sono proprio pessime. Sono quei venerdì 13 non previsti dal calendario in cui tutto va storto e in cui il morale e l'autostima scende a terra. Fortunatamente non tutti i giorni sono così.
Io ho un mio metodo per risollevarmi quando le giornate sono nere: appaio. Si, avete capito bene: quando tutto sta andando giù ricordo a me stesso e agli altri che un fallimento non determinerà la mia sconfitta, che ho molto da dare e che un giorno lo dimostrerò.
La frase "Non devi dimostrare niente a nessuno" è una ruffianata. In primo luogo bisogna dimostrare a noi stessi quanto valiamo, quanto pesiamo nella società e nelle vite delle persone che ci circondano. Perché siamo anche nati da soli e moriremo anche da soli, ma nel frattempo siamo obbligati a comunicare e l'aspetto comunica qualcosa.
Non importa se abbia passato la notte a pormi domande e se abbia atteso l'alba con risposte minime in mano. Quello che faccio per riprendermi è iniziare con il dare una luce diversa alla mia immagine, guardarmi allo specchio e ricominciare l'organizzazione delle giornate e poi del futuro.
I libri non si giudicano dalla copertina ma sono le copertine quelle più ammalianti. E se il contenuto darà dimostrazione del fatto che si è letto un buon libro allora c'è da ringraziare solo l'aspetto.
Attenzione, noi non siamo libri, siamo persone e non voglio mica dire che bisogna preferire una forma fisica perfetta a un carattere, una sensazione e un'emozione. No, anzi, in primo luogo il fisico perfetto è per chi ne fa un lavoro o uno stile di vita, in secondo luogo perché il fisico perfetto se non contiene nulla al suo interno non è altro che una notte di sesso e "Non è il momento giusto per impegnarmi".
Dunque l'aspetto non dice nulla su chi siamo ma di certo porta nuove possibilità e poi non è un buon inizio ricominciare a sentirsi bene con noi stessi?
sabato 14 marzo 2015
lunedì 2 marzo 2015
Settimane con un nome e i peli di Dakota
Milano è un centro attivo, vivo e vivace.
Così attivo, così vivo, così vivace che organizza delle settimane particolari, settimane gemellate con altre compagne altrettanto caotiche e ordinate allo stesso tempo.
La settimana passata ha avuto una doppia celebrazione: i social media e la moda.
Nel primo caso comunicatori, uffici stampa, studenti e appassionati di quel mondo si sono riuniti nelle sale del Palazzo Reale per poter discutere di temi caldi che interessano gli esperti del settore. Si è parlato di tutto: dal lavoro inesistente, da quello esistente e si sono raccontate le esperienze di chi c'è riuscito, di chi è partito da poco e ne ha fatto uscire molto.
A mio parere sono state informazioni utili, se non tutte con un denominatore in comune: lavorare con i social media paga poco e toglie tanto tempo.
Naturalmente a me piacciono le cose più impossibili che probabili, ecco perché ho scelto questa carriera.
Nel secondo caso invece è stato impossibile non notare quanto la moda sia un richiamo sociale, uno specchio per le allodole che di base non entreranno mai a far parte del mondo delle feste su invito e delle scarpe da 4000 euro a paio. Ma nonostante questo Milano è stata invasa da look appariscenti e poco credibili, di tagli di capelli sbagliati, di eccessi ridicoli i cui protagonisti sono gli outsider, i sognatori, i credenti che la loro vita possa cambiare grazie ad un invito ad una di quelle feste.
Si, se i seguaci dei social media ambiscono a tanto sapendo di dover lavorare tanto, i seguaci della moda ambiscono ad un posto nella società che conta, o meglio, che nella loro testa conta perché non esistono società che contano, esistono lavori che pagano i tuoi sforzi, esiste la creatività e la passione e i riconoscimenti.
Il resto è copertina.
Infine devo chiarire il punto sul film 50 Sfumature di Grigio.
Allora sono uscito dalla sala con lo stesso sentimento provato con Harry Potter: i libri sono tutta un'altra cosa.
Dakota non assomiglia minimamente ad Anastasia, Jamie ha il doppiaggio di un adolescente alle prime armi con i porno.
Dakota non ci crede nessuno che a vent'anni non ti fai i peli sulle gambe, Jamie ha la moglie più comprensiva del globo.
Detto ciò la regia poteva elaborare molto meglio il film. Non si pone la giusta luce su problemi fondamentali che attanagliano i lettori:
1) perché lui non si fa toccare?
2) perché lei non scappa a gambe levate?
3) può la stanza Rossa delle torture essere invece un modo di amare?
Aspetto il secondo film per vedere come andrà, per ora il film è rimandato a settembre.
Così attivo, così vivo, così vivace che organizza delle settimane particolari, settimane gemellate con altre compagne altrettanto caotiche e ordinate allo stesso tempo.
La settimana passata ha avuto una doppia celebrazione: i social media e la moda.
Nel primo caso comunicatori, uffici stampa, studenti e appassionati di quel mondo si sono riuniti nelle sale del Palazzo Reale per poter discutere di temi caldi che interessano gli esperti del settore. Si è parlato di tutto: dal lavoro inesistente, da quello esistente e si sono raccontate le esperienze di chi c'è riuscito, di chi è partito da poco e ne ha fatto uscire molto.
A mio parere sono state informazioni utili, se non tutte con un denominatore in comune: lavorare con i social media paga poco e toglie tanto tempo.
Naturalmente a me piacciono le cose più impossibili che probabili, ecco perché ho scelto questa carriera.
Nel secondo caso invece è stato impossibile non notare quanto la moda sia un richiamo sociale, uno specchio per le allodole che di base non entreranno mai a far parte del mondo delle feste su invito e delle scarpe da 4000 euro a paio. Ma nonostante questo Milano è stata invasa da look appariscenti e poco credibili, di tagli di capelli sbagliati, di eccessi ridicoli i cui protagonisti sono gli outsider, i sognatori, i credenti che la loro vita possa cambiare grazie ad un invito ad una di quelle feste.
Si, se i seguaci dei social media ambiscono a tanto sapendo di dover lavorare tanto, i seguaci della moda ambiscono ad un posto nella società che conta, o meglio, che nella loro testa conta perché non esistono società che contano, esistono lavori che pagano i tuoi sforzi, esiste la creatività e la passione e i riconoscimenti.
Il resto è copertina.
Infine devo chiarire il punto sul film 50 Sfumature di Grigio.
Allora sono uscito dalla sala con lo stesso sentimento provato con Harry Potter: i libri sono tutta un'altra cosa.
Dakota non assomiglia minimamente ad Anastasia, Jamie ha il doppiaggio di un adolescente alle prime armi con i porno.
Dakota non ci crede nessuno che a vent'anni non ti fai i peli sulle gambe, Jamie ha la moglie più comprensiva del globo.
Detto ciò la regia poteva elaborare molto meglio il film. Non si pone la giusta luce su problemi fondamentali che attanagliano i lettori:
1) perché lui non si fa toccare?
2) perché lei non scappa a gambe levate?
3) può la stanza Rossa delle torture essere invece un modo di amare?
Aspetto il secondo film per vedere come andrà, per ora il film è rimandato a settembre.
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