sabato 24 gennaio 2015

Tutto il mondo è paese

Si viaggia per scoprire nuove culture, ridere dei modi di dire altrui e incuriosirsi perché il viaggiare non è altro che la curiosità di vedere come la tua vita possa essere fuori dalla routine. Per questo anche le vacanze estive non sono altro che delle fughe dalla realtà ma fughe necessarie per la sopravvivenza in questa civiltà.
Capita alle volte però che del viaggiare ci siano degli aspetti deludenti.
Ho iniziato una nuova università e ne sono rimasto affascinato sin dal primo giorno: tutto più ordinato e organizzato, modi più semplici di affrontare lo studio e stimoli che fino ad ora non avevo avuto nella mia vecchia università. E poi il corso che sto seguendo è molto dinamico e reale così ho tentato di assorbire più informazioni possibili su questo nuovo posto. 
Un bel giorno la magia è finita. Si, gli studenti scemi sono una setta che si trova in ogni parte del globo e devo dire che anche qui ce ne sono molti. 
Ma la cosa si aggrava quando sei in magistrale: si crede che nessuno più colorerà i quaderni invece di prendere appunti, che non ci sarà più il cretino di turno che farà la domanda più idiota del secolo al professore solo per farsi notare da un tipo che risponde pure imbarazzato alla domanda idiota e poi speri tanto che abbandonate le medie il saluto coreografato sia estinto.
E invece no: le ragazze continuano a usare i Giotto per sintetizzare e sottolineare i propri appunti, i secchioni fanno le loro domande sceme e i ragazzi si salutano con colpi di tacco e versi da elefante.
Si, tutto il mondo è paese, soprattutto in ambito universitario.

Universitari di tutto il pianeta Terra,
penne nere, domande intelligenti (il silenzio è sempre una buona scelta) e saluti da persone che in un breve futuro avranno un IBAN in cui verrà versato mensilmente uno stipendio.

Lo stato ve lo chiede.
L'Italia ve lo chiede.
I miei nervi ve lo supplicano.

lunedì 19 gennaio 2015

Un luogo chiamato casa

Ciao a tutti,
agli amici di Maria, a quelli di Giuseppe e a quelli che stanno ancora digerendo i pasti natalizi.
Come tutti sapete, anzi ne approfitto per scusarmi con chi ho tediato, sono a Milano, circa 700 chilometri dalla mia famiglia, dai miei amici, dai miei cani, dal mio letto e dal mio bagno.
Si, nuova vita, nuove regole tra cui quella che di base regole non ce ne sono, c'è solo la coscienza che se non ti rimbocchi le maniche finisci in mezzo ad una strada.
Detto ciò nonostante i momenti alla "C'è posta per te" queste due settimane sono andate tendenzialmente bene. Ci sono stati gli intoppi, quelli che alcuni definiscono "normali" mentre io definisco solamente "qualcuno mi sta mandando le maledizioni". Ma non fa nulla. Si cade e ci si rialza: di base è quello che continuo a fare da un paio d'anni a questa parte.
E Milano è bella e balla pure, soprattutto perché Milano è grande quanto uno sgabuzzino con le sue quattro metro e in suoi infiniti mezzi di trasporto.
E Milano non ha solo il Duomo o la Scala, Milano ha i parchi, le opere d'arte e le discoteche in cui prima dell'una paghi solo un euro l'entrata.
Insomma Milano è il nipote ipertecnologico che rompe i coglioni alla nonna Roma che non sa usare lo smartphone. E la nonna Roma è bella, è saggia ed è immensa ma ultimamente è veramente ritardata.
Ora qui la vita proprio facile non è sopratutto quando sei tu quello che si deve mettere a far quadrare i conti, a decidere cosa mangiare e a fare "il grande" quando io grande non mi sono mai sentito, anzi, preferirei di gran lunga guardare ancora i cartoni alle 16 ma per quell'ora si ha sempre qualcosa da fare. E la vita non è facile soprattutto perché mancano gli affetti più grandi e le piccole cose come "fai lo squillo a papà per vedere se sta tornando" o il "stasera chi siamo? che facciamo? dove andiamo?" e poi alla fine si è sempre le stesse persone con gli stessi blocchi mentali come "io la macchina non la prendo".
Gli affetti mancano e temo il giorno dell'arrivo delle prime bollette ma quando la vita non è proprio facile è possibile renderla tale godendo di nuove piccole cose:

  • la vista del Duomo e delle Parche di Piazza Frattini
  • l'anonimato 
  • camminare di notte e sentirsi sicuro
  • essere soddisfatti quando qualcosa va perché vuol dire che ce la sto facendo (piano, piano eh!)
  • guardare le stelle dal mio attico milanese e goderne pensando che l'ultima volta che le avrei viste sarebbe stato e casa e che le luci soffocanti di Milano avrebbero chiuso la volta celeste
Che poi il cambiamento è bello ed è bello vedere quanto siamo circondati da stereotipi malati e questo fa bene perché ingrandisce lo sguardo, amplia i gradi e ossigena il cervello che a forza di stare sempre nello stesso posto inizia a comprimere il suo potenziale. 
Tutto questo per dirvi che sto bene, che sono allegro ma comunque bipolare e che comunque la mancanza è sopravvalutata: quando alcuni ricordi sono così potenti da sembrare reali e recenti, il collegamento con le anime ad esso associate non perisce ma acquista profondità e vitalità. Perché in fondo la casa è un qualcosa di interno, non un qualcosa di fisico, è una sensazione di calore che può essere evocata anche tramite il ricordo e io ne ho tanti perché a 700 chilometri di distanza ho tante persone a cui penso e molto spesso ho un colpo al cuore ma poi mi riprendo pensando che alla fine non sono in guerra.

Tornerò a scrivere. Più che una promessa è una minaccia.